LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rinuncia al ricorso in Cassazione: estinzione

Una società cooperativa ha presentato rinuncia al ricorso per Cassazione avverso una sentenza di Corte d’Appello. La controparte ha accettato tale rinuncia. Di conseguenza, la Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, sottolineando che, data l’accettazione, non era necessario decidere sulla ripartizione delle spese legali. La decisione si basa sull’applicazione degli articoli 390 e 391 del Codice di Procedura Civile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 agosto 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al ricorso in Cassazione: Guida all’estinzione del giudizio

La rinuncia al ricorso rappresenta un istituto fondamentale del diritto processuale civile, che consente di porre fine a una controversia in modo efficiente e consensuale. Questo strumento si rivela particolarmente utile quando le parti, dopo aver intrapreso un percorso giudiziario, raggiungono un accordo o quando una di esse valuta che non sia più strategico proseguire l’azione legale. Un recente decreto della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come opera questo meccanismo, illustrando le conseguenze procedurali, in particolare l’estinzione del giudizio e la gestione delle spese legali.

I Fatti del Caso: Una Controversia tra Cooperative

La vicenda processuale trae origine da una controversia tra due società cooperative. Una delle due, insoddisfatta della decisione emessa dalla Corte d’Appello, aveva proposto ricorso per Cassazione. Tuttavia, in una fase successiva, la stessa società ricorrente ha cambiato strategia, decidendo di presentare un atto formale di rinuncia al ricorso.

L’elemento chiave che ha determinato l’esito del procedimento è stata la reazione della controparte. La società controricorrente, anziché opporsi o rimanere inerte, ha formalmente accettato la rinuncia presentata dall’avversario. Questo atto di accettazione ha spianato la strada per una rapida conclusione del giudizio.

La Decisione della Corte e la rinuncia al ricorso

Preso atto della rinuncia della parte ricorrente e della contestuale accettazione della parte controricorrente, la Corte di Cassazione ha emesso un decreto con cui ha dichiarato l’estinzione del giudizio. È importante sottolineare che tale provvedimento non entra nel merito della questione originaria, ma si limita a certificare la fine del processo a seguito della volontà concorde delle parti di non proseguirlo. La sentenza della Corte d’Appello, oggetto del ricorso, è così diventata definitiva.

Nessuna Decisione sulle Spese Legali

Un aspetto cruciale del decreto riguarda le spese legali. La Corte ha stabilito che “nulla va statuito sulle spese”. Questa decisione, che a prima vista potrebbe sorprendere, è una diretta conseguenza dell’accettazione della rinuncia da parte della controricorrente. In assenza di tale accettazione, la regola generale prevederebbe la condanna del rinunciante al pagamento delle spese. L’accettazione, invece, modifica questo scenario, implicando spesso un accordo extragiudiziale tra le parti che regola anche l’aspetto economico.

Le Motivazioni: L’applicazione degli articoli 390 e 391 c.p.c.

La decisione della Suprema Corte si fonda su una rigorosa applicazione del Codice di Procedura Civile. In particolare, il decreto fa riferimento agli articoli 390 e 391 c.p.c.

L’articolo 390 c.p.c. disciplina le modalità con cui la rinuncia al ricorso deve essere effettuata, richiedendo un atto formale notificato alle altre parti o una dichiarazione resa in udienza. L’articolo 391 c.p.c., come modificato dalla Legge n. 197 del 2016, stabilisce le conseguenze della rinuncia. Prevede che, se la controparte accetta la rinuncia, il giudice dichiara l’estinzione del processo con un semplice decreto, senza disporre sulle spese. Questa semplificazione procedurale, introdotta con la riforma, mira a rendere più celere la definizione dei giudizi in cui le parti hanno trovato un’intesa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della rinuncia al ricorso

Il decreto in esame evidenzia l’importanza strategica della rinuncia al ricorso come strumento per la gestione efficiente del contenzioso. Per le parti, questa opzione consente di chiudere definitivamente una lite, evitando i costi e le incertezze di un giudizio di legittimità. La sentenza impugnata diventa inattaccabile, fornendo certezza giuridica.

Dal punto di vista economico, l’accettazione della rinuncia è fondamentale. Evita una condanna automatica alle spese per il rinunciante e suggerisce l’esistenza di un accordo complessivo che ha soddisfatto gli interessi di entrambe le parti. Per gli avvocati, conoscere a fondo questo meccanismo è essenziale per consigliare al meglio i propri clienti, proponendo soluzioni che possano portare a una risoluzione concordata e vantaggiosa del conflitto, anche nell’ultimo grado di giudizio.

Cosa succede quando la parte che ha presentato un ricorso in Cassazione decide di ritirarlo e la controparte accetta?
Il giudizio di Cassazione si estingue, ovvero si conclude senza una decisione nel merito della questione. Il provvedimento impugnato diventa quindi definitivo.

Perché la Corte non ha deciso sulla ripartizione delle spese legali in questo caso?
Poiché la parte controricorrente ha formalmente accettato la rinuncia al ricorso, la legge (art. 391 c.p.c.) prevede che non si debba decidere sulle spese, che restano a carico di chi le ha sostenute, salvo diverso accordo tra le parti.

Quali sono i riferimenti normativi che disciplinano l’estinzione del giudizio per rinuncia al ricorso?
La procedura è regolata principalmente dagli articoli 390 e 391 del Codice di Procedura Civile, quest’ultimo come modificato dalla Legge n. 197 del 2016, che ha semplificato il processo di estinzione in caso di accordo tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati