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Rinuncia al ricorso: estinzione del giudizio

Una cittadina, dopo aver impugnato una sentenza della Corte d’Appello, ha deciso di procedere con la rinuncia al ricorso in Cassazione. La comunità religiosa controparte ha accettato la rinuncia. La Suprema Corte, applicando l’art. 391 c.p.c., ha dichiarato estinto il giudizio, senza pronunciarsi sulle spese processuali data l’accettazione della rinuncia.

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Pubblicato il 22 agosto 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

La Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Quando il Processo si Ferma

Nel complesso iter della giustizia, esistono meccanismi che consentono di interrompere un procedimento legale prima che si giunga a una decisione nel merito. Uno di questi è la rinuncia al ricorso, un atto che, se accettato dalla controparte, determina l’estinzione del giudizio. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce gli effetti diretti di questa scelta procedurale, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle spese legali.

Il Contesto del Caso: Dal Ricorso alla Rinuncia

La vicenda processuale trae origine dall’impugnazione di una sentenza della Corte d’Appello da parte di una cittadina contro una comunità religiosa. La ricorrente aveva sollevato diverse censure di natura sia procedurale che sostanziale, contestando la decisione di secondo grado. Il caso era quindi approdato dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione per la valutazione dei motivi di ricorso.

Tuttavia, prima che i giudici potessero esaminare il merito delle questioni sollevate, si è verificato un evento decisivo: la ricorrente ha depositato telematicamente un atto formale di rinuncia al proprio ricorso. A sua volta, la comunità religiosa controricorrente ha depositato un atto di accettazione di tale rinuncia, concordando sulla compensazione totale delle spese.

L’Effetto della Rinuncia al Ricorso Accettata

Di fronte a questa situazione, la Corte di Cassazione non è entrata nel vivo della disputa. La presentazione della rinuncia e la successiva accettazione da parte della controparte hanno spostato l’attenzione su un piano puramente procedurale. L’atto di rinuncia, infatti, è un’espressione della volontà della parte di non voler più proseguire con l’azione legale intrapresa. Quando l’altra parte accetta questa volontà, il presupposto stesso per la continuazione del processo viene meno.

La conseguenza giuridica principale, come stabilito dalla Corte, è l’estinzione del giudizio di cassazione. Questo significa che il processo si chiude definitivamente senza che venga emessa una pronuncia sui motivi di ricorso. La sentenza impugnata diventa così definitiva e non più contestabile.

La Disciplina delle Spese Processuali

Un aspetto cruciale in questi casi riguarda la gestione delle spese legali. Chi paga i costi del giudizio quando questo si estingue per rinuncia? La legge fornisce una risposta chiara. Se la rinuncia viene accettata dalla controparte (come avvenuto nel caso di specie), il giudice non deve provvedere alla liquidazione delle spese. Le parti, infatti, possono accordarsi autonomamente su questo punto, come spesso accade con la formula della ‘compensazione totale delle spese’, che implica che ogni parte si faccia carico delle proprie.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Suprema Corte si fonda sull’applicazione diretta dell’articolo 391 del Codice di procedura civile. Questa norma disciplina in modo specifico il procedimento in caso di rinuncia al ricorso per cassazione. Il Collegio ha rilevato due elementi fondamentali: il deposito dell’atto di rinuncia da parte della ricorrente e il successivo deposito dell’atto di accettazione da parte della controricorrente. La presenza congiunta di questi due atti impone al giudice di dichiarare l’estinzione del processo. Inoltre, il quarto comma del medesimo articolo stabilisce che, in caso di accettazione della rinuncia, non si debba provvedere sulle spese. La Corte ha quindi agito in stretta conformità con il dettato normativo, limitandosi a prendere atto della volontà delle parti e a dichiarare formalmente la chiusura del giudizio.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica sull’istituto della rinuncia al ricorso. Dimostra come la volontà delle parti possa determinare la sorte di un processo, anche nell’ultimo grado di giudizio. La scelta di rinunciare a un ricorso può derivare da molteplici valutazioni, come un’analisi costi-benefici o il raggiungimento di un accordo stragiudiziale. L’accettazione della rinuncia da parte della controparte è fondamentale per evitare una condanna alle spese, rendendo l’estinzione del giudizio una soluzione concordata che pone fine alla lite in modo definitivo e senza ulteriori strascichi economici legati al procedimento.

Cosa succede se una parte decide di fare una rinuncia al ricorso in Cassazione?
Se una parte presenta una rinuncia al ricorso, il giudizio di cassazione può essere dichiarato estinto, ponendo fine al processo senza una decisione nel merito.

Se la controparte accetta la rinuncia al ricorso, chi paga le spese processuali?
Secondo l’articolo 391, quarto comma, del codice di procedura civile, se la rinuncia è accettata dalla controparte, la Corte non provvede alla liquidazione delle spese processuali, che di solito vengono compensate tra le parti.

La Corte di Cassazione decide nel merito della questione se il ricorso viene ritirato?
No. Come evidenziato nel provvedimento, a fronte di una rinuncia al ricorso accettata dalla controparte, la Corte dichiara estinto il giudizio e non esamina i motivi di ricorso né si pronuncia sul merito della controversia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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