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Rinuncia al ricorso: estinzione del giudizio

Un’ordinanza della Corte di Cassazione analizza gli effetti della rinuncia al ricorso. Nel caso specifico, un imprenditore aveva impugnato un decreto di un tribunale. Successivamente, ha formalizzato la rinuncia al ricorso, che è stata accettata dalla controparte, una società in fallimento. La Corte, prendendo atto dell’accordo, ha dichiarato l’estinzione del giudizio di cassazione, senza pronunciarsi sulla condanna alle spese legali, conformemente a quanto previsto dal codice di procedura civile.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Quando il Processo si Estingue

La rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento processuale decisivo che consente di porre fine a una controversia legale prima che si giunga a una sentenza definitiva. Con la recente Ordinanza n. 4208/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito le conseguenze dirette di tale atto, in particolare quando vi è l’adesione della controparte. Questo meccanismo non solo conclude il giudizio ma incide anche sulla regolamentazione delle spese legali, offrendo una via d’uscita concordata dal contenzioso.

Il Caso: Dalla Controversia all’Accordo Processuale

La vicenda trae origine dall’impugnazione, da parte di un imprenditore, di un decreto emesso dal Tribunale di Como. L’imprenditore aveva presentato ricorso in Cassazione contro una società concessionaria di autoveicoli, all’epoca in procedura fallimentare. Il giudizio sembrava destinato a seguire il suo corso ordinario, con la discussione delle tesi contrapposte dinanzi alla Suprema Corte.

Tuttavia, prima della camera di consiglio fissata per la decisione, si è verificato un evento che ha cambiato radicalmente le sorti del processo. Il ricorrente, con un atto formale, ha dichiarato di voler rinunciare al proprio ricorso.

L’Impatto della Rinuncia al Ricorso Accettata

L’elemento chiave della vicenda è che la rinuncia al ricorso non è stata un’azione unilaterale. La società controricorrente, venuta a conoscenza della decisione dell’imprenditore, ha formalmente accettato la rinuncia. Questo consenso tra le parti è fondamentale perché trasforma un atto unilaterale in un vero e proprio accordo processuale che sancisce la fine della lite.

L’accettazione della rinuncia da parte del convenuto (controricorrente) consolida la volontà di entrambe le parti di non proseguire con il giudizio, spianando la strada per una declaratoria di estinzione da parte del giudice.

La Decisione della Corte di Cassazione

Preso atto della rinuncia del ricorrente e della conseguente accettazione della controparte, la Corte di Cassazione ha agito in conformità con le norme procedurali. Durante la camera di consiglio del 16 gennaio 2024, i giudici hanno semplicemente constatato il venir meno dell’oggetto del contendere.

Di conseguenza, la Corte ha emesso un’ordinanza con cui ha dichiarato formalmente “l’estinzione del giudizio di cassazione”. In pratica, il processo si è concluso senza che i giudici entrassero nel merito della questione sollevata dal ricorso originario.

Le Motivazioni

La motivazione alla base della decisione della Suprema Corte è lineare e si fonda sull’applicazione dell’articolo 391 del Codice di Procedura Civile. Questa norma disciplina specificamente gli effetti della rinuncia nel giudizio di Cassazione. Il provvedimento chiarisce che la rinuncia, se accettata dalle altre parti, comporta l’estinzione del processo. Un aspetto di grande rilevanza pratica, anch’esso discendente dalla medesima norma, riguarda la regolamentazione delle spese legali. A fronte dell’adesione di tutte le parti, la Corte ha specificato che “la condanna alle spese non è pronunciata”. Ciò significa che, in virtù dell’accordo raggiunto, ciascuna parte si fa carico delle proprie spese legali sostenute fino a quel momento, senza che vi sia una condanna a carico del rinunciante.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio delle implicazioni pratiche della rinuncia al ricorso. Questo strumento non è solo una modalità per interrompere un’azione legale, ma, se gestito attraverso l’accordo con la controparte, diventa un modo efficiente per chiudere una controversia in modo definitivo e prevedibile. La principale conseguenza è l’estinzione del giudizio, che impedisce una pronuncia sul merito, e, non meno importante, la neutralizzazione della questione delle spese legali. Per le parti coinvolte, ciò si traduce in un risparmio di tempo e risorse, evitando l’incertezza e i costi associati a un’ulteriore fase processuale.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
Se la parte che ha presentato il ricorso vi rinuncia e le altre parti costituite accettano tale rinuncia, il giudizio di cassazione si estingue, ovvero si conclude definitivamente senza una decisione nel merito della questione.

Chi paga le spese legali in caso di rinuncia al ricorso accettata?
Secondo l’ordinanza, che applica l’art. 391 del codice di procedura civile, quando la rinuncia è accettata dalle controparti, la Corte non emette una condanna al pagamento delle spese legali. Ciascuna parte, quindi, sostiene i propri costi.

È sempre necessaria l’accettazione della controparte perché la rinuncia sia efficace?
Il provvedimento evidenzia che il controricorrente ha accettato la rinuncia. Questo accordo è cruciale per ottenere l’effetto specifico previsto dall’art. 391 c.p.c., ossia l’estinzione del processo senza una pronuncia sulle spese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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