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Rinuncia al ricorso: estinzione del giudizio

Un professionista aveva impugnato una sanzione di un’autorità di vigilanza. In Cassazione, ha presentato una rinuncia al ricorso, accettata dalla controparte. La Corte Suprema ha dichiarato l’estinzione del giudizio, senza condanna alle spese né al raddoppio del contributo unificato, chiarendo le conseguenze procedurali di tale atto.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al ricorso in Cassazione: Analisi e Conseguenze

La rinuncia al ricorso rappresenta un istituto fondamentale del diritto processuale civile, che consente a una parte di porre fine a un giudizio di impugnazione da essa stessa avviato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo esemplare le conseguenze di tale atto, in particolare per quanto riguarda le spese legali e il raddoppio del contributo unificato. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione per comprenderne la portata pratica.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dall’impugnazione di una sanzione amministrativa emessa da un’Autorità nazionale di vigilanza sui mercati finanziari nei confronti di un professionista. Quest’ultimo si era opposto alla sanzione, ottenendo un parziale accoglimento in Corte d’Appello, che aveva ridotto l’importo della sanzione. Non pienamente soddisfatto, il professionista aveva deciso di proseguire la battaglia legale presentando ricorso per Cassazione. Tuttavia, in una fase successiva del procedimento, egli ha depositato un atto formale di rinuncia al ricorso, a cui l’Autorità di vigilanza ha prontamente aderito.

Gli Effetti della Rinuncia al Ricorso

Di fronte alla rinuncia del ricorrente e all’accettazione della controricorrente, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che prendere atto della volontà delle parti di non proseguire il contenzioso. L’ordinanza in esame sottolinea come gli atti depositati – la rinuncia firmata dal ricorrente e dal suo difensore e l’accettazione sottoscritta dalla controparte – rispettassero pienamente i requisiti formali previsti dalla legge.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Suprema Corte si fonda su precise disposizioni del Codice di Procedura Civile. In primo luogo, l’articolo 390 c.p.c. disciplina la facoltà della parte di rinunciare al ricorso. Successivamente, l’articolo 391 c.p.c. stabilisce che, in caso di rinuncia, la Corte dichiari l’estinzione del processo. Questa è la conseguenza diretta e inevitabile della volontà espressa dalle parti.

Un punto cruciale affrontato dalla Corte riguarda le spese di giudizio. Poiché la controparte ha aderito alla rinuncia, non vi è luogo a una pronuncia sulle spese. In sostanza, ciascuna parte si fa carico delle proprie. Un altro aspetto di grande rilevanza pratica è quello relativo al cosiddetto ‘raddoppio del contributo unificato’. La legge (d.P.R. 115/2002) prevede che la parte impugnante, se sconfitta, debba versare un ulteriore importo pari a quello già pagato all’inizio del giudizio. La Corte, richiamando un suo precedente orientamento (Cass. n. 19560 del 2015), ha chiarito che tale obbligo non si applica in caso di estinzione del giudizio. La norma, infatti, sanziona la parte ‘non vittoriosa’ a seguito di una decisione di rigetto o inammissibilità, non la parte che rinuncia all’impugnazione. La declaratoria di estinzione, dunque, esclude l’applicabilità di questa sanzione processuale.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio procedurale di notevole importanza: la rinuncia al ricorso, se accettata, porta all’estinzione del giudizio. Questa scelta processuale ha implicazioni precise: preclude una decisione sul merito della questione e, in caso di adesione della controparte, neutralizza la condanna alle spese. Inoltre, e questo è un aspetto fondamentale per chi valuta l’opportunità di una rinuncia, essa evita l’onere aggiuntivo del raddoppio del contributo unificato. La decisione fornisce quindi una chiara guida sulle conseguenze economiche e procedurali di questo atto, offrendo alle parti uno strumento per chiudere un contenzioso in modo definito e con costi prevedibili.

Cosa succede se un ricorrente decide di rinunciare al suo ricorso in Cassazione?
Se la parte che ha avviato il ricorso deposita un atto formale di rinuncia e la controparte lo accetta, il giudizio si estingue. La Corte di Cassazione non entra nel merito della questione ma si limita a dichiarare la fine del processo.

In caso di rinuncia al ricorso, chi paga le spese legali?
Se la parte controricorrente accetta la rinuncia, come avvenuto in questo caso, la Corte non emette una pronuncia sulle spese. Ciò significa che, di norma, ogni parte sostiene i costi dei propri avvocati e le spese sostenute.

La rinuncia al ricorso comporta il pagamento del doppio contributo unificato?
No. La Corte ha specificato che l’obbligo di versare un ulteriore importo pari al contributo unificato già pagato si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, ma non quando il giudizio viene dichiarato estinto per rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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