Rinuncia al Ricorso: Quando un Processo si Estingue in Cassazione
L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un procedimento giudiziario possa concludersi prima di arrivare a una sentenza di merito. La vicenda ruota attorno all’istituto della rinuncia al ricorso, uno strumento processuale che permette alle parti di porre fine a una controversia in modo consensuale, anche nell’ultimo grado di giudizio. Analizziamo come la Corte di Cassazione ha applicato la normativa vigente per dichiarare l’estinzione del giudizio.
I Fatti di Causa
Il caso ha origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione per impugnare una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli. Una parte, insoddisfatta della decisione di secondo grado, aveva deciso di proseguire la battaglia legale. La controparte si era costituita in giudizio per resistere al ricorso.
Tuttavia, prima che si tenesse l’udienza per la discussione del caso, si è verificato un colpo di scena procedurale: la parte ricorrente ha depositato un atto formale di rinuncia al proprio ricorso. Questo atto è stato seguito dall’adesione della controparte, che ha accettato la rinuncia.
La Decisione della Corte di Cassazione e la rinuncia al ricorso
Di fronte a questa situazione, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che prendere atto della volontà concorde delle parti di porre fine alla lite. I giudici hanno verificato che la rinuncia fosse stata presentata secondo le modalità previste dalla legge, definendola “rituale” e “soddisfacente le condizioni poste dall’art. 390 c.p.c.”.
Di conseguenza, la Corte ha dichiarato ufficialmente l’estinzione del giudizio di cassazione. Questo significa che il processo è terminato senza che i giudici si siano pronunciati sul merito delle questioni sollevate nel ricorso. La sentenza della Corte d’Appello, pertanto, è diventata definitiva.
Le Motivazioni: L’Applicazione degli Artt. 390 e 391 c.p.c.
La decisione della Suprema Corte si fonda su una precisa base normativa. L’articolo 390 del codice di procedura civile disciplina espressamente la possibilità per il ricorrente di rinunciare al proprio atto di impugnazione. Affinché la rinuncia sia efficace e porti all’estinzione del giudizio, è necessario che vi sia l’accettazione della controparte, qualora questa si sia già costituita in giudizio.
Un aspetto di grande rilevanza pratica, affrontato nell’ordinanza, riguarda le spese legali. La Corte ha applicato l’articolo 391, comma 4, del c.p.c., il quale stabilisce che, in caso di estinzione del giudizio per rinuncia, non si debba provvedere alla liquidazione delle spese. In altre parole, la Corte non condanna nessuna delle due parti a pagare i costi legali dell’altra. Questo principio favorisce la risoluzione consensuale delle liti, evitando di gravare ulteriormente sulle parti che decidono di non proseguire il contenzioso.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Rinuncia al Ricorso
L’ordinanza analizzata mette in luce l’importanza della rinuncia al ricorso come strumento deflattivo del contenzioso. Permette alle parti di interrompere un processo lungo e costoso in modo certo e definitivo. La regola sulla mancata pronuncia sulle spese, prevista in caso di rinuncia accettata, rappresenta un incentivo significativo, poiché elimina il rischio di una condanna al pagamento delle spese legali della controparte. Questa scelta processuale si rivela strategica quando, per varie ragioni, le parti ritengono più conveniente porre fine alla disputa piuttosto che attendere una decisione finale dall’esito incerto.
Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
Se la rinuncia viene formalizzata correttamente e accettata dalla controparte, la Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio, ponendo fine al processo senza una decisione nel merito.
Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per rinuncia?
In base all’art. 391, comma 4, c.p.c., la Corte non emette una pronuncia sulle spese. Ciascuna parte, quindi, sostiene i propri costi legali, salvo diversi accordi tra di loro.
L’accettazione della controparte è sempre necessaria per la rinuncia?
Sì, secondo quanto emerge dall’ordinanza, l’adesione della controparte è una condizione necessaria affinché la rinuncia sia considerata rituale e possa produrre l’effetto dell’estinzione del giudizio.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Civile Sez. 3 Num. 7244 Anno 2025
Civile Ord. Sez. 3 Num. 7244 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data pubblicazione: 18/03/2025
ORDINANZA
sul ricorso iscritto al n. 27288/2021 R.G. proposto da :
COGNOME, domiciliato ex lege in ROMA, INDIRIZZO presso la CANCELLERIA della CORTE di CASSAZIONE, rappresentato e difeso dall’avvocato COGNOME;
-ricorrente-
contro
COGNOME elettivamente domiciliato in ROMA INDIRIZZO presso lo studio dell’avvocato COGNOME rappresentato e difeso dall’avvocato COGNOME
-controricorrente-
Avverso la SENTENZA della CORTE D’APPELLO di NAPOLI n. 3302/2021 depositata il 13/09/2021.
Udita la relazione svolta nella camera di consiglio del 29/11/2024 dalla Consigliera NOME COGNOME
Rilevato che:
Il sig. NOME COGNOME propone ricorso per cassazione avverso la sentenza resa dalla Corte di Appello di Napoli n. 3302/2021.
Il sig. NOME COGNOME resiste con controricorso.
Considerato che:
Va pregiudizialmente osservato che anteriormente a ll’udienza il ricorrente principale ha depositato atto di rinuncia al ricorso, cui ha aderito controparte.
Trattasi di rinuncia rituale, soddisfacente le condizioni poste dall’art. 390 c.p.c. , dovendo pertanto dichiararsi il giudizio di cassazione estinto per rinunzia.
Ex art. 391, 4° co., c.p.c. non è a farsi luogo a pronunzia in ordine alle spese del giudizio di legittimità.
P.Q.M.
L a Corte dichiara il giudizio di cassazione estinto per rinunzia.
Così deciso in Roma, nella camera di consiglio della Sezione Terza