Rinuncia al ricorso: quando il processo si conclude prima della sentenza
La rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento processuale fondamentale che consente alle parti di porre fine a una controversia in modo consensuale, anche quando questa è giunta al massimo grado di giudizio, la Corte di Cassazione. Un’ordinanza recente illustra chiaramente le conseguenze di tale atto, evidenziando come l’accordo tra le parti possa portare all’estinzione del giudizio, con importanti implicazioni anche sulle spese legali. Analizziamo insieme questo caso per comprendere meglio il meccanismo e i suoi effetti pratici.
I fatti di causa
La vicenda trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli. Le parti ricorrenti avevano impugnato la decisione di secondo grado, dando avvio al giudizio di legittimità. Tuttavia, nel corso del processo, si è verificato un evento significativo: le parti che avevano promosso il giudizio hanno deciso di fare un passo indietro, manifestando formalmente la loro volontà di non proseguire con l’azione legale.
La decisione della Corte di Cassazione e l’impatto della rinuncia al ricorso
Di fronte a questa manifestazione di volontà, la Corte di Cassazione ha preso atto della situazione. La rinuncia al ricorso è stata formalizzata secondo le regole procedurali e, aspetto cruciale, è stata espressamente accettata dalle controparti, i cosiddetti controricorrenti. Anche il Pubblico Ministero, nella sua veste di rappresentante della legge, ha concluso chiedendo che venisse dichiarata l’estinzione del giudizio.
La Corte, accogliendo le richieste conformi delle parti e del PM, ha emesso un’ordinanza con cui ha dichiarato formalmente estinto il giudizio. Questa decisione ha avuto l’effetto di chiudere definitivamente la controversia a livello di Cassazione, senza che i giudici entrassero nel merito delle questioni sollevate nel ricorso originario.
Le motivazioni
La motivazione alla base della decisione della Corte è lineare e fondata sui principi del diritto processuale. L’estinzione del giudizio è la conseguenza diretta della rinuncia al ricorso presentata dai ricorrenti. L’atto di rinuncia, per sua natura, priva il processo del suo oggetto, ovvero la richiesta di una pronuncia giurisdizionale.
Un elemento di particolare importanza, sottolineato nell’ordinanza, è l’accettazione della rinuncia da parte dei controricorrenti. Questo consenso reciproco non solo rafforza la volontà di porre fine alla lite, ma ha anche una conseguenza diretta sulla gestione delle spese legali. La Corte, infatti, specifica che, data l’intervenuta accettazione, non è necessario provvedere alla liquidazione delle spese. Ciò implica che le parti hanno verosimilmente trovato un accordo privato in merito o che ciascuna parte ha deciso di farsi carico delle proprie spese.
Le conclusioni
L’ordinanza in esame offre una chiara lezione sulla gestione e sulla conclusione delle controversie legali. Dimostra che il processo non è un percorso rigido e ineluttabile verso una sentenza, ma uno strumento a disposizione delle parti, che possono decidere di interromperlo qualora venga meno l’interesse a proseguire. La rinuncia al ricorso, specialmente se accettata dalla controparte, costituisce una via d’uscita efficiente dal contenzioso, permettendo di evitare ulteriori lungaggini e costi. La decisione di non provvedere sulle spese, in caso di accettazione, incentiva inoltre le parti a trovare soluzioni concordate, promuovendo un approccio deflattivo e collaborativo alla risoluzione delle liti.
Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
Se la rinuncia è formalmente valida, la Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio, ponendo fine al processo in quella sede senza una decisione nel merito.
È sempre necessaria l’accettazione della controparte per la rinuncia?
L’ordinanza evidenzia che l’accettazione da parte dei controricorrenti è un elemento rilevante, in particolare per la decisione sulle spese legali. L’accordo tra le parti semplifica e definisce la chiusura del procedimento.
Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per rinuncia al ricorso?
Nel caso specifico, dato che i controricorrenti hanno accettato la rinuncia, la Corte ha stabilito che non era necessario provvedere sulle spese. Questo suggerisce che le parti si sono accordate autonomamente o che ciascuna sostiene i propri costi.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Civile Sez. 2 Num. 23791 Anno 2025
Civile Ord. Sez. 2 Num. 23791 Anno 2025
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data pubblicazione: 23/08/2025
ORDINANZA
sul ricorso iscritto al n. 29961/2019 R.G. proposto da:
COGNOME ANNUNZIATA e COGNOME rappresentate e difese dall’avvocato COGNOME con domicilio digitale in atti.
-RICORRENTI- contro
COGNOME NOME COGNOME NOMECOGNOME NOMECOGNOME rappresentati e difesi dall’avvocato COGNOME NOMECOGNOME con domicilio digitale in atti.
-CONTRORICORRENTI- nonché
NOME
-INTIMATA- avverso la SENTENZA della CORTE D’APPELLO di NAPOLI n. 3578/2019 depositata il 26/06/2019.
Udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 10/07/2025 dal Consigliere NOME COGNOME
Udito il PUBBLICO MINISTERO, in persona del SOSTITUTO PROCURATORE GENERALE NOME COGNOME che ha chiesto di dichiarare l’estinzione del giudizio .
RILEVATO CHE:
–NOME COGNOME, erede di NOME COGNOME deceduta in corso di causa, e NOME COGNOME hanno ritualmente rinunciato al ricorso e che i controricorrenti hanno accettato la rinuncia;
-deve dichiararsi l’estinzione del giudizio, senza che occorra provvedere sulle spese, data l’intervenuta accettazione della rinuncia.
P.Q.M.
dichiara estinto il presente giudizio di legittimità per intervenuta rinuncia al ricorso.
Così deciso in Roma, nella camera di consiglio della seconda sezione