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Rinuncia al ricorso: estinzione del giudizio

Una società, dopo aver presentato ricorso per la cassazione di una sentenza della Corte d’Appello, ha deciso di ritirarlo. La controparte ha accettato la rinuncia. La Corte di Cassazione, verificata la conformità della procedura agli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile, ha dichiarato l’estinzione del giudizio. Il decreto ha stabilito che non vi fosse luogo a provvedere sulle spese processuali, come previsto dalla normativa sulla rinuncia al ricorso.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Quando e Come si Estingue il Giudizio

La rinuncia al ricorso rappresenta un istituto fondamentale del diritto processuale civile, che consente di porre fine a una controversia prima che si giunga a una sentenza definitiva. Attraverso questo atto, la parte che ha promosso un’impugnazione manifesta la volontà di non proseguire, determinando l’estinzione del giudizio. Un recente decreto della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come questa procedura funzioni in pratica, delineandone i presupposti e le conseguenze, in particolare per quanto riguarda la gestione delle spese legali.

I Fatti del Caso

Una società a responsabilità limitata aveva impugnato una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Roma, presentando ricorso presso la Suprema Corte di Cassazione. Tuttavia, in una fase successiva del procedimento, la stessa società ha deciso di fare un passo indietro, depositando un atto di rinuncia al ricorso. La controparte, un privato cittadino, ha formalmente accettato tale rinuncia, rendendo l’atto pienamente efficace.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Seconda Sezione Civile della Corte di Cassazione, presieduta dal Presidente titolare, ha preso atto della rinuncia e della relativa accettazione. Dopo aver verificato che la procedura seguita rispettasse i requisiti formali previsti dalla legge, la Corte ha emesso un decreto con cui ha dichiarato l’estinzione del giudizio. Inoltre, i giudici hanno disposto che del decreto venisse data comunicazione ai difensori delle parti, i quali hanno dieci giorni di tempo per richiedere la fissazione di un’udienza, qualora lo ritengano necessario.

Le Motivazioni: Analisi della Procedura di Rinuncia al Ricorso

Il decreto si fonda sull’applicazione degli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile. L’articolo 390 c.p.c. stabilisce che la parte può rinunciare al ricorso finché non sia cominciata la relazione all’udienza. La validità della rinuncia al ricorso è subordinata all’accettazione della controparte, se questa ha un interesse specifico a che il processo prosegua per ottenere una decisione nel merito. Nel caso di specie, l’accettazione del controricorrente ha perfezionato la procedura.

L’articolo 391 c.p.c., come modificato dal D.Lgs. n. 40 del 2006, prevede che sull’estinzione del giudizio per rinuncia la Corte provveda con decreto del Presidente, semplificando così l’iter processuale. Un punto cruciale della decisione riguarda le spese legali. Il quarto comma dello stesso articolo stabilisce che, in caso di rinuncia, non vi è luogo a provvedere sulle spese. Questo significa che la Corte non emette una condanna al pagamento delle spese, presumendo che le parti abbiano già trovato un accordo in merito o che il rinunciante si faccia carico delle proprie e di quelle della controparte, come generalmente accade in queste situazioni. La Corte si limita a dichiarare l’estinzione, lasciando la gestione delle spese alla volontà delle parti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione evidenzia la natura deflattiva dell’istituto della rinuncia al ricorso. Esso consente alle parti di chiudere una controversia in modo rapido ed efficiente, evitando i tempi e i costi di un intero giudizio di legittimità. Per le parti, la rinuncia può rappresentare una scelta strategica, magari a seguito di un accordo transattivo raggiunto al di fuori del tribunale. La norma sulle spese processuali (art. 391, co. 4, c.p.c.) incentiva ulteriormente questa via, poiché evita una pronuncia autoritativa del giudice sui costi, favorendo soluzioni concordate. Questo decreto conferma, quindi, un meccanismo processuale agile che favorisce l’autonomia delle parti nel definire le proprie liti anche nella fase più alta del giudizio civile.

Cosa succede quando una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
Se la rinuncia al ricorso viene formalizzata correttamente e, ove necessario, accettata dalla controparte, la Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio con un decreto presidenziale, ponendo fine al processo.

L’accettazione della controparte è sempre necessaria per la validità della rinuncia?
Sì, l’accettazione è necessaria se la controparte ha un interesse giuridicamente rilevante alla prosecuzione del giudizio per ottenere una decisione nel merito. Nel caso esaminato, l’accettazione è stata formalmente data.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per rinuncia al ricorso?
In base all’art. 391, quarto comma, del codice di procedura civile, la Corte non provvede sulle spese. Ciò implica che le parti devono aver regolato la questione tramite un accordo privato o, in assenza, il rinunciante è generalmente tenuto a sostenere le spese della controparte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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