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Rinuncia al ricorso: effetti dopo la proposta 380-bis

La Cassazione ha dichiarato estinto un giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte dei ricorrenti, accettata dalla controparte. La Corte ha chiarito che tale rinuncia è valida anche se interviene dopo la proposta di definizione anticipata ex art. 380-bis c.p.c., e non comporta l’applicazione di sanzioni processuali come il raddoppio del contributo unificato.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Sempre Possibile, Anche Dopo la Proposta del Giudice

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un importante aspetto procedurale: la rinuncia al ricorso è un atto sempre valido ed efficace per chiudere il giudizio, anche quando interviene dopo che il giudice relatore ha già depositato una proposta di definizione anticipata ai sensi dell’art. 380-bis c.p.c. Questa decisione sottolinea la volontà delle parti come elemento prevalente per l’estinzione del contenzioso, con importanti conseguenze in termini di costi e sanzioni.

I Fatti del Caso: Un Ricorso Interrotto

La vicenda ha inizio con un ricorso per cassazione promosso da due privati cittadini contro una sentenza della Corte d’Appello. Contro di loro si costituiva un noto istituto di credito, rappresentato da una società di gestione crediti. Durante il procedimento, uno dei ricorrenti decedeva e il suo erede subentrava nel giudizio.

Il percorso processuale subisce una svolta quando il consigliere delegato deposita una proposta di definizione anticipata del giudizio, come previsto dalla riforma processuale (art. 380-bis c.p.c.), suggerendo una probabile infondatezza del ricorso. Tuttavia, prima ancora che venisse fissata l’udienza per la discussione, i ricorrenti depositavano un atto di rinuncia al ricorso, al quale la società resistente aderiva prontamente. Le parti, inoltre, concordavano per la compensazione integrale delle spese legali.

La Validità della Rinuncia al Ricorso

Il nodo centrale affrontato dalla Suprema Corte era stabilire se la rinuncia, intervenuta in questa specifica fase processuale (ovvero dopo la proposta ex art. 380-bis), fosse comunque idonea a determinare l’estinzione del giudizio. La risposta della Corte è stata nettamente affermativa.

I giudici hanno stabilito che la sequenza procedimentale attivata dalla proposta di definizione anticipata non preclude la possibilità per le parti di porre fine alla lite attraverso la rinuncia. Se sussistono i requisiti previsti dall’art. 390 c.p.c. – ovvero l’atto di rinuncia del ricorrente e l’adesione della controparte – questi sono sufficienti a produrre l’effetto estintivo del giudizio di legittimità, ai sensi dell’art. 391 c.p.c.

Le Conseguenze Pratiche della Decisione

La decisione della Corte ha implicazioni pratiche di grande rilievo, soprattutto per quanto riguarda le conseguenze economiche della chiusura del processo.

* Spese Legali: Avendo le parti concordato la compensazione integrale, la Corte non ha dovuto pronunciarsi su questo punto, limitandosi a prenderne atto. L’accordo tra le parti è quindi sovrano.
* Esclusione di Sanzioni: L’aspetto più significativo è l’esclusione di sanzioni processuali. La Corte ha chiarito che la legittimità della rinuncia al ricorso rende inapplicabili sia l’art. 96, commi 3 e 4, c.p.c. (relativo alla responsabilità aggravata per lite temeraria), sia, soprattutto, l’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002. Quest’ultima norma prevede il raddoppio del contributo unificato a carico della parte il cui ricorso è integralmente respinto, inammissibile o improcedibile.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione basandosi sul principio della prevalenza della volontà delle parti nel determinare le sorti del processo. La rinuncia, accettata dalla controparte, è un atto dispositivo che manifesta il disinteresse alla prosecuzione della lite. Secondo la Corte, questo strumento non perde la sua efficacia per il solo fatto di essere stato preceduto da una proposta del giudice che prefigurava un esito sfavorevole.

I giudici, richiamando una consolidata giurisprudenza, hanno ribadito che l’estinzione del giudizio per rinuncia è un esito diverso dal rigetto o dalla dichiarazione di inammissibilità. Di conseguenza, non scattano gli automatismi sanzionatori previsti per questi ultimi casi. La rinuncia è un atto che chiude il processo senza una pronuncia sul merito o sulla ritualità dell’impugnazione, e proprio per questo non può essere equiparata a una sconfitta processuale sanzionabile con il raddoppio del contributo.

le conclusioni

Questa ordinanza offre un importante chiarimento per avvocati e parti processuali. La rinuncia al ricorso si conferma uno strumento flessibile ed efficace per concludere un contenzioso in Cassazione, anche in una fase avanzata del procedimento. La scelta di rinunciare, se condivisa dalla controparte, permette di evitare non solo una probabile decisione sfavorevole, ma anche le pesanti conseguenze economiche legate alle sanzioni processuali, come il raddoppio del contributo unificato. La decisione riafferma l’autonomia delle parti nel definire la lite, valorizzando gli strumenti deflattivi del contenzioso.

È possibile effettuare una rinuncia al ricorso in Cassazione dopo che è stata comunicata la proposta di definizione anticipata del giudizio?
Sì, la Corte ha stabilito che la rinuncia è possibile, rituale ed idonea a provocare l’estinzione del giudizio anche se interviene nell’ambito della sequenza procedimentale determinata dalla proposta di definizione anticipata ex art. 380-bis c.p.c.

Se la rinuncia al ricorso viene accettata e le parti concordano, quali sono le conseguenze sulle spese legali?
Se le parti costituite concordano per l’integrale compensazione delle spese, la Corte non emette una pronuncia sulle stesse, ma si limita a dichiarare l’estinzione del giudizio prendendo atto dell’accordo raggiunto.

La rinuncia al ricorso impedisce l’applicazione di sanzioni come il raddoppio del contributo unificato?
Sì, la Corte ha espressamente affermato che, stante la legittimità della rinuncia, non è applicabile la sanzione prevista dall’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del 2002 (raddoppio del contributo unificato), così come sono inapplicabili le sanzioni per responsabilità aggravata ex art. 96 c.p.c.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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