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Rinuncia al ricorso e accordo: fine della lite

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione di un giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte del ricorrente, formalizzata dopo il raggiungimento di un accordo conciliativo. La rinuncia, accettata dalla controparte, ha comportato anche la compensazione delle spese legali, escludendo l’obbligo del versamento del doppio contributo unificato.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al ricorso in Cassazione: quando un accordo chiude la lite

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illustra le conseguenze processuali di una rinuncia al ricorso successiva a un accordo tra le parti. Questo meccanismo, previsto dal codice di procedura civile, rappresenta uno strumento fondamentale per porre fine a lunghe e complesse controversie legali, evitando una pronuncia sul merito della questione e definendo i rapporti in via stragiudiziale.

La Vicenda Processuale

Il caso trae origine da un’opposizione a un atto di precetto, avviata da un soggetto a cui era stato richiesto il pagamento di una somma di denaro. L’opposizione era stata rigettata sia in primo grado dal Tribunale sia in secondo grado dalla Corte d’Appello. La parte soccombente decideva quindi di presentare ricorso per Cassazione per far valere le proprie ragioni, contestando la pretesa creditoria avversaria che, a suo dire, era stata già in gran parte soddisfatta.

Durante lo svolgimento del giudizio di legittimità, le parti hanno raggiunto un accordo conciliativo. A seguito di tale accordo, il difensore del ricorrente ha depositato una nota formale con cui comunicava la rinuncia al ricorso. Tale nota era stata sottoscritta per accettazione anche dai difensori delle controparti, i quali hanno inoltre convenuto per la compensazione integrale delle spese legali.

La decisione della Corte sulla rinuncia al ricorso

Preso atto della rituale rinuncia e della sua accettazione da parte dei controricorrenti, la Corte di Cassazione ha applicato l’articolo 390 del codice di procedura civile. Questa norma stabilisce che la parte può rinunciare al ricorso finché non sia cominciata la relazione all’udienza, o la discussione davanti al collegio. Se le altre parti accettano la rinuncia e si sono accordate sulla liquidazione delle spese, il processo si estingue.

Di conseguenza, i giudici hanno dichiarato l’estinzione del giudizio. Trattandosi di un accordo che prevedeva la compensazione delle spese, la Corte non ha dovuto provvedere in merito, lasciando che ogni parte sostenesse i propri costi legali.

Le motivazioni

La motivazione della Corte è puramente processuale e si fonda sulla volontà delle parti di porre fine alla controversia. La rinuncia al ricorso, quando accettata dalla controparte, è un atto che priva il giudice del potere di decidere sul merito della questione. Il processo, non avendo più un oggetto su cui pronunciarsi, si estingue. È un chiaro esempio di come il diritto metta a disposizione delle parti strumenti per risolvere le liti in autonomia, anche quando queste sono arrivate fino all’ultimo grado di giudizio. Un aspetto rilevante toccato dalla Corte riguarda il cosiddetto ‘doppio contributo unificato’. La legge prevede che, in caso di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione, la parte che l’ha proposta debba versare un ulteriore importo pari al contributo unificato già pagato. La Corte ha chiarito che, nel caso di estinzione del giudizio per rinuncia, questa norma non si applica, poiché non vi è una decisione sfavorevole nel merito per il ricorrente.

Le conclusioni

Questa ordinanza conferma l’importanza degli accordi transattivi come strumento efficace per la risoluzione delle controversie. La rinuncia al ricorso rappresenta la formalizzazione processuale di tale accordo, consentendo alle parti di chiudere definitivamente una lite con risparmio di tempo e risorse. La decisione sottolinea inoltre un importante vantaggio pratico: l’estinzione del giudizio per rinuncia evita al ricorrente l’aggravio di costi legato al raddoppio del contributo unificato, incentivando così la ricerca di soluzioni conciliative anche nella fase finale del processo.

Cosa succede quando una parte rinuncia al ricorso per Cassazione?
Se la rinuncia viene accettata dalle altre parti, la Corte di Cassazione non decide nel merito della controversia ma dichiara l’estinzione del giudizio, ponendo così fine al processo.

In caso di rinuncia al ricorso, chi paga le spese legali?
Come specificato nell’ordinanza, se le parti raggiungono un accordo per la compensazione delle spese, ciascuna paga il proprio avvocato. In assenza di accordo, la Corte deciderebbe sulla ripartizione delle spese secondo le regole generali.

La rinuncia al ricorso comporta il pagamento del doppio contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato sorge solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non in caso di estinzione del giudizio per rinuncia accettata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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