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Rimborso spese RSA: no se non si rispetta la lista

La Corte di Cassazione ha negato il rimborso spese RSA a una cittadina che aveva ricoverato la madre in una struttura privata senza attendere lo scorrimento della graduatoria pubblica. La decisione sottolinea che, in assenza di una formale contestazione della valutazione sanitaria iniziale o di una richiesta di rivalutazione per l’aggravarsi delle condizioni, non è possibile scavalcare la lista d’attesa e pretendere il rimborso. Il diritto alla salute deve essere bilanciato con le risorse pubbliche.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Rimborso spese RSA: La Cassazione nega il diritto se si scavalca la lista d’attesa

L’accesso alle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) convenzionate è spesso regolato da lunghe liste d’attesa. Ma cosa succede se, di fronte a un bisogno percepito come urgente, una famiglia sceglie una struttura privata? È possibile chiedere il rimborso spese RSA all’azienda sanitaria? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito una risposta chiara: senza rispettare le procedure e le graduatorie, il rimborso non è dovuto.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda la figlia di un’anziana signora, poi deceduta, che aveva richiesto all’Azienda Sanitaria Locale il rimborso dei costi sostenuti per il ricovero della madre in una RSA privata. In precedenza, l’anziana era stata visitata dall’Unità di Valutazione Geriatrica (UVG), che ne aveva accertato la non autosufficienza e la necessità di ricovero, inserendola però in una graduatoria senza carattere d’urgenza. La famiglia non aveva mai contestato formalmente tale valutazione.

Successivamente, le condizioni dell’anziana erano peggiorate, ma questo aggravamento non era stato sottoposto a una nuova valutazione ufficiale da parte dell’UVG. Di fronte a questa situazione, la famiglia aveva provveduto autonomamente al ricovero in una struttura privata, chiedendo poi il rimborso dei costi all’ASL. La richiesta era stata respinta sia in primo grado sia in appello, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte sul Rimborso Spese RSA

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso infondato, confermando le sentenze precedenti. Il punto centrale della decisione è il rispetto delle procedure amministrative che regolano l’accesso alle prestazioni sanitarie pubbliche.

I giudici hanno evidenziato due mancanze fondamentali da parte della ricorrente:

1. Mancata contestazione della valutazione iniziale: La valutazione dell’UVG, che escludeva l’urgenza, non è mai stata impugnata. Di conseguenza, la sua validità è rimasta indiscussa e l’inserimento in graduatoria era legittimo.
2. Assenza di una nuova valutazione: L’aggravamento delle condizioni della paziente, pur reale, non è stato mai formalmente sottoposto a una nuova verifica dell’UVG. Solo una nuova valutazione avrebbe potuto, eventualmente, giustificare una collocazione prioritaria in graduatoria e un accesso più rapido alla struttura convenzionata.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il diritto alla salute, costituzionalmente garantito dall’art. 32 della Costituzione, deve essere bilanciato con le esigenze di finanza pubblica. Le risorse sanitarie non sono infinite, e lo Stato assicura i livelli essenziali di assistenza nei limiti delle disponibilità di bilancio.

Per questo motivo, l’istituzione di procedure di valutazione comparativa, come le graduatorie e le liste d’attesa, è uno strumento legittimo per gestire l’accesso ai servizi. Queste procedure permettono di distribuire le risorse disponibili tenendo conto non solo delle condizioni sanitarie, ma anche dei bisogni sociali, in modo equo e trasparente. Contestare il sistema della graduatoria sostenendo un diritto assoluto e incondizionato al ricovero immediato a spese pubbliche, senza vincoli di bilancio, è una tesi che non può essere accolta.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre importanti indicazioni pratiche per i cittadini. Dimostra che, per far valere i propri diritti in ambito sanitario, è cruciale seguire le procedure stabilite. Se si ritiene che una valutazione medica da parte di un organo pubblico non sia corretta o non rispecchi la gravità della situazione, è necessario contestarla formalmente nelle sedi opportune. Allo stesso modo, in caso di un peggioramento delle condizioni di salute, è indispensabile richiedere una nuova e aggiornata valutazione ufficiale. Agire autonomamente, bypassando il sistema pubblico, per poi chiedere un rimborso, si rivela una strada non percorribile, poiché il rispetto delle regole procedurali è condizione essenziale per l’accesso alle prestazioni a carico del Servizio Sanitario Nazionale.

È possibile ottenere il rimborso delle spese per una RSA privata se c’è una lista d’attesa nel servizio pubblico?
No, secondo questa decisione, se non si rispetta la graduatoria e non si contestano formalmente le valutazioni sanitarie che ne hanno determinato la posizione, non è possibile ottenere il rimborso per aver scelto autonomamente una struttura privata.

Cosa si deve fare se le condizioni di salute di un parente in lista d’attesa per una RSA peggiorano?
È necessario richiedere una nuova valutazione formale all’organo competente (in questo caso, l’Unità di Valutazione Geriatrica), in modo che l’eventuale aggravamento possa essere accertato e possa, se del caso, modificare la posizione in graduatoria.

Il diritto alla salute garantisce l’accesso immediato alle cure a prescindere dai limiti di bilancio?
No, la Corte chiarisce che il diritto alla salute deve essere bilanciato con le risorse finanziarie pubbliche. Le liste d’attesa e le graduatorie sono considerate strumenti legittimi per gestire l’erogazione delle prestazioni sanitarie in modo equo, nel rispetto dei limiti di bilancio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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