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Rimborso spese legali: no se violi il Codice Etico

Un dirigente, sebbene assolto in sede penale dall’accusa di ostacolo alla vigilanza, si è visto negare dalla Corte d’Appello il rimborso delle spese legali. La decisione si fonda sul fatto che la sua condotta, pur non costituendo reato, ha violato gravemente il Codice Etico aziendale e i doveri di correttezza e collaborazione, interrompendo così il patto di solidarietà con l’azienda e facendo decadere il diritto al rimborso previsto dal CCNL.

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Pubblicato il 27 maggio 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Rimborso Spese Legali per il Dirigente: L’Assoluzione Penale Non Basta Se Si Viola il Codice Etico

Una recente sentenza della Corte di Appello di Firenze ha stabilito un principio fondamentale nei rapporti di lavoro dirigenziali: l’assoluzione in un processo penale non garantisce automaticamente il rimborso spese legali al dirigente se la sua condotta ha violato le norme interne dell’azienda, in particolare il Codice Etico. Questo caso offre spunti cruciali sulla distinzione tra responsabilità penale e responsabilità contrattuale e sull’importanza dei doveri di correttezza e lealtà verso il datore di lavoro.

I Fatti del Caso

Un dirigente di un importante istituto di credito, con ruolo di responsabilità nell’Area Finanza, veniva coinvolto in un procedimento penale con l’accusa di ostacolo alle funzioni di vigilanza. L’accusa verteva sull’occultamento di un documento contrattuale (un ‘Mandate Agreement’) ritenuto essenziale per comprendere complesse operazioni finanziarie.
Dopo un lungo iter giudiziario, che ha visto anche un intervento della Corte di Cassazione, il dirigente veniva definitivamente assolto dalla Corte di Appello “perché il fatto non sussiste”.
Forte dell’assoluzione, il dirigente chiedeva alla sua ex azienda il rimborso delle ingenti spese legali sostenute, per un importo superiore a 700.000 euro, sulla base di quanto previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) di settore. Il Tribunale di primo grado rigettava la sua richiesta, e il caso approdava così in appello.

La Decisione sul Rimborso Spese Legali per il Dirigente

La Corte di Appello di Firenze ha confermato la decisione di primo grado, respingendo l’appello del dirigente. La Corte ha stabilito che, nonostante l’esito assolutorio del processo penale, il comportamento del dirigente costituiva una violazione dei suoi doveri contrattuali e del Codice Etico aziendale. Tale violazione ha interrotto il “patto di solidarietà” tra lavoratore e datore di lavoro, fondamento della norma del CCNL che prevede la copertura delle spese legali, rendendo legittimo il rifiuto del rimborso da parte dell’azienda.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su una distinzione netta tra il giudizio penale e quello civile/lavoristico.

L’assoluzione penale era stata motivata dal fatto che la mancata consegna del documento non aveva causato una “difficoltà di notevole spessore” all’attività ispettiva, soglia richiesta per la configurazione del reato. Tuttavia, la stessa sentenza penale riconosceva che la consegna del documento avrebbe “senz’altro agevolato” l’accertamento.

Per la Corte d’Appello del lavoro, questo “di meno” rispetto al reato era comunque un “di più” rispetto ai doveri di un dirigente apicale. La condotta del dirigente è stata qualificata come una violazione dei principi di “diligenza, professionalità e onestà” e dei doveri di “massima correttezza e collaborazione” imposti dal Codice Etico aziendale. Il suo ruolo gli imponeva una diligenza superiore e l’obbligo di mettere a disposizione tutti i documenti necessari per rendere l’attività ispettiva più agevole ed efficace, a prescindere dalla rilevanza penale dell’omissione.

I giudici hanno sottolineato che la tutela prevista dal CCNL del 2012 (ritenuto applicabile al caso) esclude esplicitamente il rimborso in caso di “violazione di istruzioni o disposizioni emanate dall’azienda” e in tutti i casi in cui “il comportamento del lavoratore sia in conflitto con l’azienda stessa”. La condotta del dirigente, violando il Codice Etico, rientrava pienamente in queste eccezioni.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un monito importante per tutti i lavoratori, specialmente per coloro che ricoprono ruoli dirigenziali. L’assoluzione da un’accusa penale non è un “lasciapassare” che sana ogni tipo di condotta. La responsabilità contrattuale verso il datore di lavoro opera su un piano differente e si basa su doveri di lealtà, correttezza e diligenza che possono essere violati anche da comportamenti non penalmente rilevanti. La violazione del Codice Etico aziendale può avere conseguenze economiche significative, come la perdita del diritto al rimborso delle spese legali, dimostrando che l’etica e la correttezza professionale sono pilastri imprescindibili del rapporto di lavoro.

Un dirigente assolto in un processo penale ha sempre diritto al rimborso delle spese legali da parte dell’azienda?
No. La sentenza chiarisce che l’assoluzione penale non garantisce automaticamente il diritto al rimborso. Se la condotta del dirigente, pur non costituendo reato, viola le disposizioni del Codice Etico aziendale o i doveri di correttezza e collaborazione, l’azienda può legittimamente negare il rimborso.

Quale condotta ha portato la Corte a negare il rimborso al dirigente in questo caso?
La Corte ha ritenuto che il dirigente avesse tenuto una condotta in violazione del Codice Etico e del patto di solidarietà con l’azienda. Nello specifico, pur non avendo commesso un reato, non aveva messo a disposizione degli organi di vigilanza un documento importante, creando un ostacolo, seppur non penalmente rilevante, all’attività ispettiva e violando i doveri di massima diligenza e collaborazione richiesti dal suo ruolo apicale.

La violazione del Codice Etico aziendale è sufficiente per escludere la tutela legale prevista dal CCNL?
Sì. Secondo la Corte, la tutela per il rimborso delle spese legali prevista dal CCNL non si applica quando il comportamento del lavoratore è in conflitto con l’azienda, come nel caso di violazione di istruzioni o disposizioni interne, tra cui quelle del Codice Etico. Tale violazione spezza il “patto di solidarietà” che è alla base di tale tutela.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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