LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rimborso spese legali: no se c’è conflitto d’interessi

Un vigile urbano, assolto dall’accusa di falso in atto pubblico, ha richiesto al proprio Comune il rimborso delle spese legali sostenute. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, stabilendo che il diritto al rimborso è escluso in presenza di un conflitto di interessi tra dipendente e amministrazione. Tale conflitto, valutato all’inizio del procedimento, non viene meno neanche in caso di successiva assoluzione con formula piena.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Rimborso Spese Legali per Dipendenti Pubblici: Attenzione al Conflitto di Interessi

Il rimborso spese legali per un dipendente pubblico coinvolto in un procedimento penale e successivamente assolto è un diritto automatico? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che la risposta è no. Anche un’assoluzione con formula piena non garantisce il rimborso se, all’origine del procedimento, sussisteva un conflitto di interessi tra il lavoratore e l’amministrazione di appartenenza. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Il Caso del Vigile Urbano Assolto

Il caso riguarda un vigile urbano, dipendente di un Comune pugliese, che era stato sottoposto a un procedimento penale per il reato di falso in atto pubblico (art. 479 c.p.). L’accusa era di aver attestato falsamente la residenza di un cittadino in un verbale. Al termine del percorso giudiziario, il dipendente era stato assolto con formula piena perché “il fatto non sussiste”, con sentenza divenuta irrevocabile.

Forte dell’assoluzione, il vigile ha citato in giudizio il Comune per ottenere il pagamento di oltre 38.000 euro a titolo di rimborso spese legali sostenute per la sua difesa. Tuttavia, sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello hanno respinto la sua domanda, ritenendo che, nonostante l’esito favorevole del processo penale, non sussistessero i presupposti per porre tali costi a carico dell’ente pubblico. Il lavoratore ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte: Negato il Rimborso Spese Legali

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del dipendente, confermando la decisione dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno stabilito che il diritto all’assistenza legale a carico dell’ente, previsto dall’art. 28 del CCNL Autonomie Locali, non è incondizionato. Per ottenere il rimborso, devono essere soddisfatte precise condizioni, tra cui, in primis, l’assenza di un conflitto di interessi tra l’ente e il dipendente.

Le Motivazioni: Il Principio del Conflitto di Interessi e il suo impatto sul rimborso spese legali

La Corte ha articolato il proprio ragionamento su alcuni pilastri fondamentali, offrendo chiarimenti decisivi sulla questione del rimborso spese legali nel pubblico impiego.

La Valutazione “Ex Ante” del Conflitto

Il punto cruciale della decisione risiede nella modalità di valutazione del conflitto di interessi. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il conflitto va valutato ex ante, cioè al momento dell’avvio del procedimento penale, e non ex post, alla luce della sentenza definitiva. Se l’ipotesi di reato configura l’amministrazione pubblica come potenziale parte offesa, il conflitto è intrinseco e originario. Nel caso di specie, il reato di falso in atto pubblico lede direttamente la fiducia e la correttezza della pubblica amministrazione, rendendola soggetto passivo del reato. Questo solo fatto è sufficiente a creare un conflitto che preclude il diritto al rimborso.

L’Irrilevanza dell’Assoluzione “Ex Post”

Di conseguenza, l’assoluzione finale, anche con la formula più ampia, non ha il potere di sanare retroattivamente il conflitto di interessi iniziale. La sentenza penale accerta i fatti ai fini della responsabilità penale dell’individuo, ma non può modificare la natura della condotta contestata in origine e il suo potenziale impatto lesivo sugli interessi dell’ente. Il fatto che il Comune avesse anche avviato un procedimento disciplinare contro il dipendente per gli stessi fatti è stato considerato un’ulteriore prova dell’esistenza di tale conflitto.

Gli Altri Requisiti Mancanti

La Corte ha inoltre sottolineato che la normativa contrattuale richiede altre condizioni, come la connessione diretta dei fatti con l’espletamento del servizio e la scelta di un legale di “comune gradimento”. Nel caso in esame, non vi era prova che fosse stato rispettato quest’ultimo requisito, poiché il dipendente aveva scelto unilateralmente il proprio difensore senza una preventiva comunicazione e approvazione da parte dell’amministrazione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Dipendenti Pubblici

Questa ordinanza rafforza un orientamento giurisprudenziale rigoroso: il diritto al rimborso spese legali non è una conseguenza automatica dell’assoluzione. I dipendenti pubblici devono essere consapevoli che, se l’accusa penale li pone in una posizione di potenziale contrasto con gli interessi del proprio ente (come nei reati contro la P.A.), il diritto al rimborso è fortemente compromesso fin dall’inizio, a prescindere dall’esito finale del giudizio. La valutazione del conflitto di interessi ex ante rimane il criterio determinante per l’accollo delle spese legali da parte dell’amministrazione.

Un dipendente pubblico assolto in un processo penale ha sempre diritto al rimborso delle spese legali?
No, l’assoluzione da sola non è sufficiente. Il diritto al rimborso è condizionato all’assenza di un conflitto di interessi con l’ente datore di lavoro, da valutarsi al momento dell’apertura del procedimento (ex ante).

Cosa si intende per ‘conflitto di interessi’ in questi casi?
Sussiste un conflitto di interessi quando il reato contestato al dipendente configura l’ente pubblico come parte offesa. Un reato come il falso in atto pubblico, ad esempio, lede direttamente gli interessi dell’amministrazione e crea quindi un conflitto che impedisce il rimborso.

L’assoluzione con formula piena (‘il fatto non sussiste’) elimina il conflitto di interessi?
No. Secondo la Corte, la sentenza di assoluzione interviene ex post e non può cancellare il conflitto di interessi originario e genetico, che è rilevante ai fini del diritto al rimborso delle spese legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati