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Rimborso spese legali dipendente pubblico: è dovuto?

Un dipendente di un ente locale, assolto in un procedimento penale, ha richiesto il rimborso delle spese legali. La Cassazione ha respinto la richiesta, stabilendo un principio fondamentale: il rimborso spese legali per il dipendente pubblico non è un diritto automatico. È necessaria la previa comunicazione all’ente datore di lavoro e un accordo sul nome del difensore, per permettere all’ente di valutare un eventuale conflitto di interessi e tutelare le finanze pubbliche. La scelta unilaterale del legale esclude il diritto al rimborso.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Rimborso Spese Legali Dipendente Pubblico: Quando è Davvero un Diritto?

Il tema del rimborso spese legali per un dipendente pubblico coinvolto in un procedimento giudiziario per fatti legati al servizio è da sempre delicato. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: l’assoluzione non garantisce automaticamente il diritto al rimborso. La Corte ha stabilito che la mancata comunicazione preventiva all’ente e l’assenza di un accordo sulla scelta del difensore sono ostacoli insormontabili. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

Il Caso: Una Richiesta da Quasi 6.000 Euro

Un responsabile del settore economico-finanziario di un Comune, dopo essere stato sottoposto a un procedimento penale per atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni e aver ottenuto una sentenza di non luogo a procedere per insussistenza del fatto, ha chiesto al proprio ente il rimborso delle spese legali sostenute, pari a circa 5.936 euro.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello hanno respinto la sua richiesta. Il dipendente ha quindi deciso di ricorrere in Cassazione, sostenendo che le normative regionali siciliane gli garantissero tale diritto, senza imporre la comunicazione preventiva del nome del difensore all’ente. La questione centrale è diventata: il diritto al rimborso è assoluto o è condizionato a specifici obblighi procedurali?

Analisi della Cassazione sul Rimborso Spese Legali Dipendente Pubblico

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del dipendente, consolidando un principio già espresso in precedenti pronunce. I giudici hanno chiarito che il diritto al rimborso delle spese legali non è incondizionato, nemmeno in caso di piena assoluzione. La normativa, inclusa quella collettiva come l’art. 28 del CCNL del 14 settembre 2000, mira a un equilibrio tra la tutela del dipendente e la salvaguardia delle finanze pubbliche.

L’Obbligo della Comunicazione Preventiva

Il punto focale della decisione è l’obbligo del dipendente di comunicare tempestivamente all’amministrazione la pendenza del procedimento e la volontà di avvalersi del patrocinio legale a carico dell’ente. Questa comunicazione non è una mera formalità, ma un passaggio essenziale che permette all’ente di:
1. Valutare ex ante un potenziale conflitto di interessi: L’ente deve poter verificare fin da subito se la difesa del dipendente possa entrare in conflitto con gli interessi dell’amministrazione stessa.
2. Esprimere il gradimento sul legale: L’obbligo dell’ente è quello di farsi carico delle spese per un difensore ‘di comune gradimento’. Questo implica una concertazione e un accordo, non una scelta unilaterale del lavoratore.

La Corte ha specificato che l’ente pubblico, attraverso la difesa del proprio dipendente, agisce anche ‘a tutela dei propri diritti ed interessi’. Pertanto, la scelta del legale non può essere un atto arbitrario e solitario del dipendente che poi presenta il conto all’amministrazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che la disciplina contrattuale e legislativa non prevede un rimborso postumo di spese già sostenute autonomamente. L’obbligo dell’ente è quello di ‘assumere’ direttamente gli oneri della difesa sin dall’inizio, non di ‘rimborsare’ a posteriori. Se il dipendente procede unilateralmente alla nomina di un legale di sua fiducia senza coinvolgere l’ente, si assume il rischio e il costo di tale scelta.

Anche l’assoluzione finale non sana questo vizio procedurale. La valutazione sul conflitto di interessi deve essere fatta all’inizio (ex ante) e non può essere superata dall’esito favorevole del giudizio. Un conflitto di interessi ‘genetico ed originario’ permane come ostacolo al rimborso, anche se il dipendente viene successivamente prosciolto.

Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto chiaro: nel pubblico impiego, l’amministrazione non è tenuta a rimborsare le spese legali al dipendente che abbia provveduto unilateralmente alla scelta e nomina di un legale di fiducia, senza una preventiva comunicazione e un accordo con l’ente. Questo vale anche se il dipendente viene poi assolto. Per ottenere la copertura delle spese legali, il lavoratore deve attivare un dialogo con l’amministrazione fin dalle prime fasi del procedimento, garantendo trasparenza e consentendo all’ente di tutelare i propri interessi, oltre a quelli del dipendente stesso.

Un dipendente pubblico assolto in un procedimento penale ha sempre diritto al rimborso delle spese legali?
No, il diritto non è automatico né incondizionato. L’assoluzione è una condizione necessaria ma non sufficiente. Il dipendente deve aver seguito la procedura corretta, che include la comunicazione preventiva all’ente datore di lavoro.

Perché la comunicazione preventiva all’ente è un requisito fondamentale per ottenere il rimborso?
La comunicazione permette all’ente di effettuare una valutazione preventiva (ex ante) sulla sussistenza di un conflitto di interessi e di concordare con il dipendente la nomina di un legale ‘di comune gradimento’. Questo tutela sia gli interessi del lavoratore sia quelli economici e giuridici dell’amministrazione pubblica.

Cosa succede se un dipendente nomina un avvocato di sua fiducia senza informare l’ente?
Se il dipendente agisce unilateralmente, scegliendo e nominando un legale senza la previa comunicazione e l’accordo con l’amministrazione, perde il diritto al rimborso delle spese legali. L’onere economico della difesa ricade interamente su di lui, anche in caso di successiva assoluzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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