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Rimborso iscrizione albo: no se c’è libera professione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5467/2025, ha negato il diritto al rimborso dell’iscrizione all’albo per una dirigente biologa dipendente di un’Azienda Sanitaria. La Corte ha stabilito che, a differenza di altre professioni come quella forense, la possibilità per i biologi di svolgere attività libero-professionale, anche se limitata, esclude che l’iscrizione sia nell’interesse esclusivo del datore di lavoro pubblico. Pertanto, la spesa rimane a carico del professionista in quanto requisito per l’esercizio dell’attività in generale. La decisione chiarisce un importante principio sul rimborso iscrizione albo nel pubblico impiego.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Rimborso Iscrizione Albo: Quando il Dipendente Pubblico non ne ha Diritto

L’obbligo di iscrizione a un albo professionale è un requisito fondamentale per molti lavoratori. Ma chi deve sostenere il costo quando il professionista è un dipendente pubblico? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulla questione del rimborso iscrizione albo, stabilendo un principio chiaro: se il dipendente ha la possibilità di svolgere la libera professione, anche in forma limitata, la spesa resta a suo carico. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di una dirigente biologa, impiegata a tempo indeterminato presso un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) in regime di esclusività, di ottenere il rimborso delle spese sostenute per l’iscrizione alla sezione speciale dell’albo dei biologi.

Inizialmente, il Tribunale aveva respinto la sua domanda. Successivamente, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo la richiesta della professionista. I giudici di secondo grado avevano applicato, in via analogica, i principi validi per gli avvocati degli enti pubblici, ritenendo che l’iscrizione fosse sostenuta nell’interesse esclusivo del datore di lavoro pubblico e dovesse quindi essere rimborsata.

L’ASL, non condividendo questa interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione.

La Questione del Rimborso Iscrizione Albo nel Pubblico Impiego

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Azienda Sanitaria, ribaltando nuovamente l’esito del giudizio. Il punto centrale della decisione è la distinzione tra professioni per le quali vige un divieto assoluto di attività esterna e quelle per cui tale divieto non esiste.

Il Collegio ha chiarito che il diritto al rimborso sorge solo quando l’iscrizione all’albo è imposta dal legislatore nel solo ed esclusivo interesse del datore di lavoro pubblico. Questo avviene quando al dipendente è precluso in modo assoluto l’esercizio dell’attività professionale al di fuori del rapporto di impiego.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda su un’attenta analisi della normativa che regola la professione di biologo dirigente nel Servizio Sanitario Nazionale, in particolare l’art. 15-quinquies del D.Lgs. 502/1992 e il relativo Contratto Collettivo Nazionale.

A differenza degli avvocati dipendenti pubblici, ai quali è totalmente vietato l’esercizio della professione a favore di terzi, i dirigenti biologi in regime di esclusività hanno la facoltà di svolgere attività libero-professionale (la cosiddetta ‘intramoenia’). Questa attività, sebbene soggetta a specifiche condizioni e limiti per non entrare in conflitto con i doveri istituzionali, rappresenta una possibilità concreta di esercizio privato della professione.

La Corte ha quindi concluso che l’iscrizione all’albo non può essere considerata una spesa sostenuta unicamente per soddisfare un interesse del datore di lavoro. Essa costituisce, prima di tutto, un requisito indispensabile per l’esercizio della professione di biologo in sé, che può giovare anche al singolo professionista attraverso la pratica privata consentita dalla legge. Di conseguenza, l’analogia con la professione forense, applicata dalla Corte d’Appello, è stata ritenuta errata e la spesa per l’iscrizione deve rimanere a carico della professionista.

Conclusioni

Questa ordinanza stabilisce un criterio dirimente per le richieste di rimborso iscrizione albo da parte dei dipendenti pubblici. Il principio chiave è la verifica del divieto di esercizio della libera professione. Se la normativa di settore e la contrattazione collettiva consentono, anche con limitazioni, l’esercizio di attività professionale privata, l’iscrizione all’albo non è più nell’interesse ‘esclusivo’ dell’ente pubblico. In questi casi, la spesa rimane a carico del lavoratore, in quanto rappresenta il presupposto per l’abilitazione professionale in generale, e non solo per lo specifico rapporto di lavoro pubblico.

Un dipendente pubblico ha sempre diritto al rimborso della quota di iscrizione al proprio albo professionale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il diritto al rimborso sussiste solo se l’iscrizione è imposta nell’interesse esclusivo del datore di lavoro, ovvero quando al dipendente è assolutamente vietato svolgere qualsiasi attività professionale al di fuori del rapporto di impiego pubblico.

Perché la Cassazione distingue il caso dei biologi da quello degli avvocati dipendenti pubblici?
La distinzione si basa sulla possibilità di esercitare la libera professione. Per gli avvocati dipendenti pubblici vige un divieto assoluto di esercitare la professione a favore di terzi, quindi la loro iscrizione a un elenco speciale serve unicamente l’ente. Per i dirigenti biologi, invece, la legge e i contratti collettivi permettono lo svolgimento di attività libero-professionale intramuraria, facendo venir meno il requisito dell’interesse esclusivo del datore di lavoro.

Cosa si intende per ‘interesse esclusivo del datore di lavoro’ ai fini del rimborso?
Significa che l’obbligo di iscrizione all’albo deve essere funzionale unicamente allo svolgimento delle mansioni per cui si è assunti, senza che il professionista possa trarne alcun beneficio per un’eventuale attività professionale autonoma, neppure potenziale o limitata. Se tale attività autonoma è consentita, l’interesse non è più ‘esclusivo’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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