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Rimborso iscrizione albo: no per biologi pubblici

Una biologa dipendente del Servizio Sanitario Nazionale in regime di esclusività ha richiesto il rimborso della quota di iscrizione all’albo professionale. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20616/2025, ha negato tale diritto, stabilendo che la quota è un onere che grava sul professionista. La Corte ha chiarito che l’iscrizione è un requisito per esercitare la professione in generale e non una spesa sostenuta nell’esclusivo interesse del datore di lavoro pubblico, poiché la normativa non pone un divieto assoluto di svolgere attività libero-professionale.

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Pubblicato il 21 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Rimborso Iscrizione Albo: La Cassazione Nega il Diritto ai Biologi del SSN

La questione del rimborso iscrizione albo per i professionisti dipendenti di enti pubblici è un tema dibattuto che ha importanti riflessi economici. Con la recente ordinanza n. 20616 del 2025, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento decisivo per la categoria dei biologi che operano in regime di esclusività per il Servizio Sanitario Nazionale, stabilendo che il costo dell’iscrizione all’ordine professionale resta a loro carico.

I Fatti di Causa: Dalla Corte d’Appello alla Cassazione

Una dirigente biologa, impiegata a tempo indeterminato e in regime di esclusività presso un’Azienda Sanitaria Locale (ASL), aveva citato in giudizio il proprio datore di lavoro per ottenere il rimborso delle spese sostenute per l’iscrizione alla sezione speciale dell’albo dei biologi.

Inizialmente, la sua domanda era stata respinta dal Tribunale. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva riformato la sentenza, accogliendo la richiesta della professionista. Secondo i giudici di secondo grado, l’iscrizione all’albo era una condizione necessaria per svolgere la professione esclusivamente alle dipendenze dell’ente pubblico, e quindi la relativa spesa doveva essere rimborsata, sulla base di principi analoghi a quelli sanciti per gli avvocati degli enti pubblici.

L’ASL, non condividendo tale interpretazione, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sostenendo che l’iscrizione all’albo professionale è un requisito che deve preesistere all’instaurazione del rapporto di lavoro e non una spesa sostenuta nell’interesse esclusivo del datore.

La Decisione della Suprema Corte sul Rimborso Iscrizione Albo

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Azienda Sanitaria, cassando la sentenza della Corte d’Appello. Decidendo nel merito, ha rigettato in via definitiva la domanda originaria della biologa.

La Suprema Corte ha stabilito un principio chiaro: i dirigenti biologi dipendenti delle ASL in regime di esclusività non hanno diritto al rimborso delle spese per l’iscrizione all’albo professionale.

Le Motivazioni della Decisione

Il ragionamento della Corte si fonda su una precisa interpretazione della normativa di settore e dei contratti collettivi applicabili. Ecco i punti chiave:

Iscrizione all’Albo: Requisito Professionale, non Obbligo del Datore

La Corte ha sottolineato che l’iscrizione all’albo è una condizione indispensabile per l’esercizio della professione di biologo in sé. Non è un onere che sorge a causa del rapporto di lavoro subordinato, ma un prerequisito per poter accedere a tale professione, sia in forma autonoma che dipendente. Di conseguenza, il relativo costo non può essere considerato come una spesa imposta dal legislatore nel solo interesse del datore di lavoro pubblico.

L’Assenza di un Divieto Assoluto alla Libera Professione

Un aspetto cruciale della decisione riguarda il regime di esclusività. La Cassazione ha evidenziato che, nonostante il rapporto di lavoro esclusivo, la disciplina professionale e contrattuale dei dirigenti sanitari (inclusi i biologi) non impone un divieto assoluto di svolgere attività libero-professionale. Al contrario, consente lo svolgimento di attività in regime di intramoenia. Poiché l’iscrizione all’albo è necessaria anche per queste forme di attività, essa non può essere vista come una spesa sostenuta unicamente per adempiere agli obblighi derivanti dal rapporto di impiego con l’ente pubblico.

Conclusioni

La sentenza della Corte di Cassazione stabilisce un principio di diritto importante con notevoli implicazioni pratiche. Per i dirigenti biologi del Servizio Sanitario Nazionale, anche se operanti in regime di esclusività, la quota di iscrizione all’albo professionale è un costo personale, legato al mantenimento del proprio status professionale. L’onere non può essere trasferito sul datore di lavoro pubblico, poiché l’iscrizione abilita all’esercizio della professione in un senso più ampio, che include potenziali attività libero-professionali consentite dalla legge e dalla contrattazione collettiva. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale che distingue nettamente la posizione di tali professionisti sanitari da quella di altre categorie, come gli avvocati pubblici, per i quali vigono regole differenti.

Un biologo dipendente pubblico in regime di esclusività ha diritto al rimborso della quota di iscrizione all’albo?
No, secondo la Corte di Cassazione, i dirigenti biologi dipendenti delle AA.SS.LL. in regime di esclusività non hanno diritto al rimborso delle spese sostenute per il pagamento della quota di iscrizione all’albo.

Perché la Cassazione ha negato il rimborso?
Perché l’iscrizione all’albo è considerata una condizione necessaria per l’esercizio della professione in generale e non un’imposizione nell’esclusivo interesse del datore di lavoro pubblico. La disciplina di settore, infatti, non preclude in modo assoluto lo svolgimento di attività libero-professionale, come quella in regime di intramoenia.

Questa regola si applica a tutti i professionisti del settore pubblico?
La sentenza si riferisce specificamente ai dirigenti biologi dipendenti delle AA.SS.LL. e si basa sulla loro disciplina professionale e contrattuale. La Corte d’Appello aveva tentato un’analogia con gli avvocati degli enti pubblici, ma la Cassazione ha tracciato una distinzione, basando la propria decisione sulle norme specifiche applicabili alla categoria dei biologi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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