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Riliquidazione pensione estera: il calcolo corretto

Un pensionato ha contestato il metodo di calcolo della sua pensione, basata su 35 anni di lavoro in Svizzera. Lamentava l’uso di una retribuzione teorica anziché quella effettiva. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la legittimità del metodo di calcolo previsto dalla legge italiana per la riliquidazione pensione estera in caso di contributi trasferiti da paesi convenzionati, stabilendo che la normativa specifica prevale sui principi generali.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Riliquidazione Pensione Estera: La Cassazione sul Lavoro in Svizzera

La gestione dei contributi versati all’estero è un tema cruciale per molti lavoratori italiani. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali sul calcolo e la riliquidazione pensione estera, in particolare per chi ha lavorato in Svizzera. La decisione sottolinea la prevalenza della normativa nazionale specifica che regola il trasferimento dei contributi rispetto ai principi generali, incidendo direttamente sull’importo dell’assegno pensionistico.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato riguarda un cittadino italiano che, dopo una lunga carriera lavorativa di circa 35 anni come lavoratore dipendente in Svizzera e brevi periodi come artigiano in Italia, ha ottenuto la pensione. Insoddisfatto dell’importo, ha avviato un’azione legale chiedendo la riliquidazione della sua pensione di vecchiaia.

Il ricorrente sosteneva che l’istituto di previdenza avesse commesso un duplice errore: in primo luogo, non aveva considerato tutta l’attività lavorativa svolta in Svizzera; in secondo luogo, aveva basato il calcolo su una “retribuzione teorica” anziché sulla retribuzione effettivamente percepita nel Paese elvetico. Secondo la sua tesi, il calcolo avrebbe dovuto seguire il principio sancito dalla Convenzione italo-svizzera, secondo cui la pensione va calcolata come se l’assicurato avesse sempre lavorato in Italia.

La Questione della Riliquidazione Pensione Estera

La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, aveva respinto la domanda del pensionato. I giudici di secondo grado hanno stabilito che, in caso di trasferimento in Italia di contributi versati in Paesi esteri in base a convenzioni internazionali, la retribuzione pensionabile deve essere determinata secondo i criteri specifici dettati dalla legge italiana, in particolare dalla Legge n. 296/2006. Questa normativa ha fornito un’interpretazione autentica di una disposizione precedente, stabilendo una formula precisa per calcolare la base pensionabile, che si discosta dalla retribuzione reale.

Di fronte a questa decisione, il lavoratore ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e insistendo sull’applicazione del principio basato sulla retribuzione effettiva.

La Posizione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la correttezza della decisione d’appello e del metodo di calcolo adottato dall’ente previdenziale. I giudici hanno chiarito che la vicenda non riguarda la “totalizzazione” dei periodi assicurativi (meccanismo che somma i periodi di lavoro in diversi Stati per maturare il diritto alla pensione), ma il “trasferimento” dei contributi e le sue specifiche modalità di calcolo.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale. La disciplina normativa che regola i rapporti previdenziali tra Italia e Confederazione Svizzera è peculiare e distinta dalla legislazione comunitaria generale in materia di sicurezza sociale. La Legge n. 296/2006, art. 1, comma 777, ha introdotto un criterio di calcolo vincolante e specifico: la retribuzione pensionabile per i periodi di lavoro all’estero si ottiene moltiplicando l’importo dei contributi trasferiti per cento e dividendo il risultato per l’aliquota contributiva vigente nel periodo di riferimento. Questo metodo porta alla determinazione di una retribuzione “teorica” o “convenzionale”, che è l’unica base legittima per il calcolo della pensione.

La Corte ha inoltre precisato che la normativa europea e le sentenze della Corte di Giustizia UE, come la nota sentenza “Gottardo”, non sono pertinenti al caso specifico. Tali precedenti riguardavano il diritto alla totalizzazione negato per motivi di cittadinanza, una fattispecie completamente diversa da quella in esame, che verte unicamente sulle modalità tecniche di calcolo della pensione a seguito del trasferimento dei contributi.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chi ha lavorato in Svizzera e chiede la pensione in Italia: il calcolo dell’assegno non si baserà sulla busta paga svizzera, ma su una formula matematica prevista dalla legge italiana. Questa disciplina speciale, nata per regolare gli accordi bilaterali, prevale su considerazioni di carattere generale. La decisione ha implicazioni pratiche significative: i lavoratori devono essere consapevoli che l’importo della loro pensione italiana potrebbe non rispecchiare fedelmente il livello retributivo raggiunto all’estero. La sentenza solidifica l’interpretazione restrittiva della norma, chiudendo la porta a richieste di riliquidazione pensione estera basate sulla retribuzione effettiva percepita in Svizzera.

Come viene calcolata in Italia la pensione per i periodi di lavoro svolti in Svizzera?
La pensione viene calcolata non sulla base della retribuzione effettivamente percepita in Svizzera, ma su una “retribuzione pensionabile teorica”. Questa si ottiene applicando una formula specifica prevista dalla legge italiana (L. n. 296/2006), che consiste nel moltiplicare l’importo dei contributi trasferiti dalla Svizzera per cento e dividerlo per l’aliquota contributiva italiana del periodo di riferimento.

Perché il calcolo non si basa sulla retribuzione reale, come se il lavoro fosse stato svolto in Italia?
Perché la normativa che regola i rapporti previdenziali tra Italia e Svizzera è una disciplina speciale e peculiare. La legge italiana ha fornito un’interpretazione autentica e vincolante che stabilisce questo specifico metodo di calcolo, il quale prevale sui principi più generali contenuti nelle convenzioni internazionali o nella normativa comunitaria.

La Corte di Cassazione ha dato ragione al pensionato che chiedeva un ricalcolo della pensione?
No, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Ha confermato la legittimità del metodo di calcolo utilizzato dall’ente previdenziale, ritenendo che la sentenza della Corte d’Appello fosse corretta e immune da censure. Di conseguenza, il pensionato è stato anche condannato al pagamento delle spese legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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