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Riliquidazione pensione: conta la qualifica finale

La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini della riliquidazione pensione complementare, si deve considerare la qualifica lavorativa detenuta al momento della cessazione del servizio. Il diritto a ottenere il calcolo corretto della pensione è imprescrittibile e non è soggetto alla prescrizione decennale. La controversia nasceva dalla richiesta di alcuni ex dipendenti di applicare l’aliquota dell’85% (per i Quadri) anziché dell’82% (per i Funzionari), come correttamente riconosciuto dalla Corte, respingendo il ricorso del Fondo Pensione.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Riliquidazione Pensione Complementare: La Cassazione Conferma la Prevalenza della Qualifica Finale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di riliquidazione pensione complementare: per il calcolo della prestazione, ciò che conta è la qualifica professionale del lavoratore al momento del pensionamento, non quella precedente. Questa decisione chiarisce anche la natura imprescrittibile del diritto alla corretta quantificazione della pensione, distinguendolo dalla prescrizione dei singoli ratei.

I Fatti del Caso: La Controversia sulla Percentuale di Calcolo

La vicenda trae origine dalla richiesta di un gruppo di ex dipendenti di un istituto di credito, i quali contestavano il calcolo della loro pensione integrativa effettuato dal fondo pensione aziendale. Al momento del pensionamento, questi lavoratori erano inquadrati come “Quadri” di III o IV livello. Tuttavia, il Fondo aveva applicato l’aliquota di calcolo dell’82%, prevista dallo statuto per la qualifica di “Funzionario”, che i dipendenti avevano ricoperto in passato.

I pensionati, ritenendo di aver diritto a una prestazione più elevata, hanno agito in giudizio per ottenere la riliquidazione pensione complementare basata sull’aliquota dell’85%, corrispondente alla loro qualifica finale di “Quadri”. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno accolto le loro richieste, portando il Fondo a ricorrere in Cassazione.

La Decisione sul Diritto alla Riliquidazione Pensione Complementare

La Suprema Corte ha respinto il ricorso del Fondo, confermando le sentenze dei gradi di merito. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi principali: l’interpretazione dello statuto del Fondo e la questione della prescrizione.

L’Interpretazione dello Statuto del Fondo

Il Fondo sosteneva che, nonostante il cambio di qualifica da Funzionario a Quadro, il trattamento economico dei dipendenti era rimasto sostanzialmente invariato, giustificando così l’applicazione della percentuale più bassa (82%). La Cassazione ha ritenuto questa argomentazione irrilevante. Il testo dello statuto del Fondo (in particolare l’art. 18) è stato giudicato “inequivocabile” nel collegare la percentuale di calcolo della pensione alla categoria di appartenenza del lavoratore “al momento della cessazione dal servizio”. Di conseguenza, essendo i lavoratori andati in pensione con la qualifica di Quadro, a loro spettava di diritto l’aliquota dell’85%.

La Questione della Prescrizione del Diritto

Il secondo motivo di ricorso del Fondo riguardava la prescrizione. Si sosteneva che il diritto alla riliquidazione della pensione fosse un diritto di natura retributiva e, come tale, soggetto alla prescrizione decennale. Se la richiesta non fosse stata avanzata entro dieci anni dalla maturazione della pensione, il diritto si sarebbe estinto.

Anche su questo punto, la Corte ha dato torto al Fondo. Richiamando consolidata giurisprudenza, ha affermato la natura “previdenziale” del trattamento pensionistico integrativo. Questo comporta una conseguenza cruciale: il “diritto a pensione”, inteso come diritto all’esatta misura della prestazione, è fondamentale, irrinunciabile e imprescrittibile. La prescrizione, quindi, opera esclusivamente sui singoli ratei mensili non riscossi, ma non può mai estinguere il diritto a ottenere il calcolo corretto della prestazione per il futuro e per i ratei non ancora prescritti.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione basandosi sul tenore letterale delle norme statutarie del Fondo, che non lasciano spazio a interpretazioni alternative. La disposizione fa esplicito riferimento alla categoria di appartenenza al momento del pensionamento, senza prevedere ulteriori distinzioni o condizioni legate al trattamento economico precedente. L’interpretazione letterale, secondo i giudici, conduce al risultato già raggiunto nei gradi di merito.

Per quanto riguarda la prescrizione, la Corte ha sottolineato come il diritto a pensione sia un diritto fondamentale, costituzionalmente garantito. Limitare il diritto alla sua corretta quantificazione attraverso un termine di prescrizione decennale sarebbe in contrasto con questo principio. L’applicazione dei termini di prescrizione e decadenza, anche nei casi di riliquidazione, è legittima solo per i singoli ratei maturati e non riscossi, ma non può intaccare il diritto fondamentale alla prestazione stessa nella sua corretta misura.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida due principi di grande importanza per i lavoratori iscritti a fondi pensione complementari. In primo luogo, stabilisce che la qualifica professionale raggiunta al termine della carriera è il parametro decisivo per il calcolo della pensione integrativa, a prescindere dalle qualifiche o dai trattamenti economici precedenti. In secondo luogo, rafforza la tutela dei pensionati, confermando che il diritto a ricevere una pensione calcolata correttamente non si perde per il semplice decorso del tempo, potendo essere fatto valere in qualsiasi momento, ferma restando la prescrizione delle singole mensilità arretrate.

Quale qualifica lavorativa si deve considerare per calcolare la pensione complementare?
Secondo la Corte di Cassazione, si deve considerare la qualifica professionale che il lavoratore detiene al momento della cessazione del servizio e del pensionamento, come espressamente previsto dallo statuto del fondo pensione in esame.

Il diritto alla corretta quantificazione della pensione (riliquidazione) si prescrive?
No, il diritto alla pensione nella sua esatta misura è considerato un diritto fondamentale e imprescrittibile. La prescrizione opera solo sui singoli ratei di pensione già maturati e non riscossi, ma non sul diritto a ottenere il calcolo corretto della prestazione per il futuro.

Cosa succede se un lavoratore cambia qualifica ma il suo stipendio non cambia? Influisce sul calcolo della pensione complementare?
No, secondo la sentenza, il fatto che il trattamento economico sia rimasto invariato nonostante il cambio di qualifica è irrilevante. Ciò che conta ai fini del calcolo è unicamente la categoria di appartenenza al momento del pensionamento, come stabilito dalle norme statutarie del fondo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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