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Riliquidazione pensione: conta la contribuzione versata

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27609/2024, ha stabilito un principio cruciale in materia di riliquidazione pensione per i liberi professionisti. Sebbene la rivalutazione dei redditi debba decorrere dal 1980, la pensione non può essere ricalcolata in misura piena se non sono stati versati i corrispondenti maggiori contributi. La prestazione pensionistica deve essere commisurata alla sola contribuzione effettivamente versata, escludendo ogni automatismo presente invece nel lavoro dipendente.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Riliquidazione Pensione e Contributi: La Cassazione Chiarisce il Principio di Proporzionalità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande interesse per tutti i liberi professionisti: la riliquidazione pensione in relazione ai contributi previdenziali versati. La decisione chiarisce che non è possibile ottenere un ricalcolo migliorativo della pensione se, a fronte di una rivalutazione dei redditi, non è seguito un adeguamento dei contributi versati. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Adeguamento Pensionistico

Alcuni avvocati in pensione avevano richiesto alla loro Cassa Previdenziale la riliquidazione della pensione. La richiesta si basava sulla necessità di applicare la rivalutazione dei redditi a partire dal 1980, come previsto dalla normativa di settore, anziché dal 1983 come aveva fatto l’ente. La Corte d’Appello aveva dato loro ragione, ordinando il ricalcolo della pensione secondo i loro desiderata.

Tuttavia, la Cassa Previdenziale ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sollevando una questione fondamentale: i professionisti non avevano mai versato i maggiori contributi che sarebbero stati dovuti a seguito di tale rivalutazione anticipata. Si poneva quindi il problema di stabilire se la pensione potesse essere calcolata su una base contributiva ‘ipotetica’ e non su quella ‘effettiva’.

La Decisione della Corte e la questione della riliquidazione pensione

La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso della Cassa, cassando la sentenza d’appello. Pur confermando che la rivalutazione dei redditi doveva correttamente decorrere dal 1980, ha stabilito un principio cardine: la pensione deve essere calcolata esclusivamente sulla base dei contributi effettivamente versati.

I giudici hanno chiarito che la Corte d’Appello aveva errato nel ricalcolare la pensione come se i professionisti avessero sempre versato la contribuzione piena e adeguata alla rivalutazione. Così facendo, si era violato il principio di proporzionalità che lega la prestazione previdenziale ai contributi versati, un pilastro del sistema previdenziale dei liberi professionisti.

Le Motivazioni: Il Principio di Corrispettività tra Contributi e Prestazioni

Il cuore della motivazione risiede nella distinzione tra il sistema previdenziale dei lavoratori dipendenti e quello dei liberi professionisti. Per i primi vige il cosiddetto ‘principio di automatismo delle prestazioni’ (art. 2116 c.c.), secondo cui il lavoratore ha diritto alla pensione anche se il datore di lavoro ha omesso il versamento dei contributi. Questo principio, sottolinea la Corte, non si applica alla previdenza dei liberi professionisti.

Per questi ultimi, vige un nesso inscindibile tra contribuzione e prestazione. La rivalutazione dei redditi a partire dal 1980, pur essendo corretta, avrebbe dovuto comportare un correlato aumento dei contributi dovuti. Poiché tale aumento non è stato versato, la contribuzione per gli anni successivi al 1980 è da considerarsi ‘parziale’.

Di conseguenza, la riliquidazione pensione non può ignorare questa omissione. La prestazione deve essere commisurata alla sola contribuzione effettivamente affluita nelle casse dell’ente, e non a una contribuzione ipotetica e mai versata. Una contribuzione parziale, sebbene non azzeri il diritto all’anzianità, incide necessariamente sull’importo dell’assegno pensionistico, riducendolo in proporzione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Liberi Professionisti

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce chiaramente che i liberi professionisti non possono pretendere una pensione calcolata su importi che, sebbene teoricamente dovuti, non sono mai stati versati a titolo di contributi. Il diritto alla riliquidazione pensione è strettamente ancorato alla regolarità e completezza della posizione contributiva effettiva.

Questo principio di corrispettività rafforza la responsabilità individuale del professionista nella costruzione del proprio futuro previdenziale. Per ottenere una pensione piena, è indispensabile assicurarsi che i versamenti contributivi siano sempre allineati all’effettivo reddito imponibile, comprese le eventuali rivalutazioni previste dalla legge.

Per i liberi professionisti, la pensione può essere ricalcolata in misura piena sulla base di una rivalutazione dei redditi anche se non sono stati versati i maggiori contributi corrispondenti?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la pensione deve essere commisurata alla sola contribuzione effettivamente versata. Una contribuzione parziale incide sull’ammontare della pensione, che non può essere calcolata su una base contributiva ipotetica e non versata.

Il principio di automatismo delle prestazioni, valido per i lavoratori dipendenti, si applica anche ai liberi professionisti?
No, la sentenza chiarisce che il principio di automatismo delle prestazioni, per cui il diritto alla pensione matura anche in caso di omissione contributiva del datore di lavoro, non è applicabile alla previdenza dei liberi professionisti, per i quali vige un nesso diretto tra contributi versati e prestazione ricevuta.

A partire da quale anno si applica la rivalutazione dei redditi prevista dalla L. n. 576/80 ai fini pensionistici?
La Corte conferma che la rivalutazione dei redditi si applica a partire dal 1980. Tuttavia, ciò comporta che da quella data sarebbero stati dovuti anche i maggiori contributi, il cui mancato versamento incide sull’importo finale della pensione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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