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Ricusazione giudice: quando è legittima? Cassazione

Una parte ha richiesto la ricusazione di un giudice della Cassazione, sostenendo che lo stesso magistrato avesse già deciso una causa simile tra le stesse parti in un grado inferiore. La Corte Suprema ha respinto la richiesta, chiarendo che la ricusazione giudice è valida solo se il magistrato ha giudicato la stessa causa in una fase precedente dello stesso procedimento, e non in un processo distinto e separato, anche se connesso.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ricusazione Giudice: la Cassazione chiarisce i limiti

L’istituto della ricusazione giudice rappresenta una garanzia fondamentale per l’imparzialità del giudizio. Tuttavia, i motivi che la giustificano sono tassativamente previsti dalla legge e interpretati in modo rigoroso dalla giurisprudenza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene per delineare con precisione i confini di applicazione dell’art. 51, n. 4, del codice di procedura civile, specificando quando un giudice può essere considerato incompatibile per aver già “conosciuto” la causa in un altro grado di giudizio. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata.

I fatti di causa

Il caso trae origine da un ricorso per cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello. Durante il procedimento, il ricorrente ha presentato un’istanza di ricusazione nei confronti del consigliere relatore designato. Il motivo? Lo stesso magistrato, quando era Giudice Unico presso il Tribunale, aveva già deciso una causa tra le medesime parti e avente un oggetto analogo.

Secondo il ricorrente, questa precedente conoscenza della materia costituiva una violazione del dovere di terzietà, integrando l’ipotesi di ricusazione obbligatoria prevista dal codice per aver “conosciuto della causa come magistrato in altro grado di giudizio”. A sostegno della propria tesi, il ricorrente evidenziava come la stessa sentenza d’appello impugnata facesse esplicito riferimento a quella precedente decisione di primo grado, dimostrando una stretta connessione tra i due contenziosi.

La decisione della Corte di Cassazione sulla ricusazione giudice

La Corte di Cassazione ha respinto l’istanza di ricusazione, ritenendola infondata. I giudici supremi hanno ribadito un principio consolidato: l’obbligo di astensione (e il conseguente diritto di ricusazione) previsto dall’art. 51, n. 4, c.p.c. si applica solo quando il giudice si è già pronunciato sulla medesima “res iudicanda” (cioè, lo stesso oggetto di giudizio) in una fase o grado precedente dello stesso e unico processo.

In altre parole, la norma è volta a garantire che l’impugnazione sia decisa da un giudice diverso da quello che ha emesso il provvedimento impugnato all’interno del medesimo percorso processuale. La situazione è differente quando, come nel caso di specie, il giudice ha deciso un procedimento distinto e separato, anche se questo riguarda le stesse parti e implica la risoluzione di questioni identiche.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che le ipotesi di astensione obbligatoria, essendo una deroga al principio costituzionale del giudice naturale precostituito per legge, devono essere interpretate in modo restrittivo. Estendere l’obbligo di astensione a casi di procedimenti distinti, seppur connessi, significherebbe ampliare indebitamente le cause di incompatibilità del giudice.

Il fatto che un magistrato abbia già espresso una valutazione su questioni di diritto identiche in una causa parallela non integra di per sé una “manifestazione indebita” del proprio convincimento né un pregiudizio sulla sua imparzialità. Il giudice, nel nuovo processo, non è vincolato dalla decisione precedente e deve pronunciarsi esclusivamente sulla base delle difese e delle prove addotte in quel giudizio specifico. La precedente esperienza su una tematica simile non è causa di incompatibilità funzionale, ma rientra nella normale attività giurisdizionale.

Conclusioni

Con questa ordinanza, la Cassazione rafforza un’interpretazione rigorosa dei motivi di ricusazione giudice. La decisione chiarisce che la semplice conoscenza pregressa di questioni analoghe in un diverso procedimento non è sufficiente a far scattare l’obbligo di astensione. Per poter ricusare un giudice con successo su questa base, è necessario dimostrare che egli abbia già esercitato una funzione giurisdizionale in una fase o grado precedente dello stesso identico processo. Questa pronuncia offre un importante criterio guida per le parti processuali, delimitando con chiarezza il perimetro di una delle più delicate garanzie del giusto processo.

Quando si può chiedere la ricusazione di un giudice per aver già conosciuto la causa?
La ricusazione è ammissibile solo se il giudice ha già conosciuto e deciso sulla stessa identica causa (medesima res iudicanda) in un grado o fase precedente dello stesso e unico processo, come nel caso di un giudice d’appello che abbia emesso la sentenza di primo grado.

Se un giudice ha deciso una causa simile tra le stesse parti in passato, è automaticamente motivo di ricusazione?
No. Secondo la Corte, il fatto che un giudice abbia deciso in un procedimento distinto e separato, anche se riguardante le stesse parti e questioni giuridiche identiche, non costituisce motivo di ricusazione. La norma si applica solo all’interno del medesimo processo.

Qual è la conseguenza se un’istanza di ricusazione viene respinta dalla Corte di Cassazione?
In caso di rigetto dell’istanza di ricusazione, la parte che l’ha proposta può essere condannata al pagamento di una pena pecuniaria, come previsto dall’art. 54 del codice di procedura civile. Nel caso specifico, la sanzione è stata di 250,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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