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Ricorso telematico: improcedibile se non depositato

La Corte di Cassazione dichiara l’improcedibilità di un ricorso principale perché non depositato con modalità telematica, come ormai obbligatorio. Anche il ricorso incidentale viene dichiarato improcedibile per vizi formali. La sentenza sottolinea il rigore delle nuove norme sul processo civile telematico, sanzionando una parte per aver richiesto una decisione superflua.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ricorso Telematico Obbligatorio: la Cassazione Dichiara l’Improcedibilità

Con la recente ordinanza n. 21732/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale nell’era della giustizia digitale: il mancato utilizzo del ricorso telematico, ove obbligatorio, conduce inesorabilmente alla declaratoria di improcedibilità. Questa decisione non solo conferma la perentorietà delle nuove norme procedurali introdotte con la Riforma Cartabia, ma funge da severo monito per tutti gli operatori del diritto sull’importanza di un’assoluta conformità alle modalità di deposito telematico degli atti.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale trae origine da un contenzioso giunto dinanzi alla Corte di Cassazione a seguito di una sentenza della Corte d’Appello. La parte soccombente in secondo grado proponeva ricorso principale, mentre la controparte resisteva con un controricorso, presentando a sua volta un ricorso incidentale per contestare aspetti della decisione a lei sfavorevoli.

Il caso veniva assegnato a un Consigliere delegato per una proposta di definizione accelerata del giudizio, ai sensi dell’art. 380-bis c.p.c. La proposta evidenziava da subito gravi vizi procedurali che minavano l’ammissibilità di entrambe le impugnazioni.

La Proposta e l’Obbligatorietà del Ricorso Telematico

Il cuore della questione, per quanto riguarda il ricorso principale, risiedeva nella sua modalità di deposito. L’atto era stato depositato in modo non telematico in una data in cui la normativa introdotta dal d.lgs. n. 149 del 2022 (Riforma Cartabia) aveva già reso esclusivo l’utilizzo delle modalità telematiche per il deposito degli atti processuali presso la Corte di Cassazione.

Secondo la proposta, questa violazione dell’art. 196-quater delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile rendeva il ricorso irrimediabilmente improcedibile. La norma, infatti, non lascia spazio a interpretazioni: salvo casi eccezionali tassativamente previsti, il canale telematico è l’unico consentito.

I Vizi del Ricorso Incidentale

Anche il ricorso incidentale presentava criticità tali da renderlo inammissibile. In primo luogo, la copia depositata era priva dell’attestazione di conformità e della relata di avvenuta pubblicazione della sentenza impugnata. In secondo luogo, e in subordine, i motivi di ricorso erano stati ritenuti generici, non specifici e privi di un reale confronto con le motivazioni della sentenza d’appello, risolvendosi in censure di merito non ammissibili nel giudizio di legittimità.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte, riunita in camera di consiglio, ha pienamente condiviso le conclusioni della proposta di definizione accelerata. I giudici hanno confermato che la transizione al processo telematico è un passaggio non derogabile e che le forme prescritte dalla legge per il deposito degli atti hanno natura funzionale e non meramente formale. Il mancato rispetto dell’obbligo del ricorso telematico per il gravame principale ha quindi portato alla sua inevitabile declaratoria di improcedibilità.

Allo stesso modo, la Corte ha confermato l’improcedibilità del ricorso incidentale per i difetti procedurali evidenziati. La decisione si distingue, tuttavia, per un aspetto peculiare: la condanna della parte ricorrente incidentale al pagamento di una somma di € 1.000,00 a favore della Cassa delle ammende. Sebbene questa parte avesse dichiarato di condividere la proposta, aveva comunque richiesto una decisione formale, provocando così un’attività giurisdizionale che, alla luce dell’evidente fondatezza della proposta, era superflua. La Corte ha ritenuto questo comportamento meritevole di sanzione ai sensi del terzo comma dell’art. 380-bis c.p.c., compensando invece le spese di lite tra le parti data la soccombenza reciproca.

Conclusioni

Questa ordinanza è emblematica della svolta digitale della giustizia italiana e del rigore con cui le Corti superiori intendono applicare le nuove regole procedurali. Il messaggio è chiaro: l’adeguamento tecnologico e la scrupolosa osservanza delle norme sul processo telematico non sono più un’opzione, ma un requisito indispensabile per l’accesso alla giustizia. Ignorare tali prescrizioni significa esporsi al rischio concreto di vedere le proprie ragioni respinte per motivi puramente procedurali, senza che il merito della questione venga mai esaminato. Gli avvocati sono quindi chiamati a una diligenza ancora maggiore nel gestire le nuove modalità di interazione con gli uffici giudiziari, pena conseguenze processuali molto severe.

È obbligatorio depositare il ricorso per Cassazione in via telematica?
Sì, a seguito della riforma introdotta dal d.lgs. n. 149 del 2022, il deposito degli atti processuali presso la Corte di Cassazione deve avvenire esclusivamente con modalità telematiche, salvo casi eccezionali espressamente previsti dalla legge.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione non viene depositato telematicamente quando è obbligatorio?
Il ricorso viene dichiarato improcedibile. Ciò significa che la Corte non esaminerà il merito dell’impugnazione, che verrà respinta per un vizio procedurale insanabile.

Si può essere condannati a una sanzione anche se si accetta la proposta di definizione del giudizio?
Sì. Come dimostra questo caso, se una parte, pur dichiarando di aderire alla proposta di definizione, chiede comunque alla Corte di pronunciarsi con una decisione formale, può essere condannata al pagamento di una somma a favore della Cassa delle ammende per aver provocato un’attività giurisdizionale superflua.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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