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Ricorso per revocazione: i requisiti di ammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso per revocazione improcedibile a causa del mancato deposito della copia autentica del provvedimento impugnato. L’ordinanza sottolinea come questo requisito formale sia inderogabile e come la presentazione di un ricorso confuso e con motivi non pertinenti possa portare a sanzioni per lite temeraria.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ricorso per Revocazione: Deposito Assente, Sanzioni Presenti

Un ricorso per revocazione presentato alla Corte di Cassazione deve rispettare requisiti formali stringenti, la cui omissione può portare non solo all’improcedibilità, ma anche a pesanti sanzioni. Con l’ordinanza n. 8324/2024, la Suprema Corte ribadisce l’importanza della diligenza processuale, sanzionando duramente un ricorso viziato da molteplici e gravi difetti.

I Fatti del Caso

Un soggetto proponeva un ricorso per revocazione avverso una precedente ordinanza della Corte di Cassazione che aveva dichiarato inammissibile un suo primo ricorso. La parte resistente, costituitasi in giudizio, eccepiva l’infondatezza dell’istanza. La Corte, esaminati gli atti, si è trovata di fronte a un ricorso con palesi vizi procedurali e sostanziali.

L’Analisi della Corte e i vizi del ricorso per revocazione

La decisione della Cassazione si fonda su una pluralità di ragioni, ciascuna sufficiente a decretare l’esito negativo del giudizio. La Corte ha rilevato non solo un vizio formale insuperabile, ma anche una manifesta infondatezza nel merito.

Il Vizio Formale Decisivo: il Mancato Deposito

Il motivo principale e assorbente che ha condotto alla declaratoria di improcedibilità è di natura puramente formale, ma fondamentale. Il ricorrente, infatti, aveva omesso di depositare la copia autentica dell’ordinanza che intendeva revocare, allegando unicamente la prima pagina del provvedimento.

La Corte ha richiamato la giurisprudenza consolidata secondo cui, ai sensi dell’art. 391-bis c.p.c. in combinato disposto con l’art. 369, comma 2, n. 2, c.p.c., il deposito della copia autentica della sentenza impugnata è un requisito a pena di improcedibilità. Questa mancanza non è sanabile e impedisce al collegio di procedere all’esame del merito.

Ulteriori Profili di Inammissibilità

Peraltro, la Corte ha evidenziato che, anche superando il vizio formale, il ricorso sarebbe stato comunque inammissibile per altre ragioni:

1. Confusione Espositiva: L’atto è stato giudicato “insuperabilmente confusionario ed inintelligibile”, privo di una chiara esposizione dei fatti e incapace di confrontarsi con le motivazioni del provvedimento impugnato.
2. Erroneità del Mezzo Utilizzato: Il ricorrente tentava di contestare un presunto errore di valutazione della Corte sulle condizioni di ammissibilità del precedente ricorso. Tuttavia, la revocazione è un rimedio previsto per errori di fatto (es. la Corte crede inesistente un documento che invece è agli atti) e non per presunti errori di giudizio o di interpretazione delle norme processuali.
3. Difetto di Legittimazione: Il ricorso era stato proposto anche per far valere la presunta estraneità di un’altra parte al precedente giudizio, una doglianza per la quale il ricorrente non aveva né legittimazione né interesse ad agire.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte è netta nel sanzionare non solo l’errore procedurale, ma anche la temerarietà dell’iniziativa. L’ordinanza evidenzia come l’obbligo di depositare il provvedimento impugnato sia una regola essenziale per consentire al giudice di verificare i motivi dell’impugnazione. La sua violazione rende il ricorso nullo fin dall’origine.

La Corte, inoltre, ha deciso di condannare il ricorrente ai sensi dell’art. 96, comma 3, c.p.c. per lite temeraria. Questa decisione è stata giustificata non solo dalla palese infondatezza e inammissibilità del ricorso, ma anche dal tenore dell’atto, definito “infarcito di frasi calunniose e ingiuriose” a tal punto che per depurarlo sarebbe stato necessario cancellarlo per intero. Questa condotta processuale, gravemente lesiva del rispetto dovuto alla controparte e ai giudici, ha giustificato l’irrogazione di una sanzione economica aggiuntiva, oltre alla condanna alle spese legali.

Le Conclusioni

La pronuncia in esame offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, conferma il rigore con cui la Corte di Cassazione valuta il rispetto dei requisiti formali, considerandoli non meri adempimenti burocratici, ma presupposti indispensabili per la corretta amministrazione della giustizia. In secondo luogo, serve da monito contro la presentazione di ricorsi manifestamente infondati, confusi o pretestuosi. La sanzione per lite temeraria e la condanna al versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato rappresentano strumenti efficaci per scoraggiare l’abuso del processo e tutelare l’efficienza del sistema giudiziario.

Quando un ricorso per revocazione davanti alla Cassazione è considerato improcedibile?
Un ricorso per revocazione è dichiarato improcedibile quando il ricorrente omette di depositare la copia autentica e integrale del provvedimento che intende impugnare, come espressamente richiesto dal codice di procedura civile. Si tratta di un requisito formale non sanabile.

È possibile chiedere la revocazione di una decisione della Cassazione per un errore di valutazione?
No. La revocazione è un rimedio straordinario previsto per ovviare a specifici errori di fatto (ad esempio, quando la decisione si basa su un fatto la cui esistenza è incontestabilmente esclusa dagli atti). Non può essere utilizzata per contestare presunti errori di giudizio o di interpretazione delle norme di diritto o di procedura.

Quali sono le conseguenze di un ricorso manifestamente inammissibile e temerario?
Il ricorrente può essere condannato a rifondere le spese legali alla controparte, a pagare una somma aggiuntiva a titolo di risarcimento per lite temeraria (art. 96 c.p.c.) e a versare un ulteriore importo pari al contributo unificato già dovuto per l’iscrizione a ruolo del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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