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Ricorso inammissibile: condanna per abuso del processo

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un cittadino contro cartelle di pagamento per spese di giustizia. Dato che il ricorrente aveva già proposto numerosi ricorsi identici e sempre respinti, la Corte lo ha condannato per abuso del processo ai sensi dell’art. 96 c.p.c., imponendo una sanzione pecuniaria in aggiunta al pagamento delle spese legali. La decisione sottolinea le conseguenze della lite temeraria e del perseverare in azioni legali manifestamente infondate.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ricorso Inammissibile e Abuso del Processo: La Decisione della Cassazione

Presentare un appello è un diritto fondamentale, ma cosa succede quando questo diritto viene esercitato in modo seriale e senza fondamento? Un recente provvedimento della Corte di Cassazione chiarisce che un ricorso inammissibile, se proposto con colpa grave, può trasformarsi in un ‘abuso del processo’, con conseguenze economiche significative per chi agisce in giudizio. Analizziamo questa importante ordinanza per capire i limiti del diritto di impugnazione.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce dall’opposizione di un cittadino a una serie di cartelle di pagamento. Tali cartelle erano state emesse per la riscossione coattiva di spese di giustizia, spese per ufficiali giudiziari e altri importi dovuti in seguito a procedimenti giudiziari. Il cittadino lamentava la nullità degli atti per vari motivi, tra cui la presunta incomprensibilità del contenuto, l’impossibilità di individuare il titolo esecutivo, la mancata notifica di atti preliminari e la prescrizione.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello hanno respinto le sue ragioni, confermando la legittimità della riscossione. Non soddisfatto, il cittadino ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, contestando le decisioni dei giudici di merito.

L’Analisi della Corte e il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato i quattro motivi di ricorso presentati, dichiarandoli tutti manifestamente infondati e, di conseguenza, il ricorso inammissibile nel suo complesso. La Corte ha sottolineato un dettaglio cruciale: non era la prima volta che si pronunciava su questioni identiche o molto simili sollevate dallo stesso ricorrente.

Facendo riferimento a una lunga serie di precedenti specifici (citati con la formula ex permultis), i giudici hanno evidenziato come le questioni fossero già state ampiamente decise e risolte in passato. Ogni motivo di ricorso si scontrava con un orientamento giurisprudenziale consolidato che lo stesso ricorrente aveva già avuto modo di conoscere in altre occasioni in cui era rimasto soccombente.

La Condanna per Abuso del Processo ai Sensi dell’Art. 96 c.p.c.

La parte più significativa della decisione non è la dichiarazione di inammissibilità, ma ciò che ne consegue. La Corte ha osservato che la condotta del ricorrente – il quale, per anni, ha continuato a proporre numerosissimi ricorsi identici pur essendo stato sistematicamente sconfitto e senza confrontarsi con le motivazioni delle Corti – integra una ‘colpa grave’.

Questo comportamento è stato qualificato come abuso del processo. Di conseguenza, la Corte ha applicato l’articolo 96, terzo comma, del codice di procedura civile, che sanziona la cosiddetta ‘lite temeraria’. Oltre a condannare il ricorrente alla refusione delle spese legali in favore del Ministero convenuto, lo ha condannato al pagamento di un’ulteriore somma, liquidata in via equitativa, a titolo di risarcimento.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla necessità di sanzionare l’abuso dello strumento processuale. Perseverare nel proporre ricorsi manifestamente infondati, ignorando una giurisprudenza costante e consolidata, non costituisce un legittimo esercizio del diritto di difesa, ma un comportamento processuale colpevole che intasa inutilmente la macchina della giustizia e danneggia la controparte. La condanna ex art. 96 c.p.c. serve quindi come sanzione e come deterrente, per evitare che il sistema giudiziario venga utilizzato a scopi dilatori o emulativi.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un monito importante: il diritto di impugnare una decisione non è illimitato. Quando un appello si rivela un ricorso inammissibile perché palesemente infondato e reiterato, le conseguenze possono essere severe. La giustizia riconosce il diritto di difesa, ma non tollera l’abuso degli strumenti processuali. La decisione riafferma il principio secondo cui agire in giudizio richiede responsabilità e la consapevolezza che azioni temerarie possono comportare un costo economico ben superiore alle sole spese legali.

Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è manifestamente infondato, ovvero quando si scontra con principi e orientamenti legali già consolidati e ripetutamente affermati dalla giurisprudenza, rendendo la sua valutazione nel merito superflua.

Cosa significa essere condannati per ‘abuso del processo’ o ‘lite temeraria’?
Significa che il giudice ha riconosciuto che una parte ha agito in giudizio con ‘colpa grave’, ad esempio continuando un’azione legale nonostante la sua evidente infondatezza. Questa condotta comporta una sanzione pecuniaria, stabilita dal giudice, da versare alla controparte, in aggiunta al pagamento delle spese processuali.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una sanzione oltre alle spese legali?
Perché, tra il 2019 e il 2022, aveva proposto numerosissimi ricorsi con contenuti pressoché identici a quello in esame, risultando sempre sconfitto. La Corte ha ritenuto che questa perseveranza, senza tener conto delle ragioni giuridiche delle continue sconfitte, costituisse una ‘colpa grave’ che giustificava l’applicazione della sanzione per abuso del processo prevista dall’art. 96, comma 3, del codice di procedura civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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