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Ricorso in Cassazione improcedibile: guida pratica

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso in Cassazione improcedibile a causa del mancato deposito, da parte del ricorrente, della copia notificata della sentenza impugnata. Il caso riguardava una richiesta di rimborso di un’imposta di registro. La Corte ha ribadito che l’onere di provare la tempestività dell’impugnazione spetta a chi la propone, sottolineando l’importanza del rispetto rigoroso delle norme procedurali.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ricorso in Cassazione Improcedibile: L’Importanza della Prova della Notifica

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale della procedura civile: la dichiarazione di ricorso in cassazione improcedibile per il mancato rispetto degli oneri probatori a carico del ricorrente. Questa ordinanza sottolinea come la cura degli aspetti formali sia cruciale per l’accesso alla giustizia di legittimità. Il caso analizzato offre spunti preziosi sulla necessità di depositare la copia notificata della sentenza impugnata per dimostrare la tempestività dell’appello. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Un avvocato aveva intentato una causa contro un istituto di credito per ottenere il rimborso dell’imposta di registro versata in relazione a diverse ordinanze di assegnazione. In primo grado, il Giudice di Pace aveva accolto la sua domanda.

Successivamente, l’istituto di credito ha appellato la decisione e il Tribunale, in secondo grado, ha riformato la sentenza. La domanda del legale è stata dichiarata improcedibile perché non era stato esperito il tentativo obbligatorio di negoziazione assistita. Contro questa decisione, l’avvocato ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando un contrasto con il diritto europeo.

L’onere della prova e il ricorso in cassazione improcedibile

La Corte di Cassazione non è entrata nel merito della questione sollevata dal ricorrente (relativa alla negoziazione assistita), fermandosi a una valutazione preliminare di ammissibilità del ricorso stesso. Il ricorrente aveva affermato che la sentenza del Tribunale gli era stata notificata in una certa data, facendo così scattare il termine ‘breve’ di sessanta giorni per l’impugnazione. Tuttavia, non ha depositato agli atti la prova di tale notifica, ovvero la copia della sentenza munita della relativa relata di notificazione.

La Corte ha ricordato la sua giurisprudenza consolidata: è onere di chi impugna dimostrare la tempestività del proprio ricorso. Se il ricorrente invoca il termine breve, deve produrre la documentazione che attesti la data di notifica. In assenza di tale prova, il ricorso deve essere dichiarato improcedibile.

La Decisione della Corte

La Suprema Corte ha rilevato che, in assenza della prova della notifica, non era possibile verificare il rispetto del termine breve di impugnazione. Gli Ermellini hanno inoltre specificato che il ricorso sarebbe stato comunque tardivo anche considerando il termine ‘lungo’ di sei mesi dalla pubblicazione della sentenza. La sentenza del Tribunale era stata infatti pubblicata il 7 settembre 2020 e il ricorso notificato il 24 novembre 2020, oltre il termine di sessanta giorni. Di conseguenza, il ricorso in Cassazione è stato dichiarato improcedibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese legali.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sul rigoroso rispetto delle norme procedurali che regolano il giudizio di legittimità. L’articolo 369 del codice di procedura civile impone al ricorrente di depositare, a pena di improcedibilità, la copia autentica della sentenza impugnata con la relazione di notificazione, se avvenuta. Questo onere non è un mero formalismo, ma una garanzia per il corretto svolgimento del processo, consentendo alla Corte di verificare d’ufficio un presupposto processuale fondamentale: la tempestività dell’impugnazione. La mancanza di tale produzione documentale, non sanata neppure dal deposito della controparte, impedisce alla Corte di procedere all’esame del merito del ricorso, rendendolo irrimediabilmente improcedibile.

Le Conclusioni

La decisione in commento è un monito sull’importanza della diligenza processuale. Anche le ragioni di merito più fondate non possono essere esaminate se l’accesso al giudizio è precluso da una violazione delle norme che ne regolano la procedura. Per gli avvocati, ciò significa prestare la massima attenzione agli adempimenti richiesti dalla legge, in particolare al momento del deposito del ricorso, per evitare che un errore formale possa vanificare l’intero percorso giudiziario e compromettere la tutela dei diritti del proprio assistito. La pronuncia conferma che nel processo civile, e in particolare nel giudizio di Cassazione, la forma è essa stessa sostanza.

Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato dichiarato improcedibile?
Il ricorso è stato dichiarato improcedibile perché il ricorrente, pur affermando di aver ricevuto la notifica della sentenza impugnata e quindi di dover rispettare il termine breve di 60 giorni, non ha depositato agli atti la copia della sentenza con la relativa relata di notificazione, documento indispensabile per provare la data di decorrenza del termine.

Chi ha l’onere di provare che un ricorso è stato presentato in tempo?
L’onere di provare la tempestività del ricorso spetta sempre al ricorrente, cioè alla parte che presenta l’impugnazione. Se non fornisce la prova necessaria, come la copia notificata della sentenza, il suo ricorso viene considerato inammissibile.

Cosa sarebbe successo se la controparte avesse depositato la copia notificata della sentenza?
Secondo la giurisprudenza citata, se la controparte (controricorrente) o il fascicolo d’ufficio avessero contenuto la relazione di notificazione, la Corte avrebbe potuto prenderla in considerazione per verificare la tempestività. In questo caso specifico, però, neanche la difesa della controparte ha prodotto tale documento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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