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Ricongiunzione contributi: no interessi a carico INPS

Un ex pilota militare, passato a una compagnia aerea privata, ha chiesto la ricongiunzione dei contributi versati al fondo pubblico. La Cassazione ha respinto la sua richiesta di addebitare gli interessi all’INPS, stabilendo che si applica la ‘costituzione della posizione assicurativa’, che prevede il trasferimento dei soli contributi senza oneri aggiuntivi per l’ente.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Ricongiunzione Contributi: La Cassazione Nega gli Interessi a Carico dell’INPS

La gestione dei contributi previdenziali è un tema cruciale per chiunque cambi carriera, specialmente nel passaggio dal settore pubblico a quello privato. La ricongiunzione contributi è lo strumento che permette di unificare periodi di lavoro diversi, ma le regole possono variare significativamente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un aspetto fondamentale: il trasferimento dei contributi per un ex dipendente pubblico che non ha maturato il diritto alla pensione e il conseguente onere degli interessi.

I Fatti di Causa: Il Passaggio dal Servizio Militare al Settore Privato

Il caso esaminato riguarda un ex pilota della Marina Militare, iscritto al fondo previdenziale INPDAP (ora confluito in INPS). Dopo aver cessato il servizio senza aver raggiunto i requisiti per la pensione, ha intrapreso una nuova carriera come pilota per una compagnia aerea privata, iscrivendosi al Fondo Volo dell’INPS.

A questo punto, il lavoratore ha richiesto la ricongiunzione dei contributi versati durante il servizio militare nel nuovo fondo. La sua domanda includeva la pretesa che gli interessi maturati su tali contributi fossero detratti dalla somma da lui dovuta per completare la ricongiunzione, ponendoli di fatto a carico della gestione pubblica di provenienza.

La Controversia sulla Ricongiunzione Contributi e i Gradi di Giudizio

La questione legale verteva su quale normativa applicare. Da un lato, la legge generale sulla ricongiunzione (L. n. 29/1979) che, in certi casi, prevede un meccanismo di calcolo che può risultare più favorevole al lavoratore. Dall’altro, le norme specifiche per i dipendenti pubblici che cessano il servizio senza diritto a pensione (D.P.R. n. 1092/1973).

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al pilota, ritenendo applicabile la normativa sulla ricongiunzione e, di conseguenza, addebitando l’onere degli interessi alla gestione previdenziale pubblica. L’INPS ha però impugnato la decisione, portando il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ribaltato le decisioni precedenti, accogliendo il ricorso dell’INPS. I giudici hanno chiarito che, nel caso di specie, non si doveva applicare l’istituto della ricongiunzione, bensì quello della ‘costituzione della posizione assicurativa’, disciplinato da una normativa speciale per il pubblico impiego.

Secondo l’art. 124 del D.P.R. n. 1092/1973, quando un dipendente pubblico cessa il servizio senza aver maturato il diritto a pensione, si procede d’ufficio (ope legis) al trasferimento dei contributi versati presso l’assicurazione generale obbligatoria dell’INPS. Questo meccanismo è automatico e non dipende da una richiesta del lavoratore.

Il punto cruciale della decisione risiede nell’art. 125 dello stesso decreto, il quale stabilisce espressamente che i contributi da trasferire sono determinati ‘senza interessi’. Pertanto, la pretesa del lavoratore di vedere gli interessi accollati all’ente di provenienza era infondata, poiché la normativa speciale applicabile esclude tale possibilità.

La Corte ha inoltre precisato che l’eccezione che avrebbe impedito la costituzione automatica della posizione assicurativa (prevista dall’art. 126) si verifica solo se il lavoratore assume un altro ‘servizio’ pubblico per il quale è prevista la riunione dei contributi, condizione non verificatasi, dato il passaggio a un impiego privato.

Le Conclusioni

Questa ordinanza stabilisce un principio chiaro e di notevole impatto pratico. I lavoratori che transitano dal settore pubblico a quello privato, dopo aver cessato il servizio senza aver maturato il diritto a pensione, devono essere consapevoli che il trasferimento dei loro contributi avverrà secondo le regole della ‘costituzione della posizione assicurativa’.

Ciò significa che la gestione pubblica di provenienza trasferirà solo l’ammontare nominale dei contributi versati, senza gli interessi maturati nel tempo. L’eventuale onere finanziario per coprire il valore attualizzato di tali contributi, necessario per la ricongiunzione nel nuovo fondo, resterà interamente a carico del lavoratore.

Un ex dipendente pubblico che passa al settore privato senza diritto a pensione ha diritto alla ricongiunzione dei contributi con interessi a carico dell’ente di provenienza?
No. Secondo la Corte di Cassazione, in questo caso si applica la normativa speciale sulla ‘costituzione della posizione assicurativa’ (D.P.R. n. 1092/1973), che prevede il trasferimento dei contributi versati senza interessi. L’onere finanziario degli interessi rimane a carico del lavoratore.

Qual è la differenza tra ‘ricongiunzione’ e ‘costituzione della posizione assicurativa’?
La ‘ricongiunzione’ (L. n. 29/1979) è un istituto generalmente attivato su richiesta del lavoratore per unificare i contributi versati in diverse gestioni. La ‘costituzione della posizione assicurativa’ (D.P.R. n. 1092/1973) è un meccanismo automatico e specifico per i dipendenti pubblici che cessano il servizio senza aver maturato il diritto a pensione, con regole di trasferimento dei contributi differenti, notamment l’assenza di interessi.

Perché la Corte di Cassazione ha dato ragione all’INPS?
La Corte ha ritenuto che la normativa speciale per i dipendenti pubblici prevalga su quella generale. Poiché il lavoratore era un ex militare cessato dal servizio senza diritto a pensione, la procedura corretta era la costituzione della posizione assicurativa, che, per legge, avviene trasferendo i contributi senza interessi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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