LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricollocazione dirigente: l’obbligo prima del concorso

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di riorganizzazione aziendale che porta alla soppressione di un incarico dirigenziale, l’azienda sanitaria ha l’obbligo di tentare la ricollocazione del dirigente prima di indire una nuova selezione pubblica per le posizioni neocostituite. La sentenza chiarisce che il semplice carattere di ‘novità’ delle nuove strutture non è sufficiente a giustificare l’immediato ricorso a una procedura comparativa, ignorando l’obbligo di repechage previsto dalla contrattazione collettiva. La Corte ha accolto il ricorso della dirigente, il cui incarico era cessato ante tempus, cassando la precedente decisione della Corte d’Appello.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Ricollocazione Dirigente: l’Azienda Deve Valutare il Ripescaggio Prima di Indire un Nuovo Concorso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 30455 del 2025, ha fornito un chiarimento fondamentale sul tema della ricollocazione dirigente nel settore della sanità pubblica. Il caso analizzato riguarda una direttrice di struttura complessa il cui incarico è cessato prima della scadenza a causa di una riorganizzazione aziendale. La Corte ha stabilito un principio cruciale: prima di avviare una selezione pubblica per i nuovi incarichi, l’azienda sanitaria ha il dovere di tentare attivamente di ricollocare il dirigente ‘rimasto senza posto’. Vediamo nel dettaglio i fatti e le motivazioni della Corte.

Il Caso: Riorganizzazione Aziendale e Soppressione dell’Incarico

Una dirigente medico ricopriva l’incarico di direttore di una struttura complessa di ‘pronto soccorso e medicina d’urgenza’. A seguito di una vasta riorganizzazione operata dalla Regione, la sua unità organizzativa veniva soppressa e sostituita da due nuove strutture complesse. La dirigente, ritenendo che i nuovi incarichi fossero equivalenti al suo precedente, sosteneva di avere il diritto di essere nominata de plano (cioè, automaticamente) a capo di una delle due nuove unità.

L’Azienda Sanitaria, al contrario, riteneva che la creazione di nuove strutture imponesse per legge l’avvio di una procedura di selezione pubblica e comparativa, aperta a tutti i candidati idonei, e pubblicava un avviso in tal senso. La questione è così approdata in tribunale, con la Corte d’Appello che dava ragione all’Azienda, sottolineando il carattere di ‘novità’ delle strutture che giustificava la selezione.

La Questione Giuridica: Diritto alla Ricollocazione del Dirigente o Nuova Selezione?

Il cuore della controversia risiede nel bilanciamento tra due principi. Da un lato, la normativa sulla dirigenza sanitaria (D.Lgs. 502/1992) prevede che gli incarichi di direzione di struttura complessa siano conferiti tramite procedure comparative per garantire imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione. Dall’altro, la contrattazione collettiva e specifiche norme di legge tutelano il dirigente il cui incarico cessa ante tempus (prima della scadenza) per cause non a lui imputabili, come una riorganizzazione.

La domanda a cui la Cassazione ha dovuto rispondere è: l’obbligo di avviare una procedura selettiva prevale sempre e comunque, oppure l’azienda ha un dovere preliminare di tutelare il dirigente ‘uscente’ attraverso un tentativo di ricollocazione?

La Decisione della Cassazione sulla Ricollocazione del Dirigente

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione della Corte d’Appello, accogliendo le ragioni della dirigente. Ha affermato che l’azienda sanitaria ha errato nel considerare irrilevante la normativa contrattuale (in particolare l’art. 31 del CCNL del 1996) che impone di ‘esperire ogni utile tentativo per la ricollocazione’ dei dirigenti in caso di ristrutturazione. Questo obbligo, richiamato esplicitamente sia da note regionali che da atti della stessa azienda, non può essere semplicemente ignorato.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della sentenza si fondano su una logica di efficienza e di tutela del lavoratore. La Corte ha spiegato che, quando un incarico dirigenziale cessa prima del tempo per riorganizzazione, il dirigente conserva il diritto al trattamento economico fino alla scadenza originaria del contratto. Per evitare uno spreco di risorse pubbliche (pagare un dirigente senza incarico) e per valorizzare la professionalità esistente, la contrattazione collettiva ha previsto un meccanismo di repechage o ricollocazione.

Questo obbligo di ricollocazione del dirigente non significa una nomina automatica, ma impone all’azienda un dovere procedurale: prima di aprire il posto al mercato esterno con un avviso pubblico, deve effettuare una valutazione interna. Deve verificare se il dirigente, il cui posto è stato soppresso, possieda i requisiti per ricoprire una delle nuove posizioni. Solo in caso di esito negativo di questa valutazione, o se non vi sono posizioni adeguate, l’azienda può legittimamente procedere con la selezione pubblica.

La Corte d’Appello, secondo la Cassazione, ha commesso l’errore di fermarsi alla ‘novità’ dell’incarico, disapplicando di fatto la norma contrattuale che imponeva una valutazione preventiva del ricollocamento. In questo modo, ha privato la dirigente della possibilità di vedere valutata la sua posizione in via prioritaria.

Conclusioni: L’Obbligo di Valutazione Preventiva

La sentenza n. 30455/2025 stabilisce un importante principio a tutela della dirigenza pubblica. In caso di riorganizzazione, il datore di lavoro pubblico non può limitarsi a sopprimere un incarico e a indire un nuovo concorso. Deve, invece, attivarsi preventivamente per cercare una soluzione interna, valutando la possibilità di ricollocare il dirigente interessato. Questo non solo tutela la stabilità professionale del dirigente, ma risponde anche a principi di economicità ed efficienza dell’azione amministrativa. La decisione, quindi, cassa la sentenza impugnata e rinvia la causa alla Corte d’Appello per un nuovo esame che tenga conto di questo fondamentale obbligo di valutazione preventiva.

Cosa succede a un dirigente medico se il suo reparto viene soppresso per una riorganizzazione prima della scadenza del contratto?
In base a questa sentenza, l’azienda sanitaria non può semplicemente terminare il rapporto. Ha l’obbligo prioritario di tentare di ricollocare il dirigente in un altro incarico, anche in discipline diverse, purché egli possieda i requisiti. Inoltre, il dirigente mantiene il diritto al trattamento economico fino alla scadenza originaria del contratto revocato.

Un’azienda sanitaria è sempre obbligata a indire un concorso pubblico per le nuove posizioni dirigenziali?
No. Se le nuove posizioni nascono da una riorganizzazione che ha causato la soppressione di altri incarichi, l’azienda deve prima valutare la possibilità di ricollocare i dirigenti ‘rimasti senza posto’. Solo dopo aver esperito questo tentativo con esito negativo, può e deve procedere con la selezione pubblica comparativa come previsto dalla legge.

Un dirigente perde il diritto a contestare una mancata ricollocazione se, nel frattempo, va in pensione o si mette in aspettativa?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che l’interesse ad agire permane. L’accertamento del diritto alla ricollocazione è infatti una premessa necessaria per poter eventualmente chiedere un risarcimento del danno, ad esempio per la perdita di chance professionali, a prescindere dagli eventi successivi come la pensione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati