LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Riassunzione del giudizio: la Cassazione sui termini

Una società cooperativa ha proposto ricorso alle Sezioni Unite della Cassazione contro una decisione del Consiglio di Stato che aveva dichiarato estinto il suo giudizio di primo grado. La controversia nasce dal fatto che, dopo una declaratoria di difetto di giurisdizione del giudice ordinario, la società aveva effettuato la riassunzione del giudizio notificando l’atto nei termini ma depositandolo oltre la scadenza perentoria. Le Sezioni Unite hanno dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che l’erronea interpretazione delle norme processuali sui termini per la riassunzione del giudizio da parte del giudice amministrativo non costituisce un eccesso di potere giurisdizionale, ma un mero ‘error in procedendo’ non sindacabile in quella sede.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Riassunzione del giudizio: notifica e deposito entro i termini

Una recente ordinanza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia processuale, specificando i limiti del sindacato della Suprema Corte sulle decisioni dei giudici amministrativi. Il caso in esame riguarda la corretta procedura per la riassunzione del giudizio davanti al TAR a seguito di una declaratoria di difetto di giurisdizione. La Corte ha stabilito che l’interpretazione delle norme procedurali sui termini di deposito dell’atto non configura un ‘eccesso di potere giurisdizionale’, ma rientra nell’ambito dell’attività interpretativa propria del giudice, anche se conduce a una declaratoria di estinzione del processo.

Il Contesto Processuale del Caso

La vicenda trae origine da una controversia tra una società cooperativa in liquidazione e un Comune. Inizialmente, la causa era stata promossa davanti al Tribunale ordinario, il quale aveva però dichiarato il proprio difetto di giurisdizione, indicando nel giudice amministrativo (TAR) l’autorità competente a decidere.

A questo punto, la società ha proceduto alla riassunzione del giudizio davanti al TAR territorialmente competente. Sebbene la notifica dell’atto di riassunzione fosse avvenuta entro il termine perentorio stabilito dalla legge (23 giugno 2017, rispetto alla scadenza del 7 luglio 2017), il deposito del ricorso presso la cancelleria del TAR è stato effettuato solo il 20 luglio 2017, quindi oltre il termine.

Il Consiglio di Stato, riformando la decisione di primo grado del TAR, ha accolto l’appello incidentale del Comune e ha dichiarato l’estinzione del giudizio per tardività del deposito, ritenendo che entrambi gli adempimenti – notifica e deposito – dovessero essere completati entro il termine perentorio.

Il Ricorso in Cassazione e l’Eccesso di Potere Giurisdizionale

Contro la decisione del Consiglio di Stato, la società ha proposto ricorso alle Sezioni Unite della Cassazione, lamentando due motivi principali:

1. Violazione di legge: La ricorrente sosteneva un’errata interpretazione degli articoli 11 e 15 del Codice del Processo Amministrativo (c.p.a.) e dell’art. 59 della L. 69/2009, argomentando che la proposizione della domanda si perfeziona con la sola notifica dell’atto, essendo il deposito un’attività successiva e distinta.
2. Eccesso di potere giurisdizionale: La società ha affermato che la decisione del Consiglio di Stato, pur non mettendo in discussione la propria giurisdizione, avrebbe applicato in modo talmente erroneo le norme procedurali da negare di fatto la tutela giurisdizionale, concretizzando uno stravolgimento delle norme di riferimento e, quindi, un eccesso di potere sindacabile dalla Cassazione.

La Tesi della Ricorrente: Distinzione tra Notifica e Deposito

La difesa della società si è incentrata sulla tesi che la riassunzione del giudizio si consideri ‘proposta’ con la semplice notifica dell’atto alla controparte. Il successivo deposito, pur necessario per l’instaurazione del rapporto processuale, non dovrebbe essere soggetto allo stesso termine perentorio previsto per la riproposizione della domanda. Questa interpretazione mirava a salvare il giudizio dall’estinzione, valorizzando la tempestività della notifica.

La Decisione della Cassazione sulla Riassunzione del Giudizio

Le Sezioni Unite hanno dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le argomentazioni della società ricorrente e confermando, di fatto, l’approccio del Consiglio di Stato.

Le Motivazioni

La Corte ha chiarito in modo definitivo la distinzione tra ‘error in procedendo’ ed ‘eccesso di potere giurisdizionale’. L’eccesso di potere si verifica solo in casi specifici e limitati, come:

* Difetto assoluto di giurisdizione: quando un giudice invade la sfera riservata al legislatore o alla Pubblica Amministrazione (invasione o sconfinamento), o quando nega la tutela di una situazione giuridica ritenendo erroneamente che non possa essere portata davanti a nessun giudice (arretramento).
* Difetto relativo di giurisdizione: quando un giudice si pronuncia su una materia attribuita a un’altra giurisdizione (ordinaria o speciale).

Nel caso di specie, il Consiglio di Stato non ha commesso nessuno di questi errori. Al contrario, ha esercitato la propria giurisdizione interpretando le norme procedurali che la regolano. Ha stabilito che, nel processo amministrativo, la riassunzione del giudizio richiede il completamento sia della notifica sia del deposito entro il termine perentorio per considerare il rapporto processuale correttamente instaurato.

Questa attività, secondo la Cassazione, rientra nella normale ‘ermeneutica normativa’ del giudice. Applicare male le regole del giudizio, anche se ciò porta a negare la tutela richiesta con una pronuncia in rito (come la declaratoria di estinzione), costituisce un ‘error in procedendo’. Tali errori, per quanto possano apparire gravi, non sono sindacabili dalle Sezioni Unite in sede di controllo sulla giurisdizione, in quanto attengono al modo in cui il giudice ha esercitato il potere che legittimamente detiene.

Le Conclusioni

La Suprema Corte ha concluso che le censure della ricorrente miravano a far valere pretesi vizi di violazione di legge e non un reale eccesso di potere giurisdizionale. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile. La società è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma a titolo di sanzione, come previsto dall’art. 380-bis c.p.c. per i ricorsi decisi in conformità alla proposta del relatore e ritenuti infondati. Questa ordinanza rafforza il principio secondo cui il controllo della Cassazione sui limiti esterni della giurisdizione non può trasformarsi in una revisione del modo in cui il giudice speciale ha interpretato e applicato le norme procedurali interne al proprio processo.

Cosa è necessario per una corretta riassunzione del giudizio nel processo amministrativo?
Secondo l’interpretazione del Consiglio di Stato, confermata indirettamente dalla Cassazione, per una corretta riassunzione del giudizio non è sufficiente la sola notifica dell’atto entro il termine perentorio, ma è necessario che anche il deposito del ricorso avvenga entro la medesima scadenza.

Un’errata interpretazione delle norme sui termini processuali da parte del giudice amministrativo costituisce eccesso di potere giurisdizionale?
No. Le Sezioni Unite della Cassazione hanno chiarito che l’interpretazione e l’applicazione delle norme procedurali, anche se errate e tali da condurre a una declaratoria di inammissibilità o estinzione, rientrano nell’esercizio della funzione giurisdizionale e configurano, al più, un ‘error in procedendo’, non un eccesso di potere giurisdizionale sindacabile in Cassazione.

Quali sono le conseguenze del deposito tardivo dell’atto di riassunzione?
Il deposito tardivo dell’atto di riassunzione, anche a fronte di una notifica tempestiva, comporta l’estinzione del giudizio di primo grado, poiché il rapporto processuale non si considera validamente e tempestivamente instaurato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati