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Revocazione sentenza Cassazione: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per revocazione contro una propria precedente ordinanza. La ricorrente, una legale, aveva tentato di impugnare la decisione sostenendo profili di incostituzionalità. La Corte ha chiarito che la revocazione sentenza Cassazione ex art. 395 c.p.c. è uno strumento eccezionale, utilizzabile solo per i motivi tassativamente indicati dalla legge, e non per contestare genericamente la legittimità di una pronuncia passata in giudicato.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Revocazione sentenza Cassazione: i limiti di un rimedio eccezionale

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sui mezzi di impugnazione straordinari. In particolare, chiarisce quando la revocazione sentenza Cassazione è inammissibile. Il caso riguarda una legale che, dopo aver visto il suo primo ricorso dichiarato inammissibile, ha tentato di contestare la decisione della Suprema Corte tramite un ricorso per revocazione, sollevando questioni di incostituzionalità. La Corte ha respinto fermamente questo tentativo, ribadendo la natura eccezionale di tale strumento.

Il Contesto: un ricorso iniziale già respinto

La vicenda trae origine da un precedente ricorso per Cassazione, proposto da una legale in proprio contro una sentenza che respingeva la sua opposizione a un’esecuzione. La Suprema Corte, con una precedente ordinanza, aveva dichiarato quel ricorso inammissibile per una serie di motivi. Il principale tra questi era la mancanza, in capo alla legale, della qualifica di “cassazionista”, ovvero dell’abilitazione a patrocinare dinanzi alle giurisdizioni superiori. Agendo in proprio, la professionista non possedeva il requisito fondamentale per difendersi validamente in quella sede.

L’impugnazione per revocazione e i suoi limiti

Non rassegnata alla decisione, la legale ha presentato un nuovo atto, qualificandolo come ricorso per revocazione e istanza di incostituzionalità contro l’ordinanza che le era sfavorevole. La sua argomentazione si basava sulla presunta erroneità e incostituzionalità della pronuncia della Corte. Tuttavia, questo approccio si è scontrato con la rigida disciplina della revocazione sentenza Cassazione.

Le motivazioni della Corte Suprema

La Corte di Cassazione, nell’ordinanza qui analizzata, ha dichiarato il ricorso per revocazione inammissibile. I giudici hanno spiegato in modo inequivocabile che l’articolo 395 del Codice di Procedura Civile, che disciplina la revocazione, non è uno strumento per contestare genericamente la legittimità costituzionale di una pronuncia ormai definitiva.

La revocazione è un mezzo di impugnazione straordinario, utilizzabile solo per le specifiche fattispecie tassativamente elencate dalla norma. Queste includono, ad esempio, il dolo di una delle parti, la falsità delle prove o un errore di fatto palese che emerge dagli atti. Non può, quindi, essere trasformato in un terzo grado di giudizio o in un’occasione per riaprire una discussione sul merito della controversia o sulla sua conformità alla Costituzione, una volta che la pronuncia è passata in giudicato.

Conclusioni: l’inammissibilità della revocazione come strumento generico

La decisione finale è stata la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Di conseguenza, non c’è stata alcuna pronuncia sulle spese, dato che le controparti non si sono costituite in giudizio. Inoltre, la Corte ha dato atto della sussistenza dei presupposti per il pagamento, da parte della ricorrente, di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, come sanzione per aver proposto un’impugnazione inammissibile.

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale del nostro sistema processuale: le decisioni della Corte di Cassazione, una volta emesse, acquistano stabilità. La revocazione sentenza Cassazione è un rimedio eccezionale e non una porta di servizio per rimettere in discussione all’infinito questioni già decise, nemmeno appellandosi a presunti vizi di incostituzionalità.

È possibile impugnare una decisione della Corte di Cassazione per presunta incostituzionalità tramite revocazione?
No. L’ordinanza chiarisce che il ricorso per revocazione, ai sensi dell’art. 395 c.p.c., non è lo strumento corretto per impugnare una pronuncia passata in giudicato della Corte di Cassazione sollevando profili di illegittimità costituzionale.

Quali sono i motivi per cui si può chiedere la revocazione di una sentenza?
La revocazione è un rimedio straordinario che può essere utilizzato solo per i motivi specifici ed esclusivi indicati dalla legge (art. 395 c.p.c.), come il dolo di una parte, la falsità di prove decisive, o un errore di fatto risultante dagli atti di causa. Non è un appello mascherato.

Cosa accade se un ricorso per revocazione viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso viene dichiarato inammissibile, la decisione impugnata diventa definitivamente stabile. Inoltre, come nel caso di specie, la parte ricorrente può essere condannata al pagamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, come sanzione per aver adito la Corte con un’impugnazione infondata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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