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Revoca Reddito di Cittadinanza: quando è illegittima?

Il Tribunale ha accolto il ricorso di una cittadina contro il diniego del reddito di cittadinanza. La domanda era stata respinta perché presentata dopo una revoca reddito di cittadinanza, ma prima del termine di attesa previsto dalla legge. Poiché una precedente sentenza aveva dichiarato illegittima tale revoca, il giudice ha stabilito che nessun termine di attesa era dovuto, riconoscendo il diritto della ricorrente alla prestazione.

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Pubblicato il 5 marzo 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Revoca Reddito di Cittadinanza: Se Illegittima, il Termine di Attesa Non Si Applica

Una recente sentenza del Tribunale di Torino ha chiarito un punto fondamentale riguardo la revoca reddito di cittadinanza e la possibilità di presentare una nuova domanda. Se un provvedimento di revoca viene dichiarato illegittimo da un giudice, esso si considera come mai avvenuto. Di conseguenza, il cittadino non è tenuto a rispettare il periodo di attesa di sei o diciotto mesi prima di poter richiedere nuovamente il beneficio. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una cittadina che, dopo aver ottenuto il reddito di cittadinanza, si era vista revocare il beneficio per una presunta mancanza del requisito di residenza decennale. Successivamente, un primo giudizio dinanzi al Tribunale, confermato in Appello, aveva accertato l’illegittimità di tale revoca, riconoscendo il diritto della donna a percepire le somme non corrisposte.

Forte di questa vittoria, la cittadina aveva presentato una nuova domanda per il reddito di cittadinanza. Tuttavia, l’ente preposto l’aveva rigettata con la seguente motivazione: la domanda era stata presentata prima che fossero trascorsi i sei mesi previsti dalla legge (art. 7, comma 11, L. 26/2019) dopo un provvedimento di revoca. La ricorrente ha quindi avviato una nuova causa per contestare questo secondo diniego, sostenendo che la precedente revoca, essendo stata annullata dal giudice, non poteva produrre alcun effetto ostativo.

La Decisione del Tribunale sulla revoca reddito di cittadinanza

Il Tribunale ha accolto integralmente il ricorso della cittadina. I giudici hanno prima respinto le eccezioni preliminari dell’ente, confermando che la ricorrente aveva correttamente presentato sia la domanda amministrativa sia una successiva istanza di riesame, rimasta senza risposta.

Nel merito, la decisione si fonda su un principio logico e giuridico ineccepibile: un atto amministrativo dichiarato illegittimo da una sentenza passata in giudicato è privo di effetti fin dall’origine. Di conseguenza, la revoca reddito di cittadinanza subita dalla ricorrente era da considerarsi giuridicamente inesistente.

Inapplicabilità del Termine di Attesa

Il cuore della sentenza risiede nell’interpretazione dell’art. 7, comma 11, della legge n. 26 del 2019. Questa norma impone un periodo di attesa (18 mesi, ridotti a 6 in presenza di minori o disabili nel nucleo familiare) prima di poter ripresentare domanda dopo un provvedimento di revoca o decadenza. Il Tribunale ha stabilito che tale norma non può trovare applicazione quando il provvedimento di revoca è stato giudizialmente annullato. Essendo la revoca stata cancellata dall’ordinamento, non sussisteva alcun impedimento temporale alla presentazione di una nuova domanda. L’ente avrebbe dovuto, pertanto, valutare la nuova richiesta nel merito, verificando la sussistenza dei requisiti, anziché rigettarla per motivi procedurali.

Le Motivazioni della Decisione

Il Giudice ha motivato la sua decisione sottolineando che la ratio della norma sui termini di attesa è sanzionatoria, volta a penalizzare chi perde il beneficio per cause legittime. Applicarla a chi ha subito una revoca reddito di cittadinanza ingiusta e poi annullata sarebbe una palese violazione dei principi di giustizia. La sentenza precedente aveva ristabilito la legalità, accertando il diritto della ricorrente a percepire il beneficio per il periodo coperto dalla prima domanda. Di conseguenza, la nuova domanda non era successiva a una ‘revoca’ valida, ma semplicemente una richiesta di prosecuzione o rinnovo della prestazione, da valutare secondo le regole ordinarie (art. 3, comma 6, DL 4/2019).

Il Tribunale ha quindi calcolato il periodo di spettanza del beneficio, considerando i 18 mesi di durata, il mese di sospensione previsto per il rinnovo, e ha condannato l’ente a corrispondere alla ricorrente la somma di € 10.145,10, oltre al pagamento delle spese legali.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza offre una tutela cruciale per i cittadini che si trovano a fronteggiare provvedimenti amministrativi errati. Stabilisce con chiarezza che gli effetti di un atto illegittimo, una volta accertato tale in sede giudiziale, vengono completamente rimossi. Per i beneficiari del reddito di cittadinanza, ciò significa che una revoca annullata da un tribunale non può costituire un ostacolo per future richieste. È un’affermazione del principio secondo cui i diritti dei cittadini non possono essere pregiudicati da errori della pubblica amministrazione, e che il ricorso alla giustizia è lo strumento per ripristinare la corretta applicazione della legge.

Se il mio reddito di cittadinanza viene revocato, devo sempre aspettare 6 o 18 mesi per fare una nuova domanda?
No. Secondo questa sentenza, se la revoca viene dichiarata illegittima da un giudice, essa è considerata come mai avvenuta. Pertanto, il termine di attesa previsto dalla legge non si applica e si può presentare una nuova domanda senza aspettare.

Cosa succede se l’ente rigetta la mia nuova domanda sulla base di una revoca precedente che è stata annullata da un tribunale?
L’ente commette un errore. La sentenza chiarisce che l’amministrazione, di fronte a una nuova domanda, deve ignorare la revoca annullata e valutare la richiesta nel merito, verificando solo la sussistenza attuale dei requisiti previsti dalla legge.

Una sentenza che dichiara illegittima una revoca ha effetto retroattivo?
Sì. La decisione del giudice che annulla un provvedimento amministrativo, come una revoca, lo priva di efficacia fin dal momento in cui è stato emesso. È come se quell’atto non fosse mai esistito, cancellando tutti i suoi effetti negativi, incluso l’obbligo di attendere per presentare una nuova domanda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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