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Revoca incarico dirigenziale: il diritto alla retribuzione

A un dirigente veterinario viene revocato l’incarico prima della scadenza a causa di una riorganizzazione sanitaria. La Cassazione conferma il suo diritto a conservare il trattamento economico fino alla data di fine contratto originaria, chiarendo la differenza tra revoca anticipata e mancato rinnovo. La controversia si concentra sull’interpretazione delle norme applicabili in caso di revoca incarico dirigenziale per motivi organizzativi.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Revoca Incarico Dirigenziale: Quando il Trattamento Economico è Salvo

La revoca incarico dirigenziale prima della scadenza naturale del contratto, specialmente nel settore pubblico, solleva complesse questioni giuridiche riguardo al diritto del dirigente di mantenere il proprio trattamento economico. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione fa chiarezza su un punto cruciale: la riorganizzazione aziendale non giustifica la decurtazione dello stipendio del dirigente revocato, il quale ha diritto a conservarlo fino alla fine prevista del suo mandato.

I Fatti di Causa: una Riorganizzazione Aziendale e la Revoca dell’Incarico

Il caso riguarda un dirigente veterinario di un’Azienda Sanitaria, titolare di un incarico di direttore di Dipartimento con un contratto quadriennale rinnovato, la cui scadenza era fissata per il 15 novembre 2017. A seguito di una legge regionale che ha disposto l’accorpamento di diverse aziende sanitarie, il dipartimento da lui diretto è stato soppresso. Di conseguenza, nel gennaio 2015, l’Azienda ha revocato l’incarico dirigenziale e la relativa indennità.

Il dirigente si è quindi rivolto al Tribunale del Lavoro per chiedere il riconoscimento del suo diritto a mantenere il trattamento economico fino alla scadenza naturale dell’incarico, e quindi fino al suo pensionamento, avvenuto il 2 ottobre 2017. Mentre il Tribunale di primo grado ha respinto la domanda, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, condannando l’Azienda al pagamento delle differenze retributive maturate.

La Posizione dell’Azienda e la questione sulla revoca incarico dirigenziale

L’Azienda Sanitaria ha proposto ricorso in Cassazione, basando la sua difesa sull’interpretazione dell’art. 9, comma 32, del D.L. n. 78/2010. Secondo la ricorrente, tale norma, che consente alle pubbliche amministrazioni di attribuire al dirigente un altro incarico, anche di valore economico inferiore, in caso di riorganizzazione, dovrebbe applicarsi anche all’ipotesi di revoca anticipata.

Inoltre, l’Azienda ha sostenuto che l’eventuale applicazione dell’art. 1, comma 18, del D.L. n. 138/2011 (che garantisce la conservazione del trattamento economico) sarebbe comunque subordinata alla previsione di una compensazione finanziaria, che nel caso di specie non era stata dimostrata.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, fornendo una chiara interpretazione delle norme in gioco. I giudici hanno stabilito che l’art. 9, comma 32, del D.L. n. 78/2010 si applica esclusivamente all’ipotesi di mancato rinnovo di un incarico alla sua naturale scadenza, e non alla revoca incarico dirigenziale anticipata. Il testo della norma è inequivocabile nel riferirsi alla “scadenza dell’incarico”. L’espressione “anche in dipendenza dei processi di riorganizzazione” non estende l’ambito di applicazione della norma, ma specifica solo una delle possibili ragioni del mancato rinnovo.

La Corte ha invece confermato che la disciplina corretta per la revoca anticipata è quella contenuta nell’art. 1, comma 18, del D.L. n. 138/2011. Questa norma stabilisce che il dirigente revocato “conserva, sino alla predetta data [la scadenza originaria], il trattamento economico in godimento”.

Riguardo alla condizione della “compensazione finanziaria”, la Cassazione ha osservato che l’Azienda non aveva mai sollevato, nel corso del giudizio di merito, la necessità di reperire tali fondi. Anzi, la stessa Azienda, con un regolamento successivo, aveva stabilito la regola della conservazione del trattamento economico in caso di revoca anticipata, dimostrando la coerenza di tale principio con il proprio ordinamento.

Le Conclusioni: Diritto alla Retribuzione Garantito

L’ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza per i dirigenti del pubblico impiego: la tutela economica è garantita fino alla scadenza naturale del contratto, anche in caso di revoca anticipata per ragioni organizzative. La Corte distingue nettamente tra la discrezionalità dell’amministrazione nel non rinnovare un incarico scaduto e l’obbligo di rispettare i diritti quesiti del dirigente durante il rapporto in corso. Questa decisione rafforza la stabilità del rapporto dirigenziale e assicura che le riorganizzazioni amministrative non si traducano in un ingiustificato pregiudizio economico per i manager coinvolti.

In caso di revoca incarico dirigenziale anticipata per riorganizzazione, il dirigente perde il suo trattamento economico?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il dirigente ha diritto a conservare il trattamento economico in godimento fino alla data di scadenza originariamente prevista per il suo incarico, anche se questo viene revocato prima a causa di una riorganizzazione.

La normativa che consente di assegnare un incarico di minor valore (art. 9, c. 32, d.l. 78/2010) si applica anche alla revoca anticipata?
No. La Corte ha chiarito che tale norma si applica esclusivamente all’ipotesi di mancato rinnovo di un incarico giunto alla sua naturale scadenza, e non può essere estesa ai casi di revoca anticipata.

Il diritto a conservare lo stipendio dopo la revoca è subordinato alla disponibilità di fondi per la compensazione finanziaria?
La norma (art. 1, c. 18, d.l. 138/2011) prevede tale condizione solo “ove necessario”. Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto che, non avendo l’Azienda mai allegato in giudizio la necessità di reperire tale compensazione, il diritto del dirigente alla conservazione del trattamento economico non poteva essere negato per questo motivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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