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Retribuzione per ferie: quali voci includere?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13044/2025, ha stabilito che le indennità perequativa e compensativa, essendo intrinsecamente legate alle mansioni svolte, devono essere incluse nel calcolo della retribuzione per ferie. La decisione si fonda sul principio eurounitario secondo cui la retribuzione durante le ferie deve essere tale da non dissuadere il lavoratore dal godere del proprio diritto al riposo. La Corte ha rigettato il ricorso di un’azienda di trasporti, confermando le sentenze di merito che davano ragione ai dipendenti.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione per ferie: quali voci includere nella busta paga?

Il calcolo della retribuzione per ferie rappresenta un tema cruciale nel diritto del lavoro, poiché incide direttamente sia sul diritto al riposo del lavoratore sia sugli obblighi del datore di lavoro. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 13044 del 2025, ha offerto un importante chiarimento sulla questione, stabilendo che tutte le indennità collegate all’esecuzione delle mansioni, come quelle perequative e compensative, devono essere conteggiate. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce dall’azione legale intrapresa da due dipendenti di un’azienda di trasporti. I lavoratori chiedevano al Tribunale di accertare il loro diritto a includere l’indennità perequativa e quella compensativa nella base di calcolo della retribuzione dovuta per i giorni di ferie e di permesso. Secondo i dipendenti, l’esclusione di tali voci comportava una diminuzione ingiustificata del loro stipendio durante il periodo di riposo.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione ai lavoratori, rigettando le argomentazioni dell’azienda. Quest’ultima ha quindi deciso di ricorrere in Cassazione, sostenendo un’errata interpretazione delle norme contrattuali e di legge.

La Decisione della Corte e la Nozione di Retribuzione per Ferie

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il fulcro della motivazione risiede nell’interpretazione della nozione di retribuzione per ferie alla luce del diritto dell’Unione Europea, in particolare dell’articolo 7 della Direttiva 2003/88/CE.

Secondo gli Ermellini, il concetto di retribuzione durante le ferie deve essere inteso in senso ampio. Esso deve comprendere non solo la paga base, ma qualsiasi importo pecuniario che si ponga in collegamento con l’esecuzione delle mansioni e che sia correlato allo status personale e professionale del lavoratore.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato il proprio ragionamento su tre pilastri fondamentali:

1. Il Principio Eurounitario: La nozione di retribuzione feriale, secondo l’interpretazione fornita dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, è “eurounitaria”. Questo significa che deve essere interpretata in modo uniforme in tutti gli Stati membri. L’obiettivo è garantire che il lavoratore, durante le ferie, si trovi in una situazione economica comparabile a quella dei periodi di lavoro.

2. L’Effetto Dissuasivo: La finalità principale di questa ampia nozione di retribuzione è evitare il cosiddetto “effetto dissuasivo”. Se il lavoratore subisse una perdita economica significativa durante le ferie, potrebbe essere indotto a non goderne, vanificando così il diritto al riposo, che è una garanzia fondamentale per la salute e la sicurezza.

3. La Natura delle Indennità: Nel caso specifico, le indennità perequativa e compensativa erano state introdotte da accordi collettivi per garantire il mantenimento di determinate condizioni economiche, in ragione delle mansioni svolte e della presenza in servizio. La Corte ha ritenuto che, proprio per questo loro stretto legame con la prestazione lavorativa, esse rientrano a pieno titolo nella retribuzione che il lavoratore ha diritto a percepire anche durante le ferie. Il fatto che tali indennità sostituissero precedenti voci di retribuzione variabile non ne altera la natura retributiva.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza per la tutela dei diritti dei lavoratori. Le aziende devono prestare la massima attenzione nel calcolare la retribuzione per ferie, assicurandosi di includere tutte le componenti retributive che non abbiano natura di mero rimborso spese, ma che siano collegate alla prestazione lavorativa ordinaria. Escludere tali voci significa non solo violare una norma di derivazione europea, ma anche esporre l’azienda a contenziosi e al pagamento di differenze retributive. Per i lavoratori, questa sentenza rappresenta un’ulteriore conferma del diritto a un riposo pienamente retribuito, senza dover temere penalizzazioni economiche che potrebbero scoraggiarli dall’esercitare un diritto inviolabile.

Quali voci devono essere incluse nel calcolo della retribuzione per ferie?
Secondo la Corte, devono essere incluse tutte le componenti retributive che presentano un nesso intrinseco con l’esecuzione delle mansioni affidate al lavoratore. L’obiettivo è garantire una retribuzione, durante le ferie, che sia analoga a quella percepita nei periodi di lavoro.

Un’indennità definita ‘perequativa’ o ‘compensativa’ rientra nella retribuzione dovuta durante le ferie?
Sì. Se tali indennità sono collegate all’esecuzione delle mansioni e alla presenza in servizio, come nel caso esaminato, esse rientrano a pieno titolo nella nozione eurounitaria di ‘retribuzione feriale’ e devono essere corrisposte anche durante il periodo di riposo.

Perché è così importante che la retribuzione durante le ferie sia completa?
È fondamentale per evitare il cosiddetto ‘effetto dissuasivo’. Una significativa decurtazione dello stipendio durante le ferie potrebbe indurre il lavoratore a rinunciare al proprio diritto al riposo, compromettendo così una garanzia tutelata a livello sia nazionale che europeo per la protezione della salute psicofisica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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