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Retribuzione P.O.: no a compensi extra per incarichi

Un dipendente di un ente locale, già titolare di Posizione Organizzativa (P.O.), richiedeva un compenso aggiuntivo per aver assunto la responsabilità di un’altra unità operativa. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la retribuzione P.O. è governata dal principio di onnicomprensività. Secondo la Corte, tale trattamento economico assorbe già ogni compenso per ulteriori incarichi, salvo espresse e specifiche deroghe previste dalla contrattazione collettiva, che nel caso di specie mancavano.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione P.O.: Niente Compenso Extra per Incarichi Aggiuntivi

L’attribuzione di incarichi aggiuntivi a un dipendente pubblico già titolare di Posizione Organizzativa (P.O.) non dà automaticamente diritto a un compenso extra. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito la centralità del principio di onnicomprensività della retribuzione P.O., chiarendo che questa è concepita per remunerare la totalità delle funzioni affidate al dipendente. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Un Incarico in Più, Nessun Compenso in Più

Un funzionario di un Comune, titolare di una Posizione Organizzativa nell’Area Amministrativa, era stato incaricato di assumere anche la responsabilità dell’Unità Organizzativa Tributi, un’unità collocata in una diversa area funzionale. Ritenendo che questo incarico aggiuntivo, per la sua particolare responsabilità, dovesse essere remunerato separatamente, il dipendente aveva chiesto al Comune il riconoscimento di un trattamento accessorio ulteriore.

Di fronte al diniego dell’amministrazione, il funzionario aveva adito le vie legali. Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano però respinto la sua domanda, sostenendo che la disciplina collettiva nazionale escludeva la possibilità di cumulare la retribuzione P.O. con altri compensi.

La Decisione della Cassazione e la Retribuzione P.O.

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei giudici di merito e ha rigettato il ricorso del dipendente. Gli Ermellini hanno stabilito che, in assenza di una specifica previsione contrattuale che lo consenta, il titolare di P.O. non può pretendere compensi aggiuntivi per lo svolgimento di ulteriori compiti o responsabilità, anche se estranei al nucleo originario del suo incarico.

Le Motivazioni: Il Principio di Onnicomprensività della Retribuzione

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 10 del CCNL Comparto Enti Locali del 31.3.1999. Questa norma stabilisce che il trattamento economico accessorio del personale titolare di P.O. (composto da retribuzione di posizione e di risultato) “assorbe tutte le competenze accessorie e le indennità previste dal vigente contratto collettivo nazionale”.

La Corte ha spiegato che questo principio di “onnicomprensività” e “assorbenza” è categorico. La retribuzione P.O. è strutturata per remunerare il dipendente per l’intera gamma di funzioni che l’amministrazione decide di attribuirgli, in virtù della sua posizione di elevata responsabilità. L’amministrazione ha la facoltà di ampliare tali compiti, ma ciò non genera automaticamente un diritto a un’ulteriore remunerazione.

Inoltre, i giudici hanno evidenziato che l’art. 17 dello stesso contratto, che prevede la possibilità di compensare “specifiche responsabilità”, si applica solo al personale che non sia già incaricato di una Posizione Organizzativa. Questa esclusione esplicita rafforza l’idea che i due regimi di compensazione siano alternativi e non cumulabili.

La Corte ha anche respinto l’argomentazione basata sulla violazione dell’art. 36 della Costituzione (diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro). Secondo i giudici, il ricorso non metteva in discussione l’adeguatezza complessiva della retribuzione, ma lamentava solo il mancato riconoscimento di una singola voce accessoria, questione che rientra nella logica della contrattazione collettiva e non nella violazione di un principio costituzionale.

Conclusioni: Cosa Significa Questa Sentenza per i Titolari di P.O.

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: la retribuzione P.O. nel pubblico impiego è, per sua natura, onnicomprensiva. Salvo che la contrattazione collettiva non preveda espressamente delle deroghe (come nel caso di una P.O. aggiuntiva ad interim, disciplinata da contratti più recenti e non applicabili al caso), i funzionari non possono rivendicare compensi extra per l’assunzione di nuove responsabilità. Le amministrazioni, nell’esercizio della loro discrezionalità organizzativa, possono pesare e graduare la retribuzione di posizione al momento del conferimento dell’incarico, ma una volta definita, essa copre tutte le funzioni attribuite.

Un dipendente pubblico titolare di Posizione Organizzativa (P.O.) ha diritto a un compenso aggiuntivo se gli vengono affidate ulteriori responsabilità?
No, secondo la Corte di Cassazione, la retribuzione prevista per una P.O. è regolata dal principio di onnicomprensività. Ciò significa che essa assorbe e ricomprende ogni trattamento accessorio per ulteriori incarichi, a meno che una specifica norma della contrattazione collettiva non preveda espressamente la possibilità di un cumulo.

Il principio di “onnicomprensività” della retribuzione P.O. ammette eccezioni?
Sì, ma solo se espressamente previste dalla contrattazione collettiva nazionale. La regola generale è l’assorbenza di qualsiasi compenso aggiuntivo. L’ordinanza chiarisce che la norma che consente di remunerare “specifiche responsabilità” (art. 17 del CCNL) non si applica al personale che è già titolare di una P.O.

Perché la Corte ha escluso la violazione dell’art. 36 della Costituzione sul diritto a una giusta retribuzione?
La Corte ha ritenuto che il caso non mettesse in discussione l’adeguatezza complessiva del trattamento retributivo del dipendente, ma si limitasse a contestare il mancato riconoscimento di una singola voce accessoria. La determinazione delle componenti della retribuzione è demandata alla contrattazione collettiva, e il principio di onnicomprensività non viola di per sé il diritto a una retribuzione proporzionata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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