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Retribuzione onnicomprensiva: no extra per il personale EP

Una dipendente universitaria di categoria EP si è vista negare dalla Corte di Cassazione il diritto a un compenso aggiuntivo per attività svolte in favore di soggetti esterni, sulla base di una convenzione stipulata dall’Ateneo. La Corte ha stabilito che il principio della retribuzione onnicomprensiva, previsto dai contratti collettivi per tale categoria, assorbe anche queste prestazioni, in quanto rientranti nel profilo professionale e non derogabili da normative precedenti come il D.P.R. 382/1980.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Onnicomprensiva: La Cassazione Nega il Compenso Extra al Personale Universitario

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 26963/2024) ha chiarito un punto fondamentale per i dipendenti del comparto universitario, in particolare per il personale di categoria Elevate Professionalità (EP). Il caso in esame riguarda la richiesta di un compenso aggiuntivo per attività svolte per conto di terzi, evidenziando la prevalenza del principio di retribuzione onnicomprensiva stabilito dalla contrattazione collettiva.

I Fatti di Causa

Una dipendente di un’università italiana, con la qualifica di responsabile dei servizi bibliotecari (categoria EP), aveva svolto, tra il 2005 e il 2011, attività in favore di enti esterni in virtù di una convenzione stipulata dal suo ateneo. Ritenendo che tali prestazioni esulassero dai suoi compiti ordinari, la lavoratrice aveva chiesto e ottenuto un decreto ingiuntivo per un importo di circa 54.000 euro a titolo di compenso aggiuntivo.

L’Università si era opposta e, mentre il Tribunale di primo grado aveva parzialmente accolto la richiesta della dipendente (riducendo la somma a circa 31.000 euro), la Corte d’Appello aveva completamente ribaltato la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, il diritto al compenso extra era insussistente a causa del principio di retribuzione onnicomprensiva che governa il trattamento economico del personale EP.

La lavoratrice ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che le attività fossero state svolte fuori dall’orario di servizio e che dovessero essere compensate separatamente.

L’Analisi della Cassazione sulla Retribuzione Onnicomprensiva

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno sottolineato come i contratti collettivi del comparto Università (in particolare il CCNL del 27.01.2005 e quello del 16.10.2008) stabiliscano chiaramente che la retribuzione di posizione e di risultato del personale EP assorbe tutte le competenze accessorie e le indennità, compreso il lavoro straordinario.

Il Principio di Onnicomprensività

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione di questo principio. La Cassazione ha spiegato che la retribuzione onnicomprensiva è una regola generale per questa categoria di dipendenti. Le uniche eccezioni ammesse sono quelle previste da “specifiche disposizioni di legge” finalizzate all’incentivazione di particolari prestazioni. Secondo la Corte, il D.P.R. n. 382/1980, invocato dalla ricorrente, non rientra in questa categoria. Si tratta di una norma regolamentare precedente che deve essere letta in armonia con la successiva contrattazione collettiva, la quale ha il compito di definire il trattamento economico complessivo.

Inoltre, la Corte ha ritenuto che le mansioni svolte dalla dipendente, sebbene a favore di terzi, rientrassero pienamente nel suo profilo professionale di responsabile del servizio bibliotecario. Di conseguenza, non potevano essere considerate come prestazioni aggiuntive meritevoli di un compenso separato, ma come parte integrante dei doveri d’ufficio già remunerati con lo stipendio tabellare.

La Questione delle Spese Legali e il Principio di Soccombenza

Un altro motivo di ricorso riguardava la condanna al pagamento delle spese legali di entrambi i gradi di giudizio, nonostante la vittoria in primo grado. Anche su questo punto, la Cassazione ha dato torto alla lavoratrice.

I giudici hanno ribadito un principio consolidato: la liquidazione delle spese di lite non si basa sull’esito dei singoli gradi, ma sull’esito complessivo e globale della vertenza. Poiché la dipendente è risultata alla fine la parte soccombente, è corretto che sia stata condannata a rifondere le spese legali all’Ateneo. La decisione di compensare le spese, inoltre, è un potere discrezionale del giudice di merito, il cui mancato esercizio non è sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione basandosi sulla chiara lettera dei contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) del Comparto Università. Gli articoli 38 del CCNL 2005 e 76 del CCNL 2008 definiscono il trattamento economico del personale di categoria EP come onnicomprensivo, includendo la retribuzione di posizione e di risultato che assorbono tutte le competenze accessorie. La Corte ha ritenuto che le attività svolte dalla ricorrente rientrassero pienamente nel suo profilo professionale, escludendo quindi la natura di “prestazione aggiuntiva”. L’invocazione del D.P.R. n. 382/1980 è stata respinta perché la sua applicazione deve essere armonizzata con la successiva contrattazione collettiva, che ha la competenza primaria nella determinazione del trattamento economico. Infine, il rigetto del motivo sulle spese legali si fonda sul principio consolidato della soccombenza globale, secondo cui le spese sono liquidate in base all’esito finale dell’intera causa, non dei singoli gradi.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un’interpretazione rigorosa del principio di retribuzione onnicomprensiva per il personale delle elevate professionalità nel settore pubblico. Per questi dipendenti, lo stipendio è concepito per remunerare la totalità delle funzioni e delle responsabilità inerenti al ruolo, anche quando queste si esplicano in contesti particolari come convenzioni con enti esterni. Per ottenere un compenso extra, non è sufficiente dimostrare di aver svolto un’attività aggiuntiva, ma è necessario che tale compenso sia previsto da una specifica norma di legge successiva alla contrattazione collettiva e finalizzata all’incentivazione. Questa decisione rappresenta un importante precedente per la gestione del personale e la definizione dei compensi nel pubblico impiego, limitando le possibilità di richieste economiche aggiuntive.

Un dipendente universitario di categoria EP ha diritto a un compenso extra per attività svolte per terzi in convenzione?
No, secondo la sentenza, se tali attività rientrano nel profilo professionale del dipendente, non ha diritto a un compenso extra. Il suo stipendio è governato dal principio di retribuzione onnicomprensiva, che già copre queste prestazioni.

Cosa significa il principio di retribuzione onnicomprensiva per il personale EP?
Significa che la retribuzione di posizione e di risultato previste dal contratto collettivo assorbono tutte le competenze accessorie e le indennità, incluso il compenso per il lavoro straordinario. Fanno eccezione solo i compensi previsti da specifiche disposizioni di legge finalizzate a incentivare prestazioni o risultati del personale.

Chi paga le spese legali se si vince in primo grado ma si perde in appello e in Cassazione?
Le spese legali sono a carico della parte che risulta soccombente all’esito finale dell’intero giudizio. Pertanto, anche se si vince una fase del processo, se si perde la causa nel suo complesso, si verrà condannati al pagamento di tutte le spese legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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