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Retribuzione onnicomprensiva: no extra per errore

Un dirigente medico ha lavorato ore in più a causa di un errato calcolo del suo debito orario da parte dell’Azienda Sanitaria. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 31989/2024, ha stabilito che, in base al principio di retribuzione onnicomprensiva, il medico non ha diritto a un compenso aggiuntivo per queste ore. La sua retribuzione è forfettaria e mensile, non oraria. La Corte ha chiarito che l’eventuale tutela per il lavoratore consiste in un’azione per il risarcimento del danno alla salute o al riposo, che però deve essere specificamente provato e non era stato oggetto della domanda iniziale.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Onnicomprensiva del Dirigente Medico: Niente Paga Extra per Ore Lavorate a Causa di Errori di Calcolo

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è intervenuta su una questione di grande interesse per la dirigenza medica, chiarendo i limiti del diritto a un compenso extra per le ore lavorate in eccesso a causa di un errore di calcolo del datore di lavoro. La sentenza ribadisce la centralità del principio della retribuzione onnicomprensiva, secondo cui lo stipendio del dirigente medico è una somma forfettaria che copre l’intera prestazione, indipendentemente dal tempo effettivo impiegato.

I Fatti del Caso: un Errore di Calcolo con Conseguenze sul Monte Ore

Un dirigente medico si era rivolto al Tribunale lamentando un errore sistematico nel calcolo del suo debito orario da parte dell’Azienda Sanitaria presso cui lavorava. Nello specifico, mentre i giorni di effettiva presenza in servizio venivano correttamente computati per una durata di 6 ore e 20 minuti (per un totale di 38 ore settimanali), i giorni di assenza legittima (ferie, festività, permessi) venivano calcolati in una misura ridotta di sole 6 ore.

Questa discrepanza generava un debito orario fittizio di 20 minuti per ogni giorno di assenza, costringendo il medico a svolgere lavoro “supplementare” per raggiungere il monte ore settimanale di 38 ore. Il professionista ha quindi chiesto al giudice di accertare l’illegittimità di tale sistema e di condannare l’Azienda Sanitaria al pagamento delle differenze retributive corrispondenti alle ore lavorate in più.

I giudici di primo e secondo grado avevano dato ragione al medico, ritenendo che il lavoro eccedentario, sebbene non qualificabile come straordinario, dovesse comunque essere remunerato in quanto derivante da un errore del datore di lavoro.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Principio della Retribuzione Onnicomprensiva

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente le decisioni dei gradi precedenti, accogliendo il ricorso dell’Azienda Sanitaria. Il fulcro della decisione risiede nella natura specifica del rapporto di lavoro della dirigenza medica, regolato dal principio della retribuzione onnicomprensiva.

L’Azione di Adempimento non è la Strada Corretta

I giudici di legittimità hanno affermato un principio di diritto chiaro: «Il dirigente medico che eserciti un’azione di esatto adempimento non può ottenere nulla più della retribuzione mensile a lui spettante, la quale è stabilita, su base mensile e non oraria, in misura omnicomprensiva di tutte le prestazioni dal medesimo rese, senza che il suo ammontare abbia nulla a che vedere con il tempo effettivo dedicato al lavoro.»

In altre parole, la richiesta di pagamento di differenze retributive (azione di adempimento) è incompatibile con una struttura salariale che non si basa sulle ore lavorate, ma su una cifra forfettaria mensile.

La Tutela Alternativa: l’Azione Risarcitoria

La Corte non lascia il lavoratore privo di tutela, ma indica la strada corretta da percorrere. Se l’erroneo calcolo del datore di lavoro costringe il dirigente a una prestazione lavorativa eccessiva, la tutela non è retributiva, ma risarcitoria.

Il medico potrebbe far valere la responsabilità datoriale e chiedere un risarcimento, ma solo a condizione di dimostrare di aver subito un pregiudizio concreto alla salute, alla personalità morale o al diritto al riposo. Tale danno non è automatico e deve essere specificamente allegato e provato, anche tramite presunzioni. Nel caso di specie, il medico si era limitato a chiedere il pagamento delle ore, senza allegare alcun danno specifico.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla distinzione tra il rapporto di lavoro del personale del comparto, basato su un preciso orario, e quello della dirigenza, caratterizzato da una maggiore autonomia e da una remunerazione svincolata dal calcolo orario. Il contratto collettivo di riferimento per la dirigenza medica esclude l’istituto del lavoro straordinario proprio in virtù di questa impostazione. Pertanto, riconoscere un compenso per ore eccedenti, anche se causate da un errore aziendale, significherebbe violare il principio di onnicomprensività e trasformare surrettiziamente la retribuzione da forfettaria a oraria. La prestazione del dirigente è valutata per il raggiungimento degli obiettivi, non per il tempo impiegato. L’eventuale superamento dei limiti di tollerabilità del carico di lavoro può integrare una violazione dell’art. 2087 c.c. (tutela delle condizioni di lavoro), ma dà luogo a una pretesa di natura risarcitoria, non retributiva.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un importante orientamento giurisprudenziale: i dirigenti medici non possono automaticamente monetizzare le ore lavorate in più a causa di errori di calcolo dell’azienda. La loro retribuzione è, per sua natura, forfettaria e assorbe l’intera prestazione. La via maestra per ottenere tutela in caso di carichi di lavoro eccessivi e pregiudizievoli è quella dell’azione di risarcimento del danno psico-fisico o esistenziale, che richiede però una prova rigorosa del pregiudizio subito. La sentenza riafferma la specificità del rapporto di lavoro dirigenziale nel settore sanitario, differenziandolo nettamente da quello del personale del comparto.

Un dirigente medico ha diritto a un compenso extra se lavora più ore a causa di un errato calcolo del suo debito orario da parte dell’azienda sanitaria?
No. Secondo la Corte di Cassazione, in virtù del principio di retribuzione onnicomprensiva, il dirigente medico non ha diritto a un compenso aggiuntivo. La sua retribuzione mensile copre tutte le prestazioni rese, indipendentemente dalle ore lavorate.

Quale tutela ha il dirigente medico se è costretto a lavorare ore in eccesso per un errore dell’azienda?
Il dirigente medico può agire in giudizio per ottenere un risarcimento del danno. Deve però dimostrare di aver subito un pregiudizio concreto alla salute, alla personalità morale o al diritto al riposo a causa del lavoro eccedente.

Perché il lavoro svolto in più dal dirigente medico non può essere considerato lavoro straordinario da retribuire?
Perché la contrattazione collettiva nazionale per la dirigenza medica esclude generalmente l’istituto del lavoro straordinario, prevedendo una retribuzione forfettaria e onnicomprensiva che remunera la prestazione nel suo complesso, a prescindere dal numero di ore effettivamente lavorate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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