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Retribuzione onnicomprensiva dirigente: no extra compenso

Una dirigente pubblica ha svolto mansioni per un secondo ufficio vacante senza ricevere compensi aggiuntivi. La Corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso, confermando che la retribuzione onnicomprensiva del dirigente copre tutte le funzioni attribuite, escludendo pagamenti extra in assenza di uno specifico contratto. Anche la richiesta per arricchimento senza causa è stata respinta, poiché il trattamento economico esistente costituisce la giustificazione legale della prestazione.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Onnicomprensiva Dirigente: Niente Compenso Extra Senza Contratto

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 6521/2024) ha ribadito un principio fondamentale nel pubblico impiego: la retribuzione onnicomprensiva del dirigente non lascia spazio a compensi aggiuntivi per lo svolgimento di ulteriori incarichi, a meno che non sia esplicitamente previsto da un contratto. Questa decisione chiarisce i limiti delle pretese economiche dei dirigenti pubblici che si trovano a gestire carichi di lavoro superiori a quelli ordinari.

I Fatti del Caso: Un Incarico Dirigenziale Doppio, una Sola Retribuzione

La vicenda ha origine dalla richiesta di una dirigente di un Ministero che, oltre al suo incarico di responsabile di una Divisione, si era trovata a svolgere, per un periodo di tre anni (dal 2010 al 2013), anche le funzioni di un’altra Divisione rimasta vacante. La lavoratrice, ritenendo di aver diritto a un compenso aggiuntivo per il surplus di lavoro e responsabilità, si era rivolta al Tribunale, basando la sua richiesta su specifiche norme del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL).

Tuttavia, sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto le sue domande. I giudici di merito hanno stabilito che le norme contrattuali invocate non erano applicabili al suo caso e, soprattutto, hanno sottolineato la vigenza del principio di onnicomprensività della retribuzione dirigenziale, che esclude la possibilità di riconoscere ulteriori emolumenti.

La Decisione della Cassazione e la Retribuzione Onnicomprensiva Dirigente

La dirigente ha quindi proposto ricorso in Cassazione, ma anche la Suprema Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, rigettando l’appello. La Corte ha fornito motivazioni chiare e nette, basate sul consolidato orientamento giurisprudenziale in materia.

Il Cuore della Questione: Il Principio di Onnicomprensività

Il punto centrale della decisione risiede nell’articolo 24 del D.Lgs. n. 165 del 2001. Questa norma stabilisce che il trattamento economico dei dirigenti pubblici remunera tutte le funzioni e i compiti a loro attribuiti. Questo principio, noto come retribuzione onnicomprensiva dirigente, implica che lo stipendio già copre qualsiasi incarico conferito dall’Amministrazione, anche se questo comporta un impegno superiore all’orario di lavoro “normale”.

Secondo la Cassazione, un’eventuale remunerazione ulteriore non può derivare automaticamente dallo svolgimento di mansioni aggiuntive, ma deve essere collegata esclusivamente alla stipula di un apposito contratto individuale. Nel caso della reggenza di un ufficio temporaneamente vacante, la pretesa di un compenso extra è legittima solo se formalizzata contrattualmente tra il dirigente e l’Amministrazione.

L’Esclusione dell’Arricchimento Senza Causa

La Corte ha anche respinto il motivo di ricorso basato sull’ingiustificato arricchimento dell’Amministrazione. La dirigente sosteneva che, non avendo ricevuto un compenso per il lavoro extra, l’ente pubblico si fosse arricchito a sue spese senza una giusta causa. La Cassazione ha corretto la motivazione della Corte d’Appello su questo punto, ma è giunta alla stessa conclusione. Ha chiarito che non si può parlare di arricchimento “senza causa” perché la causa giustificativa della prestazione lavorativa esiste ed è proprio lo statuto giuridico del dirigente e il principio di onnicomprensività della sua retribuzione. In altre parole, il suo stipendio standard costituisce già la base legale per tutto il lavoro svolto, anche quello aggiuntivo.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte di Cassazione si fondano su un’interpretazione rigorosa della normativa sul pubblico impiego privatizzato. Il legislatore, con l’art. 24 del d.lgs. 165/2001, ha voluto creare uno status specifico per la dirigenza pubblica, la cui retribuzione è strutturata per essere omnicomprensiva. Ciò significa che essa è pensata per remunerare non solo una specifica mansione, ma la messa a disposizione delle energie lavorative del dirigente per il raggiungimento degli obiettivi dell’ente. Di conseguenza, l’attribuzione di compiti ulteriori, anche se gravosi e relativi a un altro ufficio, rientra nell’ambito delle funzioni dirigenziali coperte dal trattamento economico fondamentale. La Corte ha precisato che deroghe a questo principio sono possibili solo se previste dalla contrattazione collettiva o, come nel caso di reggenze, da un apposito contratto individuale che ne determini il compenso.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza n. 6521/2024 rafforza un importante paletto per i dirigenti della Pubblica Amministrazione. Lo svolgimento di mansioni aggiuntive, anche se consistenti e prolungate nel tempo, non genera automaticamente un diritto a un compenso extra. La chiave per ottenere un riconoscimento economico per incarichi come la reggenza di uffici vacanti risiede nella formalizzazione di un accordo contrattuale specifico. In assenza di tale accordo, prevale il principio della retribuzione onnicomprensiva del dirigente, che assorbe e giustifica l’intera prestazione lavorativa richiesta dall’Amministrazione.

Un dirigente pubblico ha diritto a un compenso extra se svolge le mansioni di un altro ufficio vacante?
No, non automaticamente. Secondo la sentenza, il dirigente ha diritto a un compenso extra solo se viene stipulato un apposito contratto individuale che lo preveda. In assenza di tale contratto, prevale il principio di onnicomprensività della retribuzione, secondo cui lo stipendio già copre tutte le funzioni assegnate.

Perché la richiesta di indennizzo per arricchimento senza causa è stata respinta?
La richiesta è stata respinta perché non sussiste un arricchimento “senza causa” da parte dell’Amministrazione. La “causa” che giustifica la prestazione lavorativa aggiuntiva, e quindi l’assenza di un compenso extra, è proprio il principio di onnicomprensività della retribuzione dirigenziale, stabilito dalla legge.

Cosa stabilisce il principio di retribuzione onnicomprensiva per un dirigente pubblico?
Questo principio, sancito dall’art. 24 del d.lgs. 165/2001, stabilisce che il trattamento economico del dirigente remunera tutte le funzioni e i compiti a lui attribuiti, inclusi quelli che possono impegnarlo oltre l’orario di lavoro normale. Di conseguenza, non spetta alcuna ulteriore remunerazione, salvo che sia espressamente prevista dalla contrattazione collettiva o da un contratto individuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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