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Retribuzione ferie: sì alle indennità accessorie

Una società di trasporti ha contestato la decisione di includere alcune indennità accessorie nella retribuzione feriale di un dipendente. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la retribuzione ferie deve comprendere ogni compenso legato alle mansioni, in accordo con il diritto dell’Unione Europea, per non scoraggiare il godimento del riposo.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Ferie: la Cassazione include le indennità accessorie

Il calcolo della retribuzione ferie rappresenta un tema cruciale nel diritto del lavoro, poiché incide direttamente sul diritto irrinunciabile al riposo del lavoratore. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la paga durante le vacanze deve essere tale da non scoraggiare il dipendente dal prenderle. Vediamo come i giudici sono giunti a questa conclusione analizzando un caso che ha coinvolto una società di trasporti e un suo dipendente.

I Fatti del Caso: La Controversia sulle Indennità

Un lavoratore di una società di trasporti ha citato in giudizio il proprio datore di lavoro sostenendo che, durante i periodi di ferie goduti tra il 2016 e il 2021, la sua retribuzione era stata inferiore a quella percepita durante i periodi di servizio. La differenza derivava dalla mancata inclusione di alcune voci specifiche: l’indennità perequativa, l’indennità compensativa e i ticket-mensa.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione al lavoratore, condannando l’azienda al pagamento delle differenze retributive. La società, non accettando la decisione, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che le indennità in questione fossero legate alla presenza effettiva in servizio e che i giudici di merito avessero applicato in modo errato i principi della giurisprudenza europea.

La Decisione della Corte e la Retribuzione Ferie

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando le sentenze precedenti. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione del concetto di retribuzione durante il periodo feriale alla luce del diritto dell’Unione Europea, in particolare della Direttiva 2003/88/CE.

L’Importanza del Diritto Europeo

La Corte Suprema ha sottolineato come la nozione di “ferie annuali retribuite” debba essere interpretata in conformità con la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE). Secondo la CGUE, la retribuzione corrisposta durante le ferie deve essere “ordinaria”, ovvero paragonabile a quella percepita nei periodi di lavoro. L’obiettivo è chiaro: evitare che una diminuzione della paga possa dissuadere il lavoratore dall’esercitare il proprio diritto al riposo, che è essenziale per la tutela della sua salute e sicurezza.

Qualsiasi compenso pecuniario che sia intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni e allo status personale e professionale del lavoratore deve essere incluso nel calcolo. Questo principio si applica non solo alle ferie godute ma anche all’indennità sostitutiva per ferie non godute.

L’Interpretazione Conforme alle Norme UE

La Cassazione ha stabilito che il giudice nazionale ha il dovere di interpretare il diritto interno, inclusi i contratti collettivi, in modo conforme alle finalità del diritto europeo. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente analizzato gli accordi collettivi aziendali, concludendo che le indennità perequativa e compensativa erano state introdotte per compensare disagi specifici legati alle mansioni svolte e per omogeneizzare il costo del lavoro. Pertanto, queste voci non erano semplici rimborsi spese, ma elementi retributivi legati allo status professionale del dipendente e dovevano essere incluse nella retribuzione ferie.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha ritenuto infondati i motivi di ricorso della società, evidenziando anche profili di inammissibilità. L’azienda, infatti, non aveva prodotto i testi integrali dei contratti collettivi su cui basava le sue argomentazioni né si era confrontata specificamente con la motivazione della Corte d’Appello. I giudici hanno ribadito che la corte territoriale non aveva introdotto un generico principio di onnicomprensività, ma aveva condotto una verifica puntuale, come richiesto dal diritto europeo, sulla potenziale natura dissuasiva dell’esclusione di quelle voci economiche. L’interpretazione delle norme collettive aziendali è stata giudicata plausibile e in linea con le indicazioni della giurisprudenza europea, che mira a garantire un compenso feriale che non penalizzi il lavoratore.

Le Conclusioni: Cosa Cambia per Lavoratori e Aziende

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza. Per i lavoratori, significa una maggiore tutela del diritto al riposo, assicurando che la retribuzione durante le ferie sia effettivamente commisurata a quella ordinaria. Per le aziende, emerge la necessità di una revisione attenta delle politiche retributive relative alle ferie. Non è sufficiente basarsi su una lettura letterale dei contratti collettivi; è indispensabile verificare che l’esclusione di determinate indennità non si ponga in contrasto con i principi inderogabili del diritto dell’Unione Europea. La retribuzione feriale deve includere tutte le componenti retributive intrinsecamente connesse alla prestazione lavorativa.

Quali elementi devono essere inclusi nel calcolo della retribuzione durante le ferie?
Secondo la Corte di Cassazione, in linea con il diritto dell’Unione Europea, la retribuzione durante le ferie deve includere qualsiasi importo pecuniario che si pone in rapporto di collegamento con l’esecuzione delle mansioni e che sia correlato allo status personale e professionale del lavoratore.

Perché è fondamentale garantire una retribuzione ‘ordinaria’ durante le ferie?
È fondamentale per evitare che una diminuzione della retribuzione possa dissuadere il lavoratore dall’esercitare il suo diritto al riposo. Questo sarebbe in contrasto con gli obiettivi del legislatore europeo, che mira ad assicurare ai lavoratori un effettivo periodo di riposo per tutelarne la salute e la sicurezza.

Un contratto collettivo può escludere alcune indennità dal calcolo della retribuzione feriale?
Un contratto collettivo deve essere interpretato in modo conforme al diritto dell’Unione Europea. Se l’esclusione di un’indennità risulta in una diminuzione della retribuzione tale da scoraggiare il godimento delle ferie, tale clausola può essere considerata inefficace perché in contrasto con i principi europei, che hanno efficacia vincolante e prevalente sull’ordinamento nazionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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