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Retribuzione ferie: sì agli incentivi variabili

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2458/2024, ha stabilito che la retribuzione ferie deve includere tutte le componenti variabili e gli incentivi legati alla mansione. La Corte ha rigettato il ricorso di un’azienda di trasporti, confermando che escludere tali voci può dissuadere il lavoratore dal godere del proprio diritto alle ferie, violando la normativa europea. La decisione chiarisce che il calcolo deve basarsi sulla paga ordinaria e non solo sulla parte fissa, per garantire un effettivo riposo senza penalizzazioni economiche.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Ferie: Anche gli Incentivi Variabili Vanno Inclusi in Busta Paga

Il calcolo della retribuzione ferie è una questione cruciale che tocca ogni lavoratore dipendente. Godere di un periodo di riposo senza subire una diminuzione dello stipendio è un diritto fondamentale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 2458 del 25 gennaio 2024, ha ribadito un principio di derivazione europea di enorme importanza: la paga durante le ferie deve essere onnicomprensiva e includere anche le indennità variabili, come gli incentivi legati alla specifica mansione. Analizziamo insieme questa decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti: La Controversia sulla Paga Durante le Vacanze

Il caso ha origine dalla richiesta di un gruppo di macchinisti di una società di trasporti ferroviari. I lavoratori lamentavano che l’azienda, nel calcolare la loro retribuzione durante i periodi di ferie, escludesse alcune voci variabili regolarmente percepite durante l’attività lavorativa. Nello specifico, si trattava di compensi a titolo di incentivo per l’attività di condotta oraria, per l’attività di riserva e indennità legate all’assenza dalla residenza.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, affermando il loro diritto a vedersi computare tali compensi anche nella paga feriale. L’azienda, non soddisfatta, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sostenendo che la nozione di retribuzione durante le ferie dovesse essere definita dalla contrattazione collettiva, la quale escludeva tali voci.

La Decisione della Corte: La nozione di retribuzione ferie

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi del ricorso presentato dall’azienda, confermando integralmente le decisioni dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno consolidato un orientamento già espresso in passato, basato sull’interpretazione del diritto dell’Unione Europea.

L’impatto del Diritto Europeo

Il punto centrale della decisione è l’articolo 7 della Direttiva 2003/88/CE. Secondo l’interpretazione costante della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, la finalità del diritto alle ferie retribuite è duplice: permettere al lavoratore di riposarsi e di disporre di un periodo di svago e distensione. Questo obiettivo verrebbe compromesso se il lavoratore subisse una penalizzazione economica durante le ferie. Una diminuzione sensibile dello stipendio potrebbe, infatti, dissuaderlo dall’esercitare il proprio diritto al riposo.

Di conseguenza, la retribuzione ferie deve essere sostanzialmente equiparabile a quella percepita durante i periodi di lavoro. Deve quindi comprendere qualsiasi importo pecuniario che sia intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni e correlato allo status personale e professionale del lavoratore.

La Questione della Prescrizione

Un altro punto affrontato dalla Corte riguarda la prescrizione dei crediti retributivi. L’azienda sosteneva che parte dei crediti richiesti dai lavoratori fosse prescritta. La Cassazione ha respinto anche questa eccezione, richiamando un principio consolidato: a seguito delle modifiche legislative (in particolare la Legge n. 92/2012), che hanno indebolito il regime di stabilità del posto di lavoro, il termine di prescrizione dei crediti di lavoro non decorre in costanza di rapporto, ma solo dalla sua cessazione. Questo per evitare che il timore di un licenziamento possa indurre il lavoratore a non far valere i propri diritti.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché la retribuzione ferie deve essere completa

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che il principio europeo è vincolante per l’ordinamento nazionale. Le sentenze della Corte di Giustizia UE hanno efficacia diretta e prevalente. Pertanto, qualsiasi norma interna, anche di fonte collettiva, che si ponga in contrasto con tale principio deve essere disapplicata.

I giudici hanno verificato che le indennità richieste dai macchinisti (incentivi per condotta, riserva, ecc.) erano connesse all’attività ordinariamente prevista dal contratto collettivo e venivano erogate con continuità, incidendo in modo non residuale sul trattamento economico mensile. L’esclusione di tali voci dalla paga feriale costituiva una diminuzione della retribuzione idonea a creare un effetto dissuasivo, spingendo di fatto il lavoratore a non godere delle ferie per non subire una perdita economica. La Corte ha quindi ritenuto corretta la valutazione dei giudici di merito che avevano ravvisato questa potenziale dissuasione.

Le Conclusioni: Cosa Cambia per Lavoratori e Aziende

L’ordinanza n. 2458/2024 rafforza un principio fondamentale a tutela del diritto al riposo dei lavoratori. La retribuzione ferie non può limitarsi alla sola paga base, ma deve includere tutte le componenti retributive continuative e collegate alla mansione svolta. Questa decisione ha importanti implicazioni:
1. Per i lavoratori: Offre una tutela più forte, garantendo che il periodo di ferie non comporti una penalizzazione economica. I dipendenti possono verificare la propria busta paga e, se necessario, agire per il riconoscimento delle voci retributive variabili omesse.
2. Per le aziende: Impone una revisione delle policy retributive relative alle ferie. I datori di lavoro devono assicurarsi che il calcolo sia conforme al principio di onnicomprensività dettato dal diritto europeo, per evitare contenziosi e il pagamento di differenze retributive, contributi e sanzioni.

Quali voci della busta paga devono essere incluse nel calcolo della retribuzione durante le ferie?
Secondo la Corte di Cassazione, devono essere incluse tutte le componenti pecuniarie intrinsecamente collegate all’esecuzione delle mansioni e allo status professionale del lavoratore, comprese le indennità variabili e gli incentivi erogati con continuità, e non solo la paga base fissa.

Perché una retribuzione ridotta durante le ferie è considerata un problema?
Una diminuzione sensibile della retribuzione durante le ferie può avere un effetto dissuasivo, inducendo il lavoratore a non esercitare il proprio diritto al riposo per non subire una perdita economica. Ciò contrasta con la finalità della normativa europea, che mira a garantire un effettivo recupero psicofisico.

Il termine di prescrizione per i crediti di lavoro decorre anche se il rapporto è ancora in corso?
No. La Corte ha confermato che, a seguito delle riforme che hanno ridotto la stabilità del posto di lavoro a tempo indeterminato, il termine di prescrizione quinquennale per i crediti retributivi decorre solo dalla data di cessazione del rapporto di lavoro, e non durante il suo svolgimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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