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Retribuzione ferie: quali voci includere nel calcolo?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1513/2024, ha stabilito che nella retribuzione ferie devono essere incluse anche le indennità variabili, purché intrinsecamente connesse alle mansioni svolte e corrisposte con continuità. La decisione, basata sull’interpretazione del diritto dell’Unione Europea, mira a evitare che una diminuzione dello stipendio possa dissuadere i lavoratori dal godere del loro diritto al riposo. Il caso riguardava alcuni macchinisti di una società di trasporti che chiedevano il computo di specifici incentivi nella loro paga feriale. La Corte ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando che la nozione di retribuzione durante le ferie deve essere onnicomprensiva per garantire l’effettività del diritto.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Ferie: Anche le Indennità Variabili Vanno Calcolate

Il calcolo della busta paga durante le ferie è un tema che genera spesso dubbi e contenziosi. Quali voci dello stipendio devono essere considerate? Solo la paga base o anche le indennità accessorie? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo che la retribuzione ferie deve essere onnicomprensiva per non penalizzare economicamente il lavoratore e scoraggiarlo dal godere del suo diritto al riposo. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Caso: La Controversia sulla Paga Durante le Vacanze

La vicenda ha visto contrapposti un gruppo di lavoratori, con la qualifica di macchinisti, e la loro azienda, una nota società di trasporto ferroviario. I dipendenti sostenevano di aver diritto a includere nel calcolo della loro retribuzione durante le ferie alcune indennità specifiche: l’incentivo per l’attività di condotta oraria, quello per l’attività di riserva e i compensi legati all’assenza dalla residenza.

Queste voci, sebbene variabili, erano erogate in modo continuativo e strettamente legate alle mansioni tipiche della loro professione. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori. L’azienda, non condividendo la decisione, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

La Posizione della Società e la normativa sulla retribuzione ferie

La società datrice di lavoro basava il suo ricorso su tre argomentazioni principali:
1. La nozione di ‘ferie retribuite’ doveva essere definita dalla contrattazione collettiva nazionale, che in questo caso escludeva tali indennità.
2. L’interpretazione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) non doveva essere considerata vincolante in modo così stretto.
3. L’obiettivo della normativa europea era solo quello di evitare che la paga feriale fosse talmente bassa da dissuadere dal prendere le ferie, ma non imponeva che fosse identica a quella ordinaria.

Il Principio di Diritto Europeo

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente la posizione dell’azienda, fondando la sua decisione sui principi consolidati del diritto dell’Unione Europea, in particolare sulla Direttiva 2003/88/CE. I giudici hanno ribadito che le sentenze della CGUE hanno un’efficacia vincolante, diretta e prevalente nell’ordinamento italiano.

Secondo la giurisprudenza europea, il diritto alle ferie retribuite mira a garantire al lavoratore un effettivo periodo di riposo, tutelandone salute e sicurezza. Per raggiungere questo scopo, è essenziale che durante le ferie il lavoratore si trovi in una situazione economica ‘sostanzialmente equiparabile’ a quella dei periodi di lavoro. Una diminuzione sensibile della retribuzione potrebbe infatti costituire un forte incentivo a rinunciare alle ferie, vanificando l’obiettivo della direttiva.

La Valutazione del Giudice di Merito

La Corte Suprema ha sottolineato come la nozione europea di ‘retribuzione’ sia ampia e comprenda ‘qualsiasi importo pecuniario che si ponga in rapporto di collegamento all’esecuzione delle mansioni e che sia correlato allo status personale e professionale del lavoratore’.

Di conseguenza, il giudice di merito (in questo caso la Corte d’Appello) ha correttamente verificato che le indennità richieste dai macchinisti erano:
– Connesse intrinsecamente alle mansioni tipiche della loro qualifica.
– Erogate in maniera continuativa e non occasionale.
– La loro esclusione comportava una diminuzione non residuale del trattamento economico mensile.

Questa diminuzione è stata ritenuta idonea a costituire un deterrente, ovvero ad avere quell’effetto di dissuasione che la normativa europea intende impedire.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato il rigetto del ricorso riaffermando la centralità del principio di effettività del diritto alle ferie, così come interpretato dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Le sentenze della CGUE non sono mere opinioni, ma interpretazioni vincolanti del diritto comunitario che guidano e prevalgono sulla normativa nazionale. La nozione di retribuzione durante le ferie non può essere lasciata alla libera determinazione delle parti sociali (contrattazione collettiva) se questa porta a un risultato che contrasta con le finalità della direttiva europea. L’obiettivo primario è garantire un riposo effettivo, e questo è possibile solo se il lavoratore non subisce una penalizzazione economica significativa. Pertanto, qualsiasi componente retributiva che sia intrinsecamente legata alla prestazione lavorativa e corrisposta abitualmente deve essere inclusa nel calcolo della paga feriale. La valutazione se la mancata erogazione di tali compensi sia ‘dissuasiva’ è un accertamento di fatto che spetta al giudice di merito, e in questo caso è stato ritenuto correttamente motivato.

le conclusioni

In conclusione, questa ordinanza consolida un importante principio a tutela dei lavoratori: la retribuzione durante le ferie deve comprendere non solo la paga base fissa, ma anche tutte quelle indennità variabili che costituiscono una parte integrante e non occasionale dello stipendio ordinario. I datori di lavoro devono quindi prestare attenzione a calcolare correttamente la paga feriale, includendo tutti gli elementi retributivi legati alle mansioni svolte dal dipendente. In caso contrario, si espongono al rischio di contenziosi e al pagamento delle differenze retributive, oltre a violare un principio fondamentale del diritto del lavoro europeo volto a proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori attraverso un effettivo diritto al riposo.

Le indennità variabili, come quelle per attività di condotta o di riserva, devono essere incluse nella retribuzione durante le ferie?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, qualsiasi importo pecuniario che sia intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni e allo status professionale del lavoratore deve essere compreso nella retribuzione feriale, se corrisposto con continuità.

Perché è così importante che la retribuzione durante le ferie sia simile a quella ordinaria?
Perché una diminuzione economica sensibile durante il periodo di riposo potrebbe costituire una dissuasione per il lavoratore, inducendolo a non godere delle ferie. Ciò contrasterebbe con l’obiettivo della normativa europea di garantire un riposo effettivo per tutelare la salute e la sicurezza.

L’interpretazione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sulla retribuzione feriale è vincolante per i giudici italiani?
Sì. La Corte di Cassazione ha ribadito che le sentenze della Corte di Giustizia dell’UE hanno efficacia vincolante, diretta e prevalente sull’ordinamento nazionale, in quanto ne chiariscono il significato e i limiti di applicazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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