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Retribuzione ferie: quali voci includere in busta paga

Una società di trasporti ha contestato la decisione di includere alcune indennità variabili nella busta paga dei dipendenti durante le vacanze. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che la retribuzione ferie deve comprendere tutte le componenti retributive continuative e legate alle mansioni, per evitare di scoraggiare i lavoratori dal prendere le ferie. La Corte ha anche precisato che il termine di prescrizione per queste richieste economiche decorre solo dalla fine del rapporto di lavoro.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Ferie: Anche le Indennità Variabili Vanno in Busta Paga

La corretta determinazione della retribuzione ferie è un tema cruciale nel diritto del lavoro, che bilancia le esigenze aziendali con il diritto irrinunciabile del lavoratore al riposo. Con l’ordinanza n. 8672/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale di derivazione europea: la paga durante le ferie deve essere sostanzialmente uguale a quella percepita durante l’attività lavorativa, includendo anche le indennità accessorie e variabili. Questa decisione mira a evitare che una diminuzione dello stipendio possa scoraggiare i dipendenti dal godere del loro meritato riposo.

I fatti del caso: la controversia sulle indennità in ferie

Il caso ha origine dal ricorso di un gruppo di dipendenti di una società di trasporti, tutti con la qualifica di capo treno. Essi richiedevano che nel calcolo della loro retribuzione durante le ferie fossero inclusi anche i compensi percepiti a titolo di incentivo per attività di scorta, di riserva e per l’assenza dalla residenza. La società, invece, si era limitata a corrispondere la parte fissa della retribuzione e l’indennità di turno, escludendo tali voci variabili, come previsto da un accordo aziendale. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, condannando l’azienda al pagamento delle differenze retributive. La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

Il principio europeo sulla retribuzione ferie

Il cuore della questione risiede nell’interpretazione dell’articolo 7 della Direttiva europea 2003/88/CE, che disciplina il diritto alle ferie annuali retribuite. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha più volte chiarito che lo scopo di tale diritto è consentire al lavoratore di riposarsi e di disporre di un periodo di distensione e di ricreazione. Questo obiettivo sarebbe compromesso se il lavoratore subisse uno svantaggio economico durante le ferie. Di conseguenza, la retribuzione feriale deve comprendere qualsiasi importo pecuniario che sia intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni previste dal contratto di lavoro e allo status personale e professionale del lavoratore.

La decisione della Cassazione e le motivazioni sulla retribuzione ferie

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi di ricorso presentati dall’azienda, confermando le sentenze dei gradi precedenti. Gli Ermellini hanno sottolineato come l’interpretazione della Corte di Giustizia abbia un’efficacia vincolante nell’ordinamento nazionale. Le indennità per attività di scorta e riserva, sebbene variabili, erano erogate in maniera continuativa e strettamente connesse alle prestazioni tipiche della mansione di capo treno. La loro esclusione dalla paga feriale determinava una sensibile diminuzione della retribuzione, idonea a costituire un deterrente all’esercizio del diritto alle ferie.

La questione della prescrizione: una tutela per il lavoratore

Un altro aspetto rilevante affrontato dalla Corte riguarda la prescrizione dei crediti di lavoro. L’azienda sosteneva che il diritto dei lavoratori a richiedere le differenze retributive fosse prescritto, in quanto il termine di cinque anni sarebbe dovuto decorrere in corso di rapporto. La Cassazione ha respinto anche questa tesi, richiamando un suo recente orientamento (sentenza n. 26246/2022). A seguito delle riforme del mercato del lavoro (Legge Fornero e Jobs Act), la stabilità del posto di lavoro a tempo indeterminato è diminuita. Pertanto, per tutelare il lavoratore dal timore di ritorsioni, il termine di prescrizione per i crediti retributivi non decorre durante il rapporto di lavoro, ma solo dal momento della sua cessazione.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di garantire l’effettività del diritto al riposo, un principio di rilevanza costituzionale e comunitaria. Una nozione di retribuzione feriale limitata alla sola paga base contrasterebbe con la finalità della normativa europea, che è quella di porre il lavoratore in una situazione economica, durante le ferie, paragonabile a quella dei periodi di lavoro. Qualsiasi prassi o accordo collettivo che determini una diminuzione sostanziale dello stipendio durante le ferie è quindi illegittimo perché può indurre il lavoratore a rinunciare al proprio diritto.

Le conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte stabilisce che la retribuzione ferie deve essere ‘onnnicomprensiva’, includendo tutte le voci retributive corrisposte con continuità e in ragione delle mansioni svolte. Gli accordi collettivi non possono derogare a questo principio. Inoltre, la decisione sulla decorrenza della prescrizione solo a partire dalla fine del rapporto rafforza la tutela dei diritti economici dei lavoratori in un contesto di minore stabilità occupazionale. Questa pronuncia offre un chiaro riferimento per datori di lavoro e dipendenti sulla corretta composizione della busta paga durante il periodo feriale.

Le indennità accessorie, come quelle per attività di scorta o di riserva, devono essere incluse nel calcolo della paga durante le ferie?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che qualsiasi importo pecuniario continuativo, che sia collegato all’esecuzione delle mansioni e allo status professionale del lavoratore, deve essere incluso nella retribuzione feriale per non creare una dissuasione economica al godimento delle ferie.

Un contratto collettivo aziendale può escludere queste indennità dal calcolo della retribuzione per le ferie?
No, un contratto collettivo non può derogare a un principio derivante dal diritto dell’Unione Europea. Il diritto a una retribuzione feriale ‘normale’ è finalizzato a tutelare la salute e la sicurezza del lavoratore e prevale sulle disposizioni contrattuali interne che prevedano un trattamento peggiorativo.

Da quando inizia a decorrere la prescrizione per richiedere le differenze retributive sulle ferie?
La prescrizione di cinque anni per i crediti di lavoro, in un rapporto a tempo indeterminato soggetto alle normative post-2012, inizia a decorrere solo dalla data di cessazione del rapporto di lavoro, e non durante il suo svolgimento. Questo per proteggere il lavoratore dal timore di ritorsioni da parte del datore di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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