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Retribuzione ferie: la Cassazione e le indennità

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di alcuni macchinisti, stabilendo che le indennità accessorie, come quelle di utilizzo, disponibilità e assenza dalla residenza, devono essere incluse nel calcolo della retribuzione durante le ferie. La Corte ha cassato la sentenza della Corte d’Appello di Torino, che aveva escluso tali voci, richiamando l’interpretazione del diritto dell’Unione Europea e la necessità di garantire un trattamento economico al lavoratore durante le ferie che sia comparabile a quello ordinario, per non disincentivare il godimento delle stesse. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale consolidato, sottolineando l’importanza della funzione nomofilattica della Corte per assicurare stabilità e prevedibilità del diritto.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione ferie: la Cassazione include le indennità accessorie

La questione della retribuzione ferie e di quali voci debbano concorrere al suo calcolo è un tema centrale nel diritto del lavoro. Con la recente ordinanza n. 2487/2025, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sul tema, accogliendo il ricorso di un gruppo di macchinisti e stabilendo un principio fondamentale: la retribuzione durante le ferie deve essere onnicomprensiva, includendo anche le indennità strettamente legate alla prestazione lavorativa, per non disincentivare il diritto al riposo del lavoratore, come imposto dal diritto europeo.

I fatti del caso

Alcuni dipendenti di una nota società di trasporti ferroviari, con mansioni di macchinista, avevano chiesto in giudizio che la loro retribuzione ferie venisse calcolata includendo diverse indennità accessorie. Nello specifico, si trattava di:

* Indennità di utilizzazione/condotta
* Indennità di riserva/disponibilità/traghetto
* Indennità di assenza dalla residenza

In primo grado la loro domanda era stata accolta, ma la Corte d’Appello di Torino aveva riformato la decisione, respingendo le richieste dei lavoratori. Contro questa sentenza, i dipendenti hanno proposto ricorso per Cassazione, basandolo su tre motivi principali, tutti incentrati sulla violazione del diritto dell’Unione Europea (in particolare l’art. 7 della Direttiva 2003/88/CE e l’art. 31 della Carta dei Diritti Fondamentali UE) e delle norme nazionali in materia.

La decisione e il principio sulla retribuzione ferie

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, cassando la sentenza della Corte d’Appello e rinviando la causa ad altro giudice per una nuova valutazione. La Suprema Corte ha ritenuto fondati i motivi presentati dai lavoratori, basando la propria decisione su un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato.

Il principio cardine ribadito è che la retribuzione spettante al lavoratore durante il periodo di ferie annuali non può comprendere solo la paga base, ma deve includere tutti gli elementi retributivi intrinsecamente connessi allo svolgimento delle mansioni. Escludere tali voci, infatti, creerebbe un deterrente economico al godimento delle ferie, spingendo il lavoratore a preferire il lavoro al riposo per non subire una perdita economica. Questo contrasta con la finalità stessa del diritto alle ferie, che è quella di garantire al dipendente un effettivo recupero psicofisico.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano principalmente sull’interpretazione del diritto dell’Unione Europea, come delineato dalle sentenze della Corte di Giustizia UE. La retribuzione durante le ferie deve essere ‘normale’ o ‘ordinaria’, ovvero comparabile a quella percepita durante i periodi di lavoro. Le indennità contestate, essendo collegate all’esecuzione delle mansioni di macchinista e rappresentando un corrispettivo per gli oneri e i disagi legati a tale attività, non possono essere escluse dal calcolo.

La Cassazione ha inoltre sottolineato l’importanza della sua funzione nomofilattica, ovvero il compito di assicurare l’uniforme interpretazione della legge. Citando numerosi precedenti conformi, sia contro la stessa società che contro altre del settore, la Corte ha ribadito che un orientamento consolidato deve essere seguito per garantire la stabilità, la prevedibilità e l’affidabilità delle decisioni giudiziarie. Abbandonare un tale orientamento sarebbe possibile solo in presenza di ‘gravi ragioni’, che nel caso di specie non sono state ravvisate.

Le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza riafferma un principio di cruciale importanza per la tutela dei diritti dei lavoratori. La retribuzione ferie deve essere calcolata in modo onnicomprensivo, includendo tutte le indennità accessorie che sono strettamente correlate alla prestazione lavorativa ordinaria. Questa decisione non solo protegge il diritto al riposo, ma rafforza anche il principio di stabilità della giurisprudenza, contribuendo alla certezza del diritto. La causa è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello di Torino, in diversa composizione, che dovrà riesaminare la domanda dei lavoratori attenendosi ai principi stabiliti dalla Suprema Corte.

Le indennità accessorie legate alla specifica mansione lavorativa devono essere incluse nel calcolo della retribuzione durante le ferie?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la retribuzione durante le ferie deve essere onnicomprensiva e includere tutte le componenti retributive intrinsecamente connesse allo svolgimento delle mansioni, per garantire al lavoratore una condizione economica comparabile a quella dei periodi di lavoro.

Perché è importante che la retribuzione ferie sia ‘normale’ o ‘ordinaria’?
È importante per evitare che il lavoratore subisca un deterrente economico che lo disincentivi dal godere del proprio diritto al riposo. Se la paga durante le ferie fosse significativamente inferiore, il lavoratore potrebbe essere indotto a non prenderle, vanificando la finalità di recupero psicofisico delle ferie stesse, come protetto dal diritto dell’Unione Europea.

Quale ruolo ha svolto l’orientamento consolidato della giurisprudenza in questa decisione?
Ha svolto un ruolo fondamentale. La Corte di Cassazione ha sottolineato che, una volta stabilita un’interpretazione della legge attraverso la sua funzione nomofilattica, questa assume una vocazione di stabilità. Seguire i precedenti consolidati garantisce l’uniformità, la prevedibilità e l’affidabilità del sistema giudiziario, e un mutamento è giustificato solo da gravi ragioni, non presenti in questo caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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