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Retribuzione ferie: indennità variabili nel calcolo

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di un gruppo di macchinisti a includere nella retribuzione ferie le indennità variabili legate alla mansione, come quelle per la condotta oraria e la riserva. L’esclusione di tali voci, erogate in modo continuativo, creerebbe una diminuzione economica tale da dissuadere i lavoratori dal godere delle ferie, violando la Direttiva UE 2003/88/CE. La Corte ha ribadito che la nozione europea di retribuzione prevale, garantendo al lavoratore una situazione economica durante le ferie paragonabile a quella dei periodi di lavoro.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Ferie: Anche le Indennità Variabili Vanno Calcolate

La corretta determinazione della retribuzione ferie è un tema cruciale nel diritto del lavoro, poiché incide direttamente sul diritto fondamentale al riposo del lavoratore. Con l’ordinanza n. 1503/2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sulla questione, ribadendo un principio di derivazione europea: la busta paga durante le vacanze deve essere sostanzialmente paragonabile a quella dei periodi lavorativi, per evitare di scoraggiare il godimento delle ferie stesse.

Il Caso: La Controversia sulla Busta Paga Durante le Ferie

La vicenda ha origine dal ricorso di un gruppo di macchinisti dipendenti di una società di trasporti ferroviari. I lavoratori lamentavano che l’azienda, nel calcolare la loro retribuzione durante il periodo di ferie, escludesse alcune indennità variabili ma corrisposte in modo continuativo, quali l’incentivo per attività di condotta oraria, l’indennità di riserva e i compensi per l’assenza dalla residenza.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, condannando la società a includere tali voci nel computo della retribuzione feriale e a pagare le differenze. La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo un’errata interpretazione della normativa nazionale ed europea.

Retribuzione Ferie e Principio Europeo: Evitare l’Effetto Dissuasivo

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nell’interpretazione dell’art. 7 della Direttiva 2003/88/CE, come interpretato dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Il principio fondamentale è che il diritto alle ferie retribuite ha lo scopo di consentire al lavoratore un effettivo riposo per tutelarne la salute e la sicurezza.

Se durante le ferie il lavoratore subisce una significativa decurtazione dello stipendio, potrebbe essere indotto a non goderne appieno o a rinunciarvi. Questo “effetto dissuasivo” è incompatibile con gli obiettivi della direttiva.

La Nozione Europea di “Retribuzione”

Per questo motivo, la Corte di Giustizia ha elaborato una nozione ampia e onnicomprensiva di “retribuzione”. Essa include qualsiasi importo pecuniario che si ponga in rapporto di collegamento con l’esecuzione delle mansioni e che sia correlato allo status personale e professionale del lavoratore. Non si limita, quindi, alla sola paga base, ma deve comprendere tutte quelle componenti accessorie che sono erogate con continuità e che rappresentano il corrispettivo delle mansioni svolte.

L’Analisi della Cassazione sulla Retribuzione Ferie

La Suprema Corte, nel rigettare il ricorso dell’azienda, ha confermato l’orientamento dei giudici di merito, allineandosi pienamente alla giurisprudenza europea. Ha specificato che le sentenze della Corte di Giustizia hanno efficacia vincolante, diretta e prevalente nell’ordinamento nazionale.

Continuità e Collegamento con la Mansione

I giudici hanno verificato che le indennità richieste dai lavoratori (per condotta, riserva, ecc.) erano intrinsecamente connesse alle mansioni tipiche della qualifica di macchinista. Inoltre, tali compensi venivano erogati in maniera continuativa durante i periodi di servizio, rappresentando una parte non residuale del trattamento economico mensile.

Di conseguenza, la loro esclusione dalla retribuzione ferie avrebbe determinato una diminuzione dello stipendio idonea a costituire un deterrente all’esercizio del diritto al riposo annuale.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato i motivi di ricorso dell’azienda, ritenendoli infondati. Ha chiarito che l’interpretazione fornita dalla Corte di Giustizia dell’UE sulla nozione di retribuzione durante le ferie è vincolante e mira a garantire che il lavoratore si trovi in una situazione economica, durante il riposo, paragonabile a quella dei periodi di lavoro. L’esclusione di compensi continuativi e legati alla mansione crea un effetto dissuasivo che viola il diritto dell’Unione. La valutazione del giudice di merito sulla natura dissuasiva della decurtazione è stata ritenuta corretta e ben motivata. Anche il motivo relativo alla prescrizione è stato respinto, confermando che il termine decorre dalla cessazione del rapporto di lavoro, data la modifica del regime di stabilità introdotta dalla legge n. 92/2012.

Le conclusioni

L’ordinanza consolida un principio fondamentale a tutela dei lavoratori: la retribuzione durante le ferie deve essere “piena” e onnicomprensiva di tutte le voci retributive strettamente legate alla prestazione lavorativa e corrisposte con regolarità. Il datore di lavoro non può escludere tali indennità, neanche se previsto da un contratto collettivo, poiché la normativa europea prevale. Questa decisione garantisce che il diritto al riposo non sia compromesso da considerazioni di natura economica, riaffermando la sua funzione essenziale per la salute e la sicurezza del lavoratore.

Quali voci di compenso devono essere incluse nella retribuzione durante le ferie?
Devono essere incluse tutte le voci retributive che costituiscono il corrispettivo ordinario della prestazione lavorativa. Secondo la sentenza, questo comprende non solo la paga base fissa, ma anche qualsiasi importo pecuniario che sia intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni e allo status professionale del lavoratore, e che venga erogato in modo continuativo.

Perché una diminuzione dello stipendio durante le ferie può essere considerata illegittima?
Una sensibile diminuzione della retribuzione durante il periodo feriale può costituire una dissuasione per il lavoratore dall’esercitare il proprio diritto al riposo. Questo contrasta con la finalità della Direttiva europea 2003/88/CE, che mira a tutelare la salute e la sicurezza del lavoratore garantendogli un effettivo periodo di riposo, senza che subisca un pregiudizio economico tale da indurlo a rinunciarvi.

Il datore di lavoro può escludere alcune indennità dal calcolo della retribuzione per le ferie tramite contratto collettivo?
No, la contrattazione collettiva non può derogare alla nozione europea di retribuzione feriale. Le sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea hanno efficacia vincolante e prevalgono sull’ordinamento nazionale, inclusi i contratti collettivi. Pertanto, qualsiasi clausola contrattuale che escluda dal computo voci retributive intrinsecamente legate alla mansione è da considerarsi non applicabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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