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Retribuzione ferie: indennità variabili incluse

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società di trasporti, confermando che nella retribuzione ferie devono essere incluse anche le indennità variabili, come quelle per attività di scorta e riserva. La decisione si fonda sull’interpretazione della direttiva europea 2003/88/CE, che mira a garantire al lavoratore una retribuzione durante le ferie paragonabile a quella ordinaria, per non disincentivare il godimento del riposo. La Corte ha stabilito che qualsiasi importo pecuniario collegato all’esecuzione delle mansioni e allo status del lavoratore rientra in questa nozione onnicomprensiva di retribuzione.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Ferie: Anche le Indennità Variabili Vanno Incluse

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito un principio fondamentale in materia di retribuzione ferie, chiarendo che anche le indennità accessorie e variabili, se collegate alla prestazione lavorativa, devono essere incluse nel calcolo. Questa pronuncia, che si allinea alla consolidata giurisprudenza europea, ha importanti implicazioni per lavoratori e datori di lavoro, specialmente in settori con strutture retributive complesse. Il caso ha visto contrapposti un gruppo di dipendenti e una nota società di trasporti, la quale escludeva alcuni compensi dal calcolo della paga durante le vacanze.

I Fatti del Caso

La controversia nasce dal ricorso di un gruppo di lavoratori, con la qualifica di ‘capo treno’, contro la propria azienda, una grande società del settore trasporti. I dipendenti lamentavano che la loro retribuzione durante il periodo di ferie fosse significativamente inferiore a quella percepita durante i normali periodi di lavoro. La differenza era dovuta all’esclusione, da parte dell’azienda, di alcuni compensi specifici: l’incentivo per l’attività di ‘scorta’ e quello per l’attività di ‘riserva’.

L’azienda sosteneva che tali compensi, essendo variabili e non fissi, non dovessero rientrare nella base di calcolo della retribuzione feriale. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, condannando la società a corrispondere le differenze retributive. L’azienda ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso presentato dalla società, confermando la decisione della Corte d’Appello di Milano. Gli Ermellini hanno ribadito che la nozione di retribuzione da considerare ai fini del calcolo della paga durante le ferie deve essere onnicomprensiva, in linea con i principi sanciti dal diritto dell’Unione Europea.

Le Motivazioni: La Prevalenza del Diritto Europeo sulla Retribuzione Ferie

Il fulcro della motivazione risiede nell’interpretazione dell’art. 7 della Direttiva 2003/88/CE, come interpretato dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Il principio cardine è che il diritto alle ferie retribuite ha lo scopo di permettere al lavoratore un effettivo riposo. Se durante le ferie il lavoratore subisce una notevole diminuzione della propria retribuzione, potrebbe essere disincentivato a goderne.

Per evitare questo ‘effetto dissuasivo’, la Corte di Giustizia ha elaborato una ‘nozione europea di retribuzione’ che è molto ampia. Essa comprende qualsiasi importo pecuniario che si ponga in rapporto di collegamento con l’esecuzione delle mansioni e che sia correlato allo status personale e professionale del lavoratore. La Corte di Cassazione ha quindi affermato che:
1. Collegamento con le mansioni: Le indennità di scorta e riserva, sebbene variabili, erano strettamente e intrinsecamente collegate alle mansioni tipiche dei ‘capi treno’ e venivano erogate in modo continuativo.
2. Effetto dissuasivo: Una sensibile diminuzione della paga durante le ferie, come quella verificatasi nel caso di specie, è idonea a dissuadere il lavoratore dall’esercitare il proprio diritto al riposo.

La Corte ha inoltre respinto gli altri motivi di ricorso, incluso quello relativo alla prescrizione dei crediti. Richiamando un proprio recente orientamento (Cass. n. 26246/2022), ha confermato che, a seguito delle riforme che hanno inciso sulla stabilità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato (Legge n. 92/2012), il termine di prescrizione quinquennale dei crediti di lavoro decorre dalla cessazione del rapporto e non in costanza di esso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Lavoratori e Aziende

L’ordinanza in esame consolida un principio di vitale importanza per la tutela dei diritti dei lavoratori. Le aziende devono prestare la massima attenzione nel calcolare la retribuzione da corrispondere durante le ferie, assicurandosi di includere tutte le voci retributive erogate con continuità e che siano intrinsecamente connesse alla prestazione lavorativa, anche se di natura variabile.

Escludere tali voci non solo viola il diritto del lavoratore a un’equa retribuzione, ma mina anche il fine primario del diritto alle ferie: garantire un recupero psico-fisico effettivo. La decisione riafferma la prevalenza del diritto europeo e delle interpretazioni vincolanti della Corte di Giustizia, che fungono da guida per i giudici nazionali nell’assicurare l’uniforme applicazione delle tutele in tutta l’Unione.

Le indennità variabili, come quelle per attività di scorta o riserva, devono essere incluse nel calcolo della retribuzione durante le ferie?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che qualsiasi compenso intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni del lavoratore e corrisposto con una certa continuità deve essere incluso nella retribuzione feriale. Questo per evitare che una diminuzione dello stipendio possa disincentivare il lavoratore dal godere del proprio diritto al riposo.

Perché la normativa europea è così importante in una disputa sulla retribuzione ferie in Italia?
La normativa italiana in materia di orario di lavoro e ferie (D.Lgs. 66/2003) recepisce una direttiva europea (2003/88/CE). Di conseguenza, deve essere interpretata conformemente ai principi stabiliti dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, la quale ha fornito una definizione ampia e protettiva del concetto di ‘retribuzione’ per il periodo feriale, che è vincolante per i giudici nazionali.

Quando inizia a decorrere il termine di prescrizione per i crediti retributivi in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato?
La Corte ha ribadito che, a seguito delle modifiche legislative che hanno ridotto il regime di stabilità reale del posto di lavoro (in particolare la Legge n. 92/2012), il termine di prescrizione quinquennale per i crediti di lavoro non decorre durante il rapporto, ma solo dalla sua cessazione. Questo perché il lavoratore potrebbe trovarsi in una condizione di ‘timore’ nel far valere i propri diritti mentre il rapporto è in corso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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