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Retribuzione ferie: indennità variabili incluse

La Corte di Cassazione ha stabilito che la retribuzione ferie deve includere tutte le indennità pecuniarie intrinsecamente connesse alle mansioni svolte, anche se di natura variabile. Nel caso esaminato, alcuni macchinisti di un’azienda di trasporti avevano richiesto l’inclusione di specifici incentivi nel calcolo della loro paga feriale. La Corte ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando che un’interpretazione restrittiva, pur prevista da un contratto aziendale, è contraria al diritto dell’Unione Europea, poiché una diminuzione sensibile dello stipendio durante le ferie può dissuadere il lavoratore dal goderne. È stato inoltre confermato che la prescrizione dei crediti di lavoro decorre dalla fine del rapporto.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione ferie: la Cassazione include le indennità variabili

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di retribuzione ferie, stabilendo che questa deve essere onnicomprensiva e paragonabile a quella percepita durante i periodi di lavoro. La decisione chiarisce che escludere dal calcolo le indennità variabili, ma intrinsecamente legate alla mansione, è contrario al diritto europeo perché può scoraggiare il lavoratore dal godere del proprio diritto al riposo. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

Il Caso: La Controversia sulla Paga Feriale

La vicenda ha origine dal ricorso di un gruppo di macchinisti di un’importante azienda di trasporti. I lavoratori lamentavano che, durante i periodi di ferie, la loro retribuzione non includeva alcune indennità specifiche, come gli incentivi per l’attività di condotta oraria e di riserva, che invece percepivano regolarmente durante l’attività lavorativa. Tali compensi, sebbene variabili, erano erogati in maniera continuativa e strettamente collegati alle mansioni tipiche della loro qualifica.

L’azienda si difendeva sostenendo che il proprio contratto aziendale definiva in modo specifico le voci da includere nella retribuzione feriale, escludendo esplicitamente quelle richieste dai dipendenti. Sia il Tribunale di primo grado sia la Corte d’Appello avevano però dato ragione ai lavoratori, condannando l’azienda al pagamento delle differenze retributive.

L’Analisi della Corte e il Principio della Retribuzione Ferie

La Corte di Cassazione, chiamata a decidere sul ricorso dell’azienda, ha respinto tutti i motivi di impugnazione, basando la propria decisione sull’interpretazione vincolante del diritto dell’Unione Europea, in particolare della Direttiva 2003/88/CE. I giudici hanno ribadito che la finalità del diritto alle ferie retribuite è garantire al lavoratore un periodo di riposo in condizioni economiche paragonabili a quelle lavorative.

Una riduzione sensibile dello stipendio durante le ferie, causata dall’esclusione di componenti retributive fisse e continuative, costituisce un effetto dissuasivo. In altre parole, il lavoratore potrebbe essere incentivato a non godere delle proprie ferie per non subire una perdita economica. La Corte ha precisato che la nozione europea di “retribuzione” comprende qualsiasi importo pecuniario che sia collegato all’esecuzione delle mansioni e correlato allo status personale e professionale del lavoratore.

La Prevalenza del Diritto Europeo sul Contratto Collettivo

Un punto cruciale della decisione è la prevalenza dei principi del diritto europeo sulla contrattazione collettiva nazionale. Anche se un accordo aziendale o nazionale prevede una definizione più restrittiva della retribuzione feriale, tale norma deve essere disapplicata se si pone in contrasto con la finalità della direttiva europea, che è quella di tutelare la salute e la sicurezza del lavoratore attraverso un effettivo riposo.

La Questione della Prescrizione dei Crediti di Lavoro

L’ordinanza ha affrontato anche un altro importante motivo di ricorso sollevato dall’azienda, relativo alla prescrizione dei crediti retributivi. L’azienda sosteneva che il termine di prescrizione quinquennale dovesse decorrere durante lo svolgimento del rapporto di lavoro. La Cassazione ha respinto anche questa tesi, confermando un orientamento ormai consolidato. A seguito delle riforme che hanno inciso sulla stabilità del posto di lavoro (in particolare la Legge n. 92 del 2012), il rapporto di lavoro non offre più la stessa tutela reale di un tempo. Di conseguenza, il lavoratore si trova in una condizione di “metus” (timore) reverenziale nei confronti del datore di lavoro, che potrebbe indurlo a non far valere i propri diritti per paura di ritorsioni. Per questa ragione, il termine di prescrizione per i crediti di lavoro inizia a decorrere solo dalla data di cessazione del rapporto di lavoro.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su una solida base giuridica, che integra il diritto nazionale con quello europeo. Il nucleo della decisione risiede nel concetto di “effetto utile” della normativa comunitaria: le norme interne, inclusi i contratti collettivi, devono essere interpretate in modo da garantire la piena efficacia dei diritti sanciti a livello europeo. La Corte ha ritenuto che la valutazione del giudice di merito, secondo cui l’esclusione delle indennità contestate costituisse una diminuzione idonea a dissuadere i lavoratori dal fruire delle ferie, fosse corretta e ben motivata. Non è stata ravvisata la necessità di un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, poiché i principi in materia sono stati già ampiamente chiariti in precedenti sentenze.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza per la tutela dei lavoratori. La retribuzione durante le ferie non può essere arbitrariamente ridotta escludendo voci che, pur essendo variabili, sono parte integrante del trattamento economico ordinario e legate alla professionalità del dipendente. Per i datori di lavoro, ciò significa la necessità di un’attenta revisione delle politiche retributive relative alle ferie, per assicurarsi che siano conformi all’interpretazione onnicomprensiva richiesta dal diritto europeo. Per i lavoratori, rappresenta un’ulteriore garanzia del diritto a un riposo effettivo e pienamente retribuito, senza penalizzazioni economiche.

Le indennità variabili, come gli incentivi, devono essere incluse nella retribuzione durante le ferie?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la retribuzione durante le ferie deve includere qualsiasi importo pecuniario che sia intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni e allo status professionale del lavoratore, per evitare di dissuaderlo dal godere del suo diritto al riposo.

Un contratto collettivo nazionale o aziendale può escludere alcune voci dalla retribuzione feriale?
No, se tale esclusione si pone in contrasto con il diritto dell’Unione Europea. Le norme nazionali e la contrattazione collettiva devono essere interpretate in modo da garantire il pieno effetto del diritto alle ferie retribuite, che prevede una paga paragonabile a quella ordinaria.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per i crediti retributivi?
Il termine di prescrizione quinquennale per i crediti di lavoro decorre dalla cessazione del rapporto di lavoro. Questo perché, a seguito delle modifiche legislative sulla stabilità del posto, si presume che il lavoratore possa temere ritorsioni se agisce legalmente contro il datore di lavoro mentre è ancora impiegato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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