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Retribuzione ferie: indennità variabili incluse

La Corte di Cassazione ha confermato che nella retribuzione ferie devono essere inclusi anche i compensi variabili, come gli incentivi per attività specifiche, se intrinsecamente legati alle mansioni svolte. La decisione, basata sull’interpretazione del diritto europeo, mira a non dissuadere i lavoratori dal godere delle ferie. È stato inoltre chiarito che la prescrizione dei crediti retributivi decorre dalla fine del rapporto di lavoro, a seguito delle modifiche legislative del 2012.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Ferie: La Cassazione Include le Indennità Variabili

Il calcolo della retribuzione ferie è un tema cruciale nel diritto del lavoro, poiché incide direttamente sul diritto irrinunciabile al riposo del lavoratore. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale di derivazione europea: la retribuzione durante le ferie deve essere onnicomprensiva e non può escludere quelle indennità variabili strettamente connesse alla mansione. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dal ricorso di un gruppo di macchinisti dipendenti di una nota società di trasporti. I lavoratori lamentavano la mancata inclusione, nel calcolo della retribuzione percepita durante il periodo di ferie, di alcuni compensi specifici, in particolare gli incentivi per l’attività di condotta oraria e per l’attività di riserva. L’azienda, dal canto suo, si difendeva sostenendo di aver applicato correttamente le disposizioni del contratto collettivo aziendale, che escludevano tali voci dalla base di calcolo feriale.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, accertando il loro diritto a vedersi computare tali incentivi nella retribuzione feriale e condannando la società al pagamento delle differenze retributive. La società ha quindi proposto ricorso per cassazione, contestando l’interpretazione data dai giudici di merito.

La Decisione della Corte sulla retribuzione ferie

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato integralmente il ricorso presentato dalla società di trasporti, confermando le decisioni dei precedenti gradi di giudizio. Gli Ermellini hanno stabilito che il concetto di retribuzione durante le ferie, secondo il diritto dell’Unione Europea, deve essere tale da non dissuadere il lavoratore dal fruire del proprio diritto al riposo.

La Corte ha inoltre affrontato la questione della prescrizione dei crediti, confermando che, a seguito delle riforme del mercato del lavoro (in particolare la legge n. 92 del 2012), il termine di prescrizione non decorre in costanza di rapporto di lavoro ma solo dalla sua cessazione.

Il Principio della Onnicomprensività

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 7 della Direttiva 2003/88/CE, come chiarito dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. La retribuzione ferie non può limitarsi alla sola paga base, ma deve comprendere qualsiasi importo pecuniario che si ponga in rapporto di collegamento con l’esecuzione delle mansioni e che sia correlato allo status personale e professionale del lavoratore.

L’esclusione di componenti retributive variabili ma corrisposte con continuità, come gli incentivi per la condotta e la riserva, determinerebbe una sensibile diminuzione della retribuzione durante le ferie rispetto a quella percepita durante i periodi di lavoro. Questa differenza, secondo la Corte, costituisce un incentivo negativo, una potenziale dissuasione a godere delle ferie, in contrasto con la finalità della direttiva europea, che è quella di tutelare la salute e la sicurezza del lavoratore attraverso un effettivo periodo di riposo.

La questione della Prescrizione

Un altro punto rilevante toccato dalla Corte riguarda la decorrenza della prescrizione dei crediti di lavoro. La società ricorrente sosteneva che la prescrizione dovesse decorrere durante lo svolgimento del rapporto. La Cassazione ha invece ribadito il suo orientamento consolidato (formatosi dopo la Legge Fornero del 2012): in un regime di lavoro dove la stabilità non è più pienamente garantita come in passato, il lavoratore potrebbe essere indotto a non far valere i propri diritti per timore di ritorsioni. Di conseguenza, il termine di prescrizione quinquennale per i crediti retributivi inizia a decorrere solo dalla data di cessazione del rapporto di lavoro.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione richiamando la propria giurisprudenza e quella della Corte di Giustizia Europea. Ha sottolineato come le sentenze della CGUE abbiano efficacia vincolante, diretta e prevalente sull’ordinamento nazionale. Di conseguenza, le norme interne e la contrattazione collettiva non possono derogare ai principi stabiliti a livello europeo in materia di ferie retribuite.

I giudici hanno spiegato che la valutazione non deve essere astratta, ma concreta: occorre verificare se l’esclusione di determinate voci crei una diminuzione tale da essere ‘effettivamente idonea a dissuadere’ il lavoratore. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente verificato che le indennità richieste erano tipiche della mansione di macchinista e avevano un’incidenza non residuale sul trattamento economico mensile, rendendo la loro esclusione un deterrente effettivo.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza per la tutela dei diritti dei lavoratori. Le aziende devono prestare massima attenzione al calcolo della retribuzione ferie, assicurandosi di includere tutti gli elementi retributivi, anche variabili, che sono intrinsecamente collegati alle mansioni svolte dal dipendente. Un contratto collettivo che preveda diversamente non può essere applicato se si pone in contrasto con i principi inderogabili del diritto dell’Unione Europea. La decisione riafferma la centralità del diritto al riposo come strumento di tutela della salute e sicurezza, garantendo che il suo esercizio non comporti un pregiudizio economico per il lavoratore.

Le indennità variabili, come quelle per la condotta dei treni, devono essere incluse nella retribuzione durante le ferie?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che devono essere incluse. La retribuzione durante le ferie deve essere equiparabile a quella ordinaria per non dissuadere il lavoratore dal godere del riposo. Pertanto, qualsiasi compenso intrinsecamente collegato alle mansioni svolte deve essere considerato nel calcolo.

Un contratto collettivo può escludere queste indennità dal calcolo della retribuzione feriale?
No. Secondo la Corte, i principi derivanti dalle direttive europee e interpretati dalla Corte di Giustizia dell’UE prevalgono sulle disposizioni nazionali o della contrattazione collettiva che risultino in contrasto con essi e meno favorevoli per il lavoratore.

Da quando inizia a decorrere la prescrizione per i crediti retributivi in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato?
La Corte ha stabilito che, a seguito delle modifiche introdotte dalla legge n. 92 del 2012, il termine di prescrizione per i crediti di lavoro decorre dalla cessazione del rapporto di lavoro, e non durante il suo svolgimento, per tutelare il lavoratore dal timore di ritorsioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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