LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Retribuzione ferie: indennità variabili incluse

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1496/2024, ha stabilito che le indennità variabili corrisposte in modo continuativo, come quelle per attività di scorta e di riserva, devono essere incluse nel calcolo della retribuzione ferie. La Corte ha rigettato il ricorso di una società di trasporti, confermando che escludere tali compensi potrebbe dissuadere i lavoratori dal godere del loro diritto alle ferie, in linea con i principi della direttiva europea 2003/88/CE. La decisione sottolinea la prevalenza del diritto europeo sulla contrattazione collettiva nazionale quando si tratta di tutelare diritti fondamentali del lavoratore.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

La Retribuzione Ferie Include le Indennità Variabili: Analisi della Cassazione

Il calcolo della retribuzione ferie rappresenta un tema cruciale nel diritto del lavoro, con importanti implicazioni sia per i datori di lavoro che per i dipendenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 1496/2024) ha ribadito un principio fondamentale, allineato al diritto europeo: tutte le componenti retributive intrinsecamente legate alle mansioni svolte dal lavoratore devono essere incluse nella paga percepita durante le vacanze. Analizziamo questa importante decisione.

Il Contesto del Caso: La Controversia sulle Indennità

La vicenda ha origine dal ricorso di un gruppo di dipendenti di una società di trasporti, tutti con la qualifica di capo treno. Essi contestavano l’esclusione, dal calcolo della loro retribuzione durante le ferie, di alcune indennità percepite regolarmente durante l’attività lavorativa. Nello specifico, si trattava di compensi per attività di “scorta” e di “riserva”, previste dal contratto aziendale come parte integrante delle loro mansioni.

La società datrice di lavoro, al contrario, considerava queste voci come compensi variabili e non computabili ai fini della paga feriale, limitandosi a corrispondere la parte fissa della retribuzione e l’indennità di turno.

La Decisione della Corte d’Appello e il Diritto Europeo

La Corte d’Appello, confermando la decisione del Tribunale, aveva dato ragione ai lavoratori. Il giudice di secondo grado aveva fondato la sua decisione sull’interpretazione dell’articolo 7 della Direttiva Europea 2003/88/CE, così come interpretata dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Secondo tale interpretazione, la nozione europea di “retribuzione” durante le ferie deve essere onnicomprensiva, includendo qualsiasi importo pecuniario legato all’esecuzione delle mansioni e correlato allo status personale e professionale del lavoratore.

Lo scopo di questa norma è garantire che il lavoratore, durante il periodo di riposo, si trovi in una situazione economica paragonabile a quella dei periodi di lavoro. Una diminuzione sensibile della paga potrebbe, infatti, rappresentare un disincentivo a godere del diritto alle ferie, un diritto fondamentale per la salute e la sicurezza dei lavoratori.

L’Impatto del Diritto Europeo sulla Retribuzione Ferie

Nel suo ricorso per cassazione, la società ha sostenuto che l’interpretazione della Corte di Giustizia non fosse vincolante e che la materia dovesse essere regolata esclusivamente dalla contrattazione collettiva, la quale, a suo dire, escludeva tali indennità dal calcolo. La Suprema Corte ha respinto fermamente questa tesi.

Gli ermellini hanno ricordato che le sentenze della Corte di Giustizia UE hanno efficacia vincolante, diretta e prevalente sull’ordinamento nazionale. Esse non creano nuove norme, ma ne chiariscono il significato e i limiti di applicazione con efficacia erga omnes (verso tutti) all’interno dell’Unione. Pertanto, la nozione di retribuzione ferie deve essere interpretata alla luce di questi principi europei, che prevalgono su eventuali disposizioni contrattuali nazionali contrastanti.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti e tre i motivi di ricorso presentati dalla società, giudicandoli infondati. I giudici hanno sottolineato come la questione fosse già stata ampiamente trattata in casi analoghi, consolidando un orientamento giurisprudenziale chiaro.

La Corte ha confermato che la verifica cruciale, correttamente effettuata dai giudici di merito, è quella sulla “potenzialità dissuasiva” derivante dall’esclusione di determinate voci retributive. Le indennità per scorta e riserva, essendo connesse ad attività ordinarie e continuative previste dal CCNL per i capi treno, e avendo un’incidenza non residuale sul trattamento economico mensile, non potevano essere escluse.

L’interpretazione delle norme collettive aziendali, anche se apparentemente escludeva tali compensi, deve cedere il passo alla finalità della direttiva europea: assicurare al lavoratore un compenso feriale che non costituisca un deterrente all’esercizio del suo diritto al riposo.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

In conclusione, la Suprema Corte ha stabilito che la retribuzione ferie deve essere calcolata in modo da non penalizzare economicamente il lavoratore. Qualsiasi compenso che sia intrinsecamente collegato alle mansioni svolte e corrisposto con continuità fa parte della “retribuzione ordinaria” e deve quindi essere conteggiato anche durante le vacanze.

Questa ordinanza rafforza la tutela del diritto al riposo, impedendo che accordi collettivi o prassi aziendali possano, di fatto, svuotare di contenuto questo diritto fondamentale. Per le aziende, ciò significa dover condurre un’attenta analisi di tutte le componenti della retribuzione dei propri dipendenti per assicurarsi che il calcolo della paga feriale sia conforme ai principi del diritto europeo, evitando così possibili contenziosi.

Le indennità variabili, come quelle per attività di scorta o riserva, devono essere incluse nella retribuzione durante le ferie?
Sì, la Corte ha stabilito che qualsiasi importo pecuniario che si ponga in rapporto di collegamento all’esecuzione delle mansioni e sia correlato allo status personale e professionale del lavoratore deve essere incluso. L’esclusione di tali compensi, se percepiti con continuità, può costituire una dissuasione dal godimento delle ferie.

L’interpretazione della Corte di Giustizia Europea sulla retribuzione feriale è vincolante per i giudici italiani?
Sì, la Cassazione ha ribadito che le sentenze della Corte di Giustizia dell’UE hanno efficacia vincolante, diretta e prevalente sull’ordinamento nazionale. Esse indicano il significato e i limiti di applicazione del diritto europeo e devono essere seguite dai giudici nazionali.

Un contratto collettivo può escludere alcune voci retributive dal calcolo della paga per le ferie?
No, se tale esclusione si pone in contrasto con i principi stabiliti dal diritto europeo. La normativa contrattuale non può portare a una diminuzione della retribuzione feriale tale da dissuadere il lavoratore dall’esercitare il suo diritto al riposo. In tal caso, la norma collettiva deve essere disapplicata in favore del principio europeo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati