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Retribuzione ferie: indennità variabili incluse

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 838/2024, ha stabilito che nella retribuzione ferie devono essere inclusi tutti i compensi di natura variabile intrinsecamente legati allo svolgimento delle mansioni, come l’incentivo per l’attività di condotta e l’indennità di riserva. La Corte ha rigettato il ricorso di un’azienda di trasporti, confermando le decisioni dei giudici di merito. La motivazione si fonda sull’interpretazione della direttiva europea 2003/88/CE, che mira a garantire al lavoratore una condizione economica durante le ferie paragonabile a quella dei periodi di lavoro, per evitare qualsiasi effetto dissuasivo dal godimento del riposo. Inoltre, ha chiarito che la prescrizione dei crediti di lavoro decorre dalla cessazione del rapporto.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Ferie: Anche le Indennità Variabili Vanno Calcolate

La corretta determinazione della retribuzione ferie è un tema cruciale nel diritto del lavoro, che spesso genera contenziosi. Con l’ordinanza n. 838 del 2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo che anche le indennità accessorie e variabili, se intrinsecamente legate alla mansione, devono essere incluse nel calcolo. Questa decisione, in linea con il diritto europeo, mira a proteggere il diritto irrinunciabile al riposo del lavoratore, evitando che una diminuzione dello stipendio possa scoraggiarne il godimento.

Il Caso: La Controversia sulle Indennità Escluse

Un gruppo di macchinisti di una nota azienda di trasporti ferroviari aveva citato in giudizio il proprio datore di lavoro. La questione verteva sull’esclusione, dal calcolo della retribuzione durante le ferie, di alcune indennità percepite regolarmente durante l’attività lavorativa. In particolare, si trattava di compensi per:

* Incentivo per attività di condotta oraria;
* Attività di riserva;
* Compensi legati all’assenza dalla residenza.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, condannando l’azienda a pagare le differenze retributive. L’azienda, tuttavia, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la normativa interna e la contrattazione collettiva aziendale escludessero esplicitamente tali voci dalla base di calcolo feriale.

La Decisione della Cassazione sulla Retribuzione Ferie

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso dell’azienda, confermando la sentenza d’appello. La decisione si basa su due pilastri fondamentali: il primato del diritto dell’Unione Europea e la tutela del lavoratore in materia di prescrizione.

Il Principio Europeo di Retribuzione

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 7 della Direttiva 2003/88/CE, come interpretato dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Secondo la giurisprudenza europea, la retribuzione durante le ferie deve essere tale da porre il lavoratore in una situazione economica ‘sostanzialmente equiparabile’ a quella dei periodi di lavoro. Qualsiasi diminuzione sensibile potrebbe infatti costituire un ‘effetto dissuasivo’, inducendo il lavoratore a rinunciare al proprio diritto al riposo per non subire una perdita economica.

La Cassazione ha ribadito che la nozione europea di ‘retribuzione’ è ampia e comprende qualsiasi importo pecuniario che sia collegato all’esecuzione delle mansioni e correlato allo status personale e professionale del lavoratore. Le indennità in questione, essendo erogate in modo continuativo e direttamente connesse alle attività tipiche dei macchinisti, rientrano a pieno titolo in questa definizione.

Il Rifiuto del Rinvio Pregiudiziale

La Corte ha anche respinto la richiesta dell’azienda di sottoporre la questione alla Corte di Giustizia dell’UE tramite un rinvio pregiudiziale. Gli Ermellini hanno ritenuto che la materia fosse già stata ampiamente chiarita dalla giurisprudenza europea, rendendo il rinvio non necessario. La valutazione concreta se una specifica indennità debba essere inclusa spetta al giudice nazionale, che deve verificare la sua connessione con le mansioni e la sua potenziale natura dissuasiva in caso di esclusione.

La Questione della Prescrizione dei Crediti di Lavoro

Un altro motivo di ricorso riguardava la decorrenza della prescrizione dei crediti retributivi. L’azienda sosteneva che il termine dovesse decorrere in corso di rapporto. La Cassazione ha respinto anche questa tesi, confermando un orientamento consolidato. A seguito delle riforme del mercato del lavoro (Legge n. 92/2012 e D.Lgs. n. 23/2015), il regime di stabilità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato è stato attenuato. Di conseguenza, il lavoratore potrebbe trovarsi in una condizione di ‘timore’ nel rivendicare i propri diritti per paura di ritorsioni. Per questa ragione, il termine di prescrizione quinquennale per i crediti di lavoro decorre solo dalla cessazione del rapporto di lavoro, momento in cui il lavoratore può agire liberamente senza temere per il proprio posto.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base del principio di fedeltà ai precedenti e dell’obbligo di interpretare il diritto nazionale in conformità con quello europeo. L’efficacia della Direttiva 2003/88/CE è vincolante, diretta e prevalente sull’ordinamento nazionale. Le sentenze della Corte di Giustizia UE non creano nuove norme, ma ne chiariscono il significato e i limiti di applicazione con efficacia erga omnes. I giudici di merito hanno correttamente verificato che le indennità richieste erano collegate in modo stretto alle mansioni e che la loro esclusione avrebbe causato una diminuzione economica ‘idonea a dissuadere’ i lavoratori dal godere delle ferie. Pertanto, la contrattazione collettiva che prevedeva diversamente deve essere disapplicata in quanto contraria a una norma imperativa di derivazione europea. Riguardo alla prescrizione, la motivazione si fonda sulla protezione del contraente debole (il lavoratore), la cui libertà di azione è limitata dalla mancanza di una stabilità reale del posto di lavoro, giustificando il differimento della decorrenza del termine al momento della cessazione del rapporto.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. Per i datori di lavoro, emerge l’obbligo di calcolare la retribuzione ferie includendo tutte le voci retributive, anche variabili, che sono intrinsecamente connesse alla prestazione lavorativa ordinaria. Ignorare questo principio espone le aziende al rischio di contenziosi e alla condanna al pagamento di differenze retributive. Per i lavoratori, la sentenza rappresenta una forte tutela del diritto al riposo, assicurando che l’esercizio di tale diritto non comporti un sacrificio economico. Inoltre, la conferma che la prescrizione decorre dalla fine del rapporto rafforza la loro posizione, consentendo di rivendicare i propri crediti senza timore di ritorsioni durante la pendenza del contratto.

Le indennità variabili, come quelle per la condotta o la riserva, devono essere incluse nella retribuzione durante le ferie?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, devono essere incluse. Qualsiasi compenso pecuniario che sia intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni e allo status professionale del lavoratore fa parte della retribuzione dovuta durante le ferie, in conformità con il diritto dell’Unione Europea.

Un contratto collettivo può escludere alcune voci retributive dal calcolo della paga per le ferie?
No, un contratto collettivo non può derogare alla nozione europea di retribuzione feriale. Se una clausola contrattuale esclude compensi che, secondo l’interpretazione della Corte di Giustizia UE, dovrebbero essere inclusi, tale clausola deve essere disapplicata dal giudice nazionale perché contraria a una norma imperativa.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per i crediti retributivi non pagati durante il rapporto di lavoro?
A seguito delle riforme che hanno ridotto la stabilità del posto di lavoro, la prescrizione dei crediti di lavoro (come le differenze sulla retribuzione ferie) inizia a decorrere solo dalla data di cessazione del rapporto di lavoro, e non durante il suo svolgimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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