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Retribuzione ferie: indennità variabili incluse

Una società di trasporti ha contestato la decisione di includere le indennità variabili nella retribuzione feriale dei suoi dipendenti. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, affermando che, secondo il diritto europeo, la retribuzione ferie deve essere onnicomprensiva per non dissuadere i lavoratori dal godere del riposo. Ha inoltre chiarito che la prescrizione per tali crediti decorre solo dalla fine del rapporto di lavoro.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Ferie: Anche le Indennità Variabili Vanno Incluse

Il calcolo della retribuzione ferie rappresenta un tema cruciale nel diritto del lavoro, fonte di numerose controversie. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 837/2024) ha ribadito un principio fondamentale di derivazione europea: la retribuzione durante il periodo di ferie deve essere sostanzialmente identica a quella percepita durante l’attività lavorativa, includendo anche le indennità accessorie e variabili. Questa decisione mira a garantire che il lavoratore non subisca uno svantaggio economico che possa dissuaderlo dal godere del suo diritto irrinunciabile al riposo.

Il Caso: La Disputa sulle Indennità nella Busta Paga Feriale

Il caso ha visto contrapposti un gruppo di dipendenti di una società di trasporti, con la qualifica di capo treno, e la loro azienda. I lavoratori chiedevano che nel calcolo della retribuzione durante le ferie fossero incluse anche specifiche indennità percepite in modo continuativo durante l’anno, come l’incentivo per l’attività di scorta e quello per l’attività di riserva. L’azienda, invece, si era limitata a corrispondere la sola parte fissa della retribuzione, escludendo tali voci variabili.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, accertando il loro diritto a vedersi computare tali compensi nella paga feriale. La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la normativa interna e la contrattazione collettiva aziendale escludessero esplicitamente tali voci.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Principio della Retribuzione Ferie

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso dell’azienda, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il fulcro della decisione si basa sull’interpretazione del diritto dell’Unione Europea, in particolare dell’articolo 7 della Direttiva 2003/88/CE.

L’Impatto del Diritto Europeo

I giudici hanno sottolineato come la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea abbia un’efficacia vincolante nell’ordinamento nazionale. Secondo tale giurisprudenza, la finalità delle ferie retribuite è duplice: permettere al lavoratore di riposarsi e di disporre di un periodo di svago. Un calo significativo della retribuzione durante le ferie potrebbe indurre il lavoratore a rinunciare al proprio riposo per non subire una perdita economica.

Per questo motivo, la retribuzione feriale deve essere “paragonabile” a quella ordinaria. Ciò significa che deve comprendere qualsiasi importo pecuniario che sia intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni e allo status professionale e personale del lavoratore. Nel caso specifico, le indennità di scorta e riserva, essendo erogate in modo continuativo e legate alle mansioni tipiche dei capi treno, sono state ritenute parte integrante della normale retribuzione e, pertanto, dovevano essere incluse anche nel calcolo della retribuzione ferie.

La Questione della Prescrizione

Un altro motivo di ricorso riguardava la prescrizione dei crediti retributivi. L’azienda sosteneva che il termine di prescrizione dovesse decorrere in costanza di rapporto di lavoro. La Cassazione ha respinto anche questa tesi, richiamando un proprio consolidato orientamento (sentenza n. 26246 del 2022). A seguito delle riforme del mercato del lavoro (Legge Fornero del 2012 e Jobs Act del 2015), il rapporto di lavoro a tempo indeterminato non offre più quella stabilità che giustificava la decorrenza della prescrizione durante il rapporto stesso. Il timore di una ritorsione da parte del datore di lavoro non è più considerato infondato. Di conseguenza, il termine di prescrizione quinquennale per i crediti di lavoro inizia a decorrere solo dalla data di cessazione del rapporto.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base del principio di fedeltà ai precedenti e sulla necessità di assicurare un’interpretazione uniforme del diritto nazionale in conformità con quello europeo. Ha ribadito che la nozione di “retribuzione” ai fini feriali è una nozione europea, che prevale su eventuali disposizioni contrarie della normativa interna o della contrattazione collettiva. La Corte d’Appello aveva correttamente verificato che l’esclusione delle indennità contestate comportava una “sensibile diminuzione” della retribuzione, idonea a costituire una dissuasione dal godimento delle ferie. La valutazione sull’idoneità di tale diminuzione a produrre un effetto deterrente è stata considerata una valutazione di fatto, adeguatamente motivata e non sindacabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione consolida un importante principio a tutela dei lavoratori. La retribuzione ferie non può essere decurtata delle componenti variabili e continuative che costituiscono parte integrante del trattamento economico ordinario del dipendente. Le aziende devono quindi prestare la massima attenzione nel calcolare la busta paga dei periodi feriali, includendo tutte le voci retributive che sono intrinsecamente legate alla prestazione lavorativa, per non incorrere in contenziosi e per garantire il pieno rispetto di un diritto fondamentale del lavoratore, quale quello al riposo.

Le indennità variabili, come quelle per attività di scorta o riserva, devono essere incluse nel calcolo della retribuzione durante le ferie?
Sì. La Corte di Cassazione, in linea con la giurisprudenza europea, ha stabilito che qualsiasi importo pecuniario collegato all’esecuzione delle mansioni e allo status del lavoratore deve essere incluso, per non creare un effetto dissuasivo che spinga il lavoratore a non godere delle ferie.

La contrattazione collettiva può escludere alcune voci retributive dal calcolo della paga per le ferie?
No, la contrattazione collettiva non può derogare alla normativa di derivazione europea. Il principio secondo cui la retribuzione feriale deve essere paragonabile a quella ordinaria, come stabilito dalla Direttiva 2003/88/CE, prevale su eventuali accordi collettivi contrari.

Il termine di prescrizione per rivendicare differenze retributive sulle ferie decorre durante il rapporto di lavoro?
No. Secondo la Corte, a seguito delle riforme del mercato del lavoro, la stabilità del posto di lavoro non è più tale da garantire che il lavoratore possa agire senza timore di ritorsioni. Pertanto, il termine di prescrizione di cinque anni decorre solo dalla data di cessazione del rapporto di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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