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Retribuzione ferie: indennità variabili incluse

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8664/2024, ha stabilito che la retribuzione ferie deve includere tutte le indennità variabili connesse alla mansione, come quelle per attività di scorta e riserva. La Corte ha rigettato il ricorso di un’azienda di trasporti, confermando che una diminuzione sensibile dello stipendio durante le vacanze ha un effetto dissuasivo, contrario al diritto dell’Unione Europea. La decisione rafforza il principio secondo cui la retribuzione durante il riposo deve essere equiparabile a quella dei periodi lavorativi.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Ferie: Anche le Indennità Variabili Vanno in Busta Paga

La corretta determinazione della retribuzione ferie è un tema cruciale nel diritto del lavoro, che bilancia il diritto al riposo del lavoratore e gli obblighi del datore di lavoro. Con la recente ordinanza n. 8664/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale di derivazione europea: lo stipendio percepito durante le vacanze non deve essere significativamente inferiore a quello ordinario, per non scoraggiare il lavoratore dal godere del proprio diritto al riposo. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le motivazioni della Corte.

I Fatti del Caso

La controversia vedeva contrapposti alcuni dipendenti di un’importante azienda di trasporti, con la qualifica di ‘capo treno’, e la società stessa. I lavoratori lamentavano la mancata inclusione, nel calcolo della retribuzione durante le ferie, di alcune indennità variabili percepite con continuità durante i periodi di lavoro. Nello specifico, si trattava di compensi legati a:

* Incentivo per attività di scorta;
* Indennità per attività di riserva;
* Compenso per assenza dalla residenza.

L’azienda, applicando il contratto aziendale, considerava nel calcolo solo la parte fissa della retribuzione e l’indennità di turno, escludendo le altre voci. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, condannando la società al pagamento delle differenze retributive.

La Decisione della Corte sulla Retribuzione Ferie

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dall’azienda di trasporti, confermando integralmente le decisioni dei giudici di merito. I motivi di ricorso dell’azienda, incentrati sulla presunta non applicabilità diretta dell’interpretazione della Corte di Giustizia Europea e sulla prevalenza della contrattazione collettiva nazionale, sono stati ritenuti infondati.

La Suprema Corte ha affermato che il concetto di retribuzione ferie deve essere interpretato alla luce del diritto dell’Unione, in particolare dell’articolo 7 della Direttiva 2003/88/CE. Lo scopo di tale normativa è garantire al lavoratore un effettivo periodo di riposo, e tale scopo verrebbe vanificato se il lavoratore subisse una penalizzazione economica durante le vacanze.

Le Motivazioni: Il Principio Europeo sulla Retribuzione Ferie

Il cuore della motivazione risiede nel principio dell'”effetto non dissuasivo”. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha più volte chiarito che la retribuzione corrisposta durante le ferie deve essere tale da porre il lavoratore in una situazione economica “sostanzialmente equiparabile” a quella dei periodi di lavoro.

Una sensibile diminuzione dello stipendio potrebbe, infatti, indurre il lavoratore a rinunciare al proprio diritto alle ferie per non subire una perdita economica. Questo è in contrasto con gli obiettivi di tutela della salute e della sicurezza perseguiti dal legislatore europeo.

Di conseguenza, qualsiasi importo pecuniario che presenti un collegamento intrinseco con l’esecuzione delle mansioni affidate al lavoratore e che sia correlato al suo status personale e professionale deve essere incluso nel calcolo. Nel caso di specie, le indennità di scorta e di riserva, sebbene variabili, erano state ritenute strettamente collegate alle attività tipiche e ordinarie dei capi treno, e quindi non potevano essere escluse.

La Corte ha inoltre respinto la richiesta dell’azienda di un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia, ritenendo la questione già ampiamente chiarita dalla giurisprudenza europea. Ha infine confermato che il termine di prescrizione per questi crediti retributivi decorre dalla cessazione del rapporto di lavoro, alla luce delle modifiche sulla stabilità del posto di lavoro introdotte dal 2012 in poi.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza ha importanti implicazioni pratiche:

1. Per i datori di lavoro: È necessario verificare che la base di calcolo della retribuzione per le ferie sia conforme ai principi europei. Non è sufficiente applicare le disposizioni dei contratti collettivi se queste risultano in contrasto con norme di rango superiore. L’esclusione di voci retributive variabili erogate con continuità e collegate alla mansione espone al rischio di contenziosi e condanne al pagamento di differenze.
2. Per i lavoratori: Viene rafforzata la tutela del diritto al riposo. I dipendenti la cui retribuzione feriale non include componenti variabili ma costanti e legate alla prestazione lavorativa, possono agire in giudizio per ottenere il riconoscimento delle somme non corrisposte.

In sintesi, la Suprema Corte consolida un orientamento che pone al centro la funzione ristoratrice delle ferie, assicurando che il lavoratore non sia economicamente penalizzato quando esercita questo suo diritto fondamentale.

Cosa si intende per retribuzione durante le ferie secondo la Cassazione?
La retribuzione durante le ferie deve comprendere qualsiasi importo pecuniario che sia intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni e correlato allo status personale e professionale del lavoratore. L’obiettivo è porre il lavoratore in una condizione economica paragonabile a quella dei periodi di lavoro.

Un contratto collettivo aziendale può escludere alcune indennità variabili dal calcolo della retribuzione per le ferie?
No, se tale esclusione determina una diminuzione sensibile della retribuzione che possa dissuadere il lavoratore dal godere delle ferie. Le norme del diritto dell’Unione Europea, come interpretate dalla Corte di Giustizia, prevalgono su disposizioni contrattuali interne contrastanti.

Perché è importante che la retribuzione durante le ferie sia paragonabile a quella ordinaria?
È importante per garantire l’effettività del diritto al riposo. Se un lavoratore subisse una significativa perdita economica durante le vacanze, potrebbe essere incentivato a non prenderle, vanificando così la finalità di tutela della salute e sicurezza che le ferie stesse perseguono.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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