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Retribuzione ferie: indennità variabili incluse

La Corte di Cassazione ha stabilito che la retribuzione ferie deve includere tutte le indennità, anche variabili, intrinsecamente connesse alle mansioni svolte, come l’indennità di utilizzo professionale e quella di assenza dalla residenza per un macchinista. Accogliendo il ricorso di un lavoratore contro un’azienda di trasporti, la Corte ha affermato che una paga ridotta durante le ferie costituisce un deterrente illegittimo all’esercizio di tale diritto, in linea con la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. La sentenza d’appello, che aveva escluso tali voci, è stata annullata con rinvio.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Ferie: La Cassazione Include le Indennità Variabili

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale per la tutela dei lavoratori: la retribuzione ferie deve essere calcolata in modo da non penalizzare economicamente chi usufruisce del meritato riposo. Questo significa che anche le indennità variabili, se collegate alla natura stessa del lavoro, devono essere incluse nel calcolo. Analizziamo questa importante decisione.

Il Caso: La Controversia sulla Busta Paga Durante le Vacanze

La vicenda nasce dalla domanda di un lavoratore, un macchinista di un’importante azienda di trasporti, che chiedeva il riconoscimento del suo diritto a percepire, anche durante le ferie, un trattamento economico completo. Nello specifico, il lavoratore contestava l’esclusione dal calcolo della sua retribuzione feriale di due importanti voci variabili:

1. L’indennità di utilizzazione giornaliera professionale (IUP), per la sua parte variabile.
2. L’indennità di assenza dalla residenza.

Queste somme, percepite regolarmente durante i periodi di lavoro, venivano ridotte o escluse durante le ferie. Mentre il Tribunale di primo grado aveva dato ragione al lavoratore, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, ritenendo legittima l’esclusione. Il caso è quindi giunto all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e la Retribuzione Ferie

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del lavoratore, cassando la sentenza della Corte d’Appello. Il fulcro della decisione si basa sull’interpretazione del diritto dell’Unione Europea, in particolare della Direttiva 2003/88/CE, come interpretata dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE).

Il principio cardine è chiaro: lo scopo delle ferie retribuite è permettere al lavoratore di riposarsi. Se durante le ferie il lavoratore subisce una significativa decurtazione dello stipendio, potrebbe essere scoraggiato dall’esercitare questo diritto. Questo “effetto deterrente” è incompatibile con gli obiettivi della normativa europea.

Le Indennità da Includere nel Calcolo

La Corte ha stabilito che la retribuzione ferie deve essere “paragonabile” a quella ordinaria. Di conseguenza, devono essere incluse tutte le somme che presentano un “nesso intrinseco” con le mansioni svolte. Sono esclusi solo i rimborsi spese occasionali o accessori.
Nel caso specifico, sia l’indennità di assenza dalla residenza (che compensa il disagio di non avere un luogo di lavoro fisso) sia l’indennità di utilizzazione professionale sono state considerate strettamente legate alle mansioni tipiche di un macchinista e, pertanto, devono essere incluse nel calcolo della paga durante le vacanze.

Le Motivazioni: il Principio Europeo di Non Dissuasione

La Corte di Cassazione ha ribadito che le sentenze della Corte di Giustizia UE sono vincolanti per i giudici nazionali. La giurisprudenza europea ha costantemente affermato che la retribuzione durante il periodo di ferie deve essere tale da non dissuadere il lavoratore dal goderne. Qualsiasi prassi che porti a una diminuzione della retribuzione durante le ferie rispetto ai periodi di lavoro effettivo è potenzialmente in contrasto con questo principio.

La Corte ha specificato che l’analisi non può limitarsi a un confronto annuale, ma deve considerare l’impatto mensile. Una riduzione dello stipendio nel mese di ferie incide direttamente sulle condizioni economiche del lavoratore e della sua famiglia in quel periodo, creando un incentivo a non assentarsi.

Di conseguenza, anche le norme dei contratti collettivi devono essere interpretate conformemente a questo principio europeo. Non è sufficiente che la contrattazione collettiva individui una retribuzione “proporzionata e sufficiente” se questa, di fatto, risulta inferiore a quella normalmente percepita e crea un effetto dissuasivo.

Conclusioni: Cosa Cambia per i Lavoratori

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza per la tutela dei diritti dei lavoratori. Le conclusioni pratiche sono significative:

1. Onnicomprensività della Retribuzione Feriale: La busta paga durante le ferie non può essere “alleggerita” di quelle voci retributive che, pur essendo variabili, sono corrisposte con continuità e sono strettamente legate al lavoro svolto.
2. Limite all’Autonomia Collettiva: I contratti collettivi non possono derogare al principio europeo, escludendo elementi retributivi essenziali dal calcolo della paga feriale.
3. Tutela Rafforzata del Diritto alle Ferie: Il diritto al riposo è protetto anche a livello economico, garantendo al lavoratore una stabilità di reddito che gli permetta di godere serenamente delle ferie.

I lavoratori che notano una significativa differenza tra la loro busta paga ordinaria e quella percepita durante le ferie dovrebbero verificare quali voci vengono escluse e, alla luce di questa sentenza, valutare se tale esclusione sia legittima.

Quali elementi devono essere inclusi nel calcolo della retribuzione durante le ferie?
Devono essere inclusi tutti gli importi pecuniari che si pongono in rapporto di collegamento con l’esecuzione delle mansioni e sono correlati allo status personale e professionale del lavoratore. Sono escluse solo le somme dirette a coprire spese occasionali o accessorie.

Perché una paga inferiore durante le ferie è considerata un problema?
Perché una diminuzione della retribuzione potrebbe essere idonea a dissuadere il lavoratore dall’esercitare il suo diritto alle ferie, il che è in contrasto con le finalità del diritto dell’Unione Europea, volto a garantire un effettivo riposo per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori.

Un contratto collettivo nazionale può escludere alcune indennità dal calcolo della paga per le ferie?
No, se tali indennità sono intrinsecamente collegate alle mansioni e la loro esclusione comporta una diminuzione della retribuzione tale da creare un effetto dissuasivo alla fruizione delle ferie. Le norme nazionali e collettive devono essere interpretate in modo conforme al diritto dell’Unione Europea.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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