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Retribuzione ferie: indennità di volo va inclusa?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la retribuzione ferie del personale navigante deve includere anche le indennità di volo variabili. La Corte ha respinto il ricorso di una compagnia aerea, la quale sosteneva che un’indennità minima garantita fosse sufficiente. È stato chiarito che qualsiasi meccanismo retributivo che possa potenzialmente disincentivare il lavoratore dal fruire del proprio diritto al riposo è illegittimo, in quanto la paga durante le ferie deve essere sostanzialmente equiparabile a quella percepita durante l’attività lavorativa.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Ferie: L’Indennità di Volo Deve Essere Sempre Calcolata?

La corretta determinazione della retribuzione ferie rappresenta un tema cruciale nel diritto del lavoro, specialmente in settori con complesse strutture salariali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato il caso di un primo ufficiale di una compagnia aerea, la cui paga durante le vacanze era significativamente inferiore a quella ordinaria a causa dell’esclusione di importanti indennità di volo. La Suprema Corte ha confermato un principio fondamentale: la retribuzione durante il periodo di riposo non deve disincentivare il lavoratore dal godere delle proprie ferie.

I Fatti del Caso: Una Disputa sulla Busta Paga Durante le Ferie

Un primo ufficiale di una nota compagnia aerea ha citato in giudizio il proprio datore di lavoro, lamentando che la retribuzione percepita durante i giorni di ferie fosse inferiore alla media della sua paga ordinaria. La differenza era causata dall’esclusione, prevista dal contratto collettivo nazionale del trasporto aereo, di alcune voci retributive variabili legate all’attività di volo, come l’indennità di volo oraria e quella integrativa.

Secondo il lavoratore, tale meccanismo creava un palese disincentivo a fruire delle ferie, poiché ciò comportava una perdita economica. Di contro, la società aerea difendeva la legittimità delle clausole del contratto collettivo, sostenendo che altre componenti, come l’indennità di volo minima garantita, assicurassero un trattamento equo.

La Decisione della Corte e la Richiesta di Revocazione

In una precedente sentenza, la Corte di Cassazione aveva già dichiarato parzialmente nulla la clausola del contratto collettivo che escludeva l’indennità di volo integrativa dal calcolo della retribuzione per il periodo minimo di quattro settimane di ferie, come previsto dalla normativa europea.

Insoddisfatta, la compagnia aerea ha proposto un ricorso per revocazione, uno strumento eccezionale che può essere utilizzato per contestare un errore palese di percezione dei fatti da parte del giudice. La società sosteneva che la Corte avesse commesso due errori di fatto:
1. Non aver considerato che l’indennità di volo minima garantita (IVGM) funzionasse già come una media della retribuzione variabile, neutralizzando ogni effetto disincentivante.
2. Aver erroneamente supposto che il pilota fosse stato concretamente dissuaso dal prendere le ferie.

Con la nuova ordinanza, la Corte di Cassazione ha rigettato completamente il ricorso per revocazione.

Le motivazioni: perché la retribuzione ferie deve essere completa

La Suprema Corte ha smontato le argomentazioni della compagnia aerea con motivazioni chiare e in linea con i principi del diritto europeo.

In primo luogo, i giudici hanno chiarito che l’indennità di volo minima garantita non ha nulla a che vedere con la media delle ore di volo effettive. L’analisi del contratto collettivo ha dimostrato in modo inequivocabile che tale indennità è calcolata esclusivamente sulla base dell’anzianità di servizio del dipendente, non sulla quantità di lavoro svolto. Si tratta, quindi, di una componente fissa e non di un surrogato della retribuzione variabile. Di conseguenza, la Corte non è incorsa in alcun errore di percezione.

In secondo luogo, e questo è il punto più rilevante, la Corte ha ribadito che il principio da tutelare è quello di evitare qualsiasi prassi che abbia un effetto potenzialmente dissuasivo sulla fruizione delle ferie. Non è necessario dimostrare che il lavoratore sia stato effettivamente scoraggiato dal prendere il suo periodo di riposo. La semplice esistenza di un sistema retributivo che causa un significativo svantaggio economico durante le ferie è di per sé incompatibile con la finalità del diritto al riposo retribuito. Lo scopo delle ferie è consentire al lavoratore di riposarsi e recuperare le energie, e tale scopo viene compromesso se deve affrontare un sacrificio economico per esercitare questo diritto.

Le conclusioni: implicazioni pratiche per datori di lavoro e lavoratori

La decisione della Cassazione consolida un principio fondamentale: la retribuzione ferie deve essere onnicomprensiva e garantire al lavoratore un trattamento economico sostanzialmente identico a quello che percepirebbe se fosse al lavoro. Clausole di contratti collettivi che escludono componenti retributive significative e variabili, come le indennità di volo, sono illegittime per il periodo minimo di ferie garantito a livello europeo.

Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche. I datori di lavoro, specialmente nei settori caratterizzati da una forte componente di retribuzione variabile (bonus, provvigioni, indennità), devono assicurarsi che il calcolo della paga durante le ferie includa una media di tali voci, per evitare contenziosi. Per i lavoratori, questa ordinanza rappresenta un’ulteriore tutela del diritto a un riposo effettivo e pienamente retribuito, senza dover scegliere tra il portafoglio e il benessere psicofisico.

L’indennità di volo deve essere inclusa nel calcolo della retribuzione durante le ferie?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la componente variabile della retribuzione, come l’indennità di volo integrativa, deve essere inclusa nella base di calcolo della retribuzione per il periodo minimo di quattro settimane di ferie garantito dalla normativa europea. L’esclusione creerebbe un disincentivo economico alla fruizione del riposo.

Una clausola del contratto collettivo può escludere componenti variabili dalla retribuzione feriale?
No, una clausola del genere è considerata nulla se determina una significativa diminuzione della retribuzione durante le ferie rispetto a quella ordinaria. Questo perché produce un “effetto potenzialmente dissuasivo” che viola la finalità del diritto alle ferie retribuite, tutelato a livello europeo.

È necessario dimostrare che un lavoratore sia stato effettivamente scoraggiato dal prendere le ferie per contestare la retribuzione?
No, non è necessario. La Corte ha chiarito che non si deve provare un’effettiva mancata fruizione delle ferie. È sufficiente che il sistema retributivo sia strutturato in modo da poter potenzialmente scoraggiare il lavoratore dal godere del proprio diritto al riposo, a causa dello svantaggio economico che ne deriverebbe.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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