LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Retribuzione ferie: inclusione delle indennità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11781/2025, ha respinto il ricorso di un’azienda di trasporti, confermando il diritto di un lavoratore a ricevere una retribuzione ferie comprensiva dell’indennità di utilizzazione professionale e di assenza dalla residenza. La Corte ha stabilito che le clausole dei contratti collettivi che escludono tali voci sono nulle perché in contrasto con la normativa europea e nazionale, che impone una retribuzione onnicomprensiva durante le ferie, equivalente a quella ordinaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Ferie: Anche le Indennità Accessorie Vanno Calcolate

La corretta determinazione della retribuzione ferie è un tema centrale nel diritto del lavoro, poiché incide direttamente su un diritto irrinunciabile del lavoratore. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: durante il periodo di ferie, il lavoratore ha diritto a una retribuzione del tutto paragonabile a quella percepita durante l’attività lavorativa. Ciò significa che devono essere incluse anche le indennità accessorie strettamente legate alle mansioni svolte. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: La Domanda del Lavoratore

Un dipendente di una nota società di trasporti ferroviari, con mansioni di macchinista, ha agito in giudizio per ottenere il riconoscimento del suo diritto a una retribuzione per le ferie godute che fosse comprensiva di due specifiche voci: l’indennità di utilizzazione professionale giornaliera e l’indennità di assenza dalla residenza. Entrambe queste indennità erano previste dalla contrattazione collettiva di settore, ma la stessa contrattazione ne escludeva il computo nel trattamento economico per le ferie.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione al lavoratore, condannando l’azienda al pagamento delle differenze retributive. La società ha quindi proposto ricorso per Cassazione, sostenendo la legittimità delle clausole collettive e la natura non retributiva, ma meramente indennitaria o risarcitoria, di tali voci.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando le decisioni dei giudici di merito. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, che poggia sia sulla normativa nazionale (in particolare l’art. 36 della Costituzione e l’art. 2109 del Codice Civile) sia, e soprattutto, sul diritto dell’Unione Europea (Direttiva 2003/88/CE).

I giudici hanno stabilito che qualsiasi clausola della contrattazione collettiva che escluda dal calcolo della retribuzione ferie delle voci retributive strettamente connesse allo svolgimento della prestazione lavorativa è da considerarsi nulla per contrasto con norme imperative di legge.

La questione della prescrizione

In via subordinata, l’azienda aveva sollevato anche una questione relativa alla prescrizione dei crediti del lavoratore, sostenendo che il termine dovesse decorrere in corso di rapporto. Anche questo motivo è stato respinto. La Corte ha ribadito il principio secondo cui, in assenza di un regime di stabilità reale del posto di lavoro (come quello attuale, modificato dalla Legge n. 92/2012 e dal D.Lgs. n. 23/2015), il termine di prescrizione dei crediti di lavoro decorre solo dalla cessazione del rapporto. Questo perché il timore di un licenziamento potrebbe scoraggiare il lavoratore dal far valere i propri diritti.

Retribuzione Ferie e Contrattazione Collettiva: Le Motivazioni

Il cuore della motivazione risiede nel principio dell’onnicomprensività della retribuzione ferie. La Corte ha spiegato che lo scopo delle ferie è consentire al lavoratore di riposarsi e godere del proprio tempo libero. Per raggiungere questo obiettivo, il lavoratore deve trovarsi in una situazione economica paragonabile a quella che ha quando lavora. Se la retribuzione durante le ferie fosse significativamente inferiore, il lavoratore potrebbe essere dissuaso dal goderne, vanificando la finalità stessa dell’istituto.

Di conseguenza, tutte le indennità che non hanno natura occasionale o di mero rimborso spese, ma che sono intrinsecamente collegate alle mansioni svolte (come nel caso dell’indennità di utilizzazione professionale e di assenza dalla residenza per un macchinista), devono essere considerate parte della retribuzione ordinaria e, come tali, incluse nel calcolo per le ferie. La contrattazione collettiva non ha il potere di derogare a questo principio fondamentale, protetto a livello costituzionale ed europeo.

Le Implicazioni Pratiche: Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza per la tutela dei diritti dei lavoratori. Le conclusioni che possiamo trarre sono chiare:

1. Principio di onnicomprensività: La retribuzione durante le ferie deve includere tutti gli elementi retributivi corrisposti con continuità e connessi alle mansioni ordinarie del lavoratore.
2. Nullità delle clausole contrarie: Le clausole dei contratti collettivi (nazionali o aziendali) che escludono tali elementi dal calcolo della retribuzione ferie sono nulle.
3. Decorrenza della prescrizione: Per i rapporti di lavoro non assistiti da stabilità reale, il diritto a richiedere differenze retributive si prescrive in cinque anni, ma il termine inizia a decorrere solo dalla data di cessazione del rapporto di lavoro.

I datori di lavoro devono quindi prestare la massima attenzione nella determinazione della base di calcolo per le ferie dei propri dipendenti, assicurandosi di includere tutte le voci retributive che non abbiano carattere puramente occasionale o di rimborso spese, indipendentemente da quanto previsto da eventuali accordi collettivi.

Le indennità accessorie, come quella di utilizzazione professionale e di assenza dalla residenza, devono essere incluse nella retribuzione durante le ferie?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, tali indennità devono essere incluse perché sono intrinsecamente collegate alle mansioni svolte e non hanno carattere occasionale, contribuendo a formare la retribuzione ordinaria del lavoratore che deve essere garantita anche durante il periodo feriale.

Un contratto collettivo può escludere determinate indennità dal calcolo della retribuzione per le ferie?
No. La Corte ha stabilito che le clausole della contrattazione collettiva che prevedono tale esclusione sono nulle, in quanto si pongono in contrasto con norme imperative di rango superiore, derivanti sia dall’ordinamento interno (art. 36 Cost., art. 2109 c.c.) sia da quello europeo (Direttiva 2003/88/CE).

Da quando decorre il termine di prescrizione per i crediti retributivi in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato non protetto da stabilità reale?
Il termine di prescrizione quinquennale per i crediti di lavoro, in un rapporto non assistito da un regime di stabilità reale, decorre dalla data di cessazione del rapporto di lavoro e non mentre il rapporto è ancora in corso. Questo per tutelare il lavoratore dal timore di ritorsioni (come il licenziamento) che potrebbero dissuaderlo dal rivendicare i propri diritti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati